03-08-2020
Joe Bastianich. L'imprenditore della ristorazione italo-americano, volto noto anche del pubblico televisivo, si trova - come tutto il settore - a dover fronteggiare una dura crisi dovuta all'emergenza Covid-19
Una ristorazione statunitense letteralmente messa in ginocchio, divorata dai debiti, e che potrà riprendersi solo attraverso fallimenti, licenziamenti, dolorosi cambi di proprietà. Insomma: le cui grandi dimensioni, che in condizioni normali consentivano profitti altrettanto vasti, nell’attuale complicatissima fase hanno condotto a un terribile punto di non ritorno: «In questo senso il modello italiano», più familiare e meno imprenditoriale, «è un vantaggio. Non avete idea, invece, di quale disastro si profila qui negli States». È stato un Joe Bastianich lucido ma pessimista – ossia pessimista in quanto lucido – quello che qualche giorno fa ha raccontato sé stesso e il settore del quale fa parte, all’incontro online promosso dagli Ambasciatori del Gusto, incalzato dalle domande di Cristina Bowerman, che di AdG è presidente; di Paolo Marchi, vicepresidente dell’associazione nonché fondatore e curatore di Identità Golose; e di Dominga Cotarella, fondatrice di Intrecci.
Il dibattito organizzato online dagli Ambasciatori del Gusto, con Joe Bastianich, Cristina Bowerman, Dominga Cotarella e Paolo Marchi
Oggi Joe ha 1.500 dipendenti in mobilità e dovrà probabilmente tagliare rami del suo gruppo. Eppure, nel discutere di queste sue enormi difficoltà, non perde di vista il quadro generale: «Contemporaneamente al diffondersi della pandemia c’è stato anche Black Lives Matter. Potremmo dire che la prima è “solo” una malattia, il secondo un movimento che sta cambiando tutti gli equilibri della società americana». Ha portato a grandi dimostrazioni di piazza, «molte buone, alcune meno buone, penso a quella che ha distrutto un nostro locale a Los Angeles». Di certo, «di fronte a questa rivoluzione che sta modificando in profondità il mondo statunitense, sembra banale parlare di ristorazione. È il mio mestiere, quindi non mi tiro indietro, ma lo faccio con tutta la deferenza rispetto a temi più importanti, quali la giustizia sociale ed economica».
Marchi gli fa notare quanto sia sorprendente il quadro tratteggiato, «l’ultima cosa alla quale si pensava era una debolezza strutturale della ristorazione americana, composta da grandi gruppi con decine di ristoranti e dimensioni impensabili in Italia». Bastianich spiega: «Un ristorante a New York, con 80 coperti, ha tra gli 80 e i 100 dipendenti. Insomma, è una grande macchina, con grandi incassi, dove bisogna lavorare tanto. Se tutto va bene anche i guadagni sono maggiori. Il food&beverage qui comporta un giro di soldi molto più ampio di quello italiano: le strutture sono importanti, gli affitti costosi, il personale numeroso. In tempi normali va benissimo, noi americani siamo portati a questo tipo di business, è nella nostra mentalità e ci permette anche di ampliarci, di fare altre cose: io, per esempio, giro molto, sono in tv, eccetera. Il sistema funzionava. Poi è successo qualcosa che non era pensabile né prevedibile: il Governo ci ha detto che improvvisamente, causa Covid-29, non potevamo più lavorare, dovevamo rimanere chiusi».
Bastianich con Andrea Ribaldone a Identità Expo
Eppure Bastianich non ha appunti da fare alla Casa Bianca: «Certo, è triste constatare come qui negli Usa siamo ridotti a dividerci politicamente sull’uso della mascherina… Ma il Governo sta facendo il possibile: stampa soldi, immette liquidità nel sistema, è molto puntuale sulla cassa integrazione... Credo siano le decisioni più corrette. È una costante della nostra storia: quando le istituzioni hanno scelto di operare investimenti pubblici, seppur a debito, il Paese ha sempre risposto positivamente. Ma il settore oggi è letteralmente demolito. Speriamo di ottenere nuovi provvedimenti per salvare il salvabile».
Al di là degli interventi dello Stato, le grandi corporation private sono corse in vostro aiuto? «Il supporto si è basato su un modello… molto americano. Le società con molta liquidità– in primis le banche – ci hanno detto: “Ti diamo dei soldi, ma tu devi riassumere 30 dipendenti e preparare 50mila pasti alla settimana per i più bisognosi”. È stato utile, ha avuto successo. Noi, per esempio, abbiamo ricevuto il supporto di Maker's Mark – produttori di bourbon – poi di American Express, di Wells Fargo Bank… Tutti ci hanno dato denaro in cambio di qualcosa, in questo caso un supporto ai poveri».
Conclusione: «Nulla sarà come prima. Ma alla fine di questa emergenza si creeranno anche grandi opportunità. Perché la crisi ha una logica darwiniana: colpisce i più deboli». Non necessariamente i peggiori, ma questo è un altro discorso.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it Instagram: carlopassera
«Convinta da sempre che il cibo sia il miglior mezzo, e anche il più potente, di trasmissione culturale, diventare un’Ambasciatrice della mia cultura è stato un passo assolutamente naturale. Un’ambasciatrice della cultura sia americana, disdegnata da molti su basi spesso inesistenti o stereotipi ormai superati, sia, ovviamente di quella Italiana» dice la chef Cristina Bowerman. Nella foto è col console generale Alessandro De Masi
Il mastro fornaio Francesco Arena, dell'omonimo forno, assieme a Pasquale Caliri, chef del ristorante Marina del Nettuno Yatching Club, ovvero i due Amabasciatori del Gusto, originari di Messina, ospiti a Identità Golose Milano lo scoroso giovedì 30 marzo