La prima volta che ci è stato proposto di andare a Creta in vacanza abbiamo risposto con un sì convinto. Non avevamo però in realtà un'idea precisa: siamo entrati in libreria a cercare una guida. Solo dopo alcuni minuti in cui nulla trovavo, ci siamo ricordati che, in realtà, dovevamo cercare la Grecia. Nella nostra mente, Creta è sempre stata una nazione a parte, con la sua storia e la sua identità. La grande civiltà minoica, il dominio degli antichi traffici commerciali nel mediterraneo, la cultura e la religione, le bellezze naturalistiche: dagli oltre 2.000 metri delle catene montuose con il monte Ida alle coste meravigliose e a volte drammatiche, alle esotiche spiagge degne delle isole del sud pacifico.
Creta è una meta che vale il sogno: ed è, come ho scoperto, un sogno alla portata di (quasi) tutti. La buona notizia, per gente come noi, un po' misantropa al momento di partire, è che non tutti lo sanno. Arrivare su quest’isola oggi significa ancora poter chiudere, in alcune zone, la porta al mondo e aprirlo su se stessi, tra pigre giornate, ottimo cibo e raki time (acquavite di vinacce non aromatizzato). Basta salire su un volo low cost e in tre ore si arriva a Chania, cittadina molto turistica che ancora riesce ad affascinare con la bellezza dell’antico porto veneziano che, soprattutto all’alba, fa tornare indietro nel tempo di 600 anni.

Raki, acquavite di vinacce, simbolo alcolico dell'isola
Consigliatissimo spendere qualcosa in più e soggiornare in un hotel con affaccio panoramico sul faro e sconsigliatissimo cenare sul lungomare del porto. Meglio inoltrarsi tra le stradine della città vecchia e trovare la taverna che più aggrada: al Mesostrato,
Zambeliou 31, posto all’interno delle vestigia di un antico palazzo veneziano diroccato, privo del tetto, si respira un’atmosfera romantica e accogliente, mangiando piatti tipici cretesi come i
Dolmades (le foglie di vite farcite), i
Domàtes, peperoni ripieni di riso, o le
Melitzanes papoutsakia (melanzane ripiene di carne).
L’itinerario da seguire è semplice: lasciare i circuiti strettamente turistici e mixare cultura, molto mare e sole, facendosi conquistare dai piatti tipici di questa terra a volte aspra ma sempre bella da togliere il fiato. “
Mia faza, mia razza” – una faccia, una razza. Questo ancora dicono i cretesi dell’entroterra e sembra di essere tornati agli anni Quaranta, quando italiani e greci morivano insieme a Cefalonia. Ora invece, a fine cena, ci si riunisce davanti a un bicchiere di
raki, che mai manca sulle tavole a fine pasto, sempre offerto insieme alla frutta (spesso un’uva dolcissima) o un dolcetto: una sciocchezza che immediatamente fa sentire a casa, ovunque.

Chiania, la moschea e il porto (foto Matteo Giannini)
Prima tappa,
Retymno: passeggiando verso la moschea Nerantzè (ex-chiesa veneziana) al centro della città, si sfiora la fontana veneziana dalle 9 teste di leone, ci si perde nel dedalo di viuzze con infiniti negozi ed è piacevolissimo fermarsi a mangiare alla
Taverna Loggia dove, a dispetto delle frequentazioni turistiche, si mangia ottimo
tzatziki, ottimi
souvlakia e calamaro grigliato. Si prosegue verso Eraklion per visitare il
palazzo di Cnosso e il
museo Archeologico, che già da soli valgono il viaggio: qui, sotto il sole a 40 gradi, scoprendo che il Minotauro è il figlio meno fortunato ma più amato del re, è d’obbligo bere spremute di arancia espresse che propongo in ogni angolo, a pochi euro. Qui si avvertono le influenze mediorientali e, per mangiare spendendo pochi euro, basta andare verso il mare e fermarsi dove si vedono marinai in libera uscita e ordinare una
pita (praticamente una kebab di maiale o pollo).
La meta successiva, in cui fermarsi alcuni giorni, è il sud (sempre passando per Rethymno: esiste un’unica strada). Se riuscite a non perdervi (scaricate le mappe sul vostro telefono o tablet prima di partire!), la vostra destinazione è
Agios Pavlos, alla scoperta del mar Libico. Su questa spiaggia, di fronte alle isole disabitate di Paximadia e con in lontananza la fricchettona Gavdos, potrete davvero cominciare a vivere seguendo il ritmo del sole: nello spartanissimo hotel (ma consigliamo anche gli appartamenti di
Kavos Melissa) potrete fare yoga, guardare il tramonto mangiando
kalamarakia (calamari fritti),
taramosalata (uova di pesce in salamoia) e
tzatziki accompagnati da una birra. Per i più pigri si trova anche qualche lettino ma basta fare pochi passi, per non trovare più alcun umano, anche in pieno agosto.
Da non tralasciare anche in alta stagione (anche se meglio durante i mesi primaverili o a settembre), qualche giorno verso ovest, a Elafonissi e a Balos. A Elafonissi, celebre per le sue spiagge candide e le sue acque cristalline il luogo ove mangiare(e in caso dormire) è
Glykeria, una taverna con camere dove tutto è buonissimo: ottima anche qui la
taramosalata, le polpette di zucchine e la loro ricotta (
mizitra). Potete chiedere di
Nikos, il patron sempre gentile e accogliente.

Taramosalata, crema di uova di pesce, appetizer cretese
Andando poi verso Balos, un altro posto sempre molto rilassante ma decisamente più "fighetto" è il
Gramvousa Restaurant, in cui è consigliabile prenotare: grande cura nella ricerca delle materie prime e nella produzione dei piatti tipici (come il
dakos, una specie di frisella con sopra pomodoro grattugiato, olive, origano, formaggio grattugiato) accoglie gli ospiti sotto vele e pergole che guardano il mare. Tra Balos e Chania, per ristorarsi alla fine del viaggio, provate a cercare il forno del paesino di Tavronitis: i loro pani, grissini, barre al sesamo, dolcetti al miele, non temono confronti!
Ultima tappa necessaria prima di arrivare in aeroporto è fermarsi al
monastero di Agia Triada, circondato dai suoi uliveti e vigneti: si respira un’atmosfera rarefatta, su cui si muovono i gatti con mollezza. Un ultimo consiglio: fermatevi al negozio del monastero e acquistate una bottiglia di retsina o di raki dei monaci per portare con voi un sorso di Creta. Vi mancherà per tutto l’inverno.