L’illuminazione era venuta al cuoco dell'Imàgo Francesco Apreda l’anno prima. Nel centocinquantesimo anniversario d’Italia, pareva brutto che il suo Hotel Hassler, scenografica dimora di Trinità dei Monti in cima alla scalinata più celebre del mondo, non festeggiasse in qualche modo la ricorrenza. Allora ebbe la bella idea di chiamare a sé decine di colleghi, vergati da 1, 2, 3 macaron Michelin, capitolini e del Lazio, nel desiderio di intonare un inno all’Italia e alla romanità più autentica. Ne uscì una serata di festa ma anche di grandi piatti consumati in un contesto giocoso, accanto alla scalinata nel Palazzetto, la “seconda” insegna dell’Hassler che quest’anno ha offerto ancora il suo scenografico teatro per l'edizione numero di “Chef sotto le stelle”.
Tranne Heinz Beck, lunedì sera c’erano tutti (tanti volti li trovate nella gallery in fondo). All’ora del tramonto hanno stipato la terrazza sopra piazza di Spagna, tappezzata di parannanze bianche (l’unica rossa vestiva Massimo Riccioli della Rosetta), sorrisi e scope. Sì, ramazze che rimandavano alla volontà di ripulire l’attigua Rampa di San Sebastianello, troppo spesso svilita dall’incuria.

Francesco Apreda, chef dell'Imàgo dell'Hotel Hassler, motore dell'evento e qui autore di Zuppa di lenticchie, praline di gamberi rossi e agrumi. Co-autore, Parajeemjeet Singh del ristorante Jaipur. Apreda sarà tra i protagonisti di Identità New York, 12-14 ottobre prossimi
Porchetta, mozzarelle e bollicine sotto l’ultimo sole, allora. Ma poi tutti di sotto a provare una serie di mirabolanti assaggi trans-nazionali. La formula di quest’anno prevedeva infatti 10 piatti e ognuno era concepito da uno stellato in tandem con un collega straniero attivo a Roma. Un bel modo per dire che la Città Eterna non è solo un crogiuolo di cucina locale, ma dà sempre più albergo anche a cuochi da ogni parte del mondo. E poi lo stesso
Hassler è un po’ un crocevia di mondi diversi: basterebbe osservare tutti i clienti giapponesi che ancora oggi vengono a salutare
Apreda, una decina d’anni fa di stanza al ristorante
Cicerone dell’hotel
Impero, stesso gruppo cui appartiene oggi.
Tutti di sotto, si diceva, per il melting pot di Chef sotto le stelle 2. Protagonisti del mega-menu: lo stesso Apreda assieme all’indiano Pareemjeet Singh del ristorante Jaipur; Cristina Bowerman di Glass Hostaria con Kuky Tadese, etiope del ristorante Mesob; Riccardo Di Giacinto dell’All'Oro con l’argentino Emiliano Lopez de La Buca di Ripetta; Andrea Fusco del Giuda Ballerino con il colombiano Roy Caceres di Metamorfosi; Agata Parisella di Agata e Romeo con il nipponico Kazuhiko Endo del Doozo; Angelo Troiani del Convivio Troiani e l’ecuadoregno Christian Ante Galarza dello Zo e Giulio Terrinoni de L’Acquolina Hosteria con il brasiliano Alessandro Harteri de La Cantinetta.
Poi, un gradito triplice omaggio:
Anthony Genovese del
Pagliaccio,
Gianfranco Pascucci del
Pascucci al Porticciolo e
Michelino Gioia del
Cesar de la Posta Vecchia hanno fatto il loro personalissimo inchino al cospetto della pasta italiana: il primo con
Spaghettini in brodo di prosciutto, fichi e pomodoro marinato alla thai, il secondo con
Linguine con il polpo,
Gioia con
Pennette rigate, morbido d’anatra, carciofi e verdure candite. Ci torneremo presto su
Identità di Pasta. Intanto, godiamoci le foto della splendida serata capitolina.