02-02-2021
Alessandro Borghese ai fornelli del suo ristorante milanese Il Lusso della Semplicità
«Da parecchi mesi sto lavorando all’apertura del mio secondo ristorante in un'altra importante città italiana e il traguardo si sta avvicinando, ma non posso anticipare nulla». Nonostante il momento della ristorazione non sia esattamente il più roseo e fruttifero della storia, Alessandro Borghese è un vulcano in piena attività e non ha intenzione di fermarsi: «Sto inoltre progettando una linea di delivery e, per quanto riguarda la mia vita televisiva, sui canali Sky sono partite le nuove serie di 4 Ristoranti e Kitchen Duel».
Non è facile tenere alte le vele della motivazione e della passione quando il vento è spietatamente a sfavore delle tue imprese in continuo apri-chiudi in base ai decreti anti-Covid, eppure lo chef classe 1975, titolare a Milano del ristorante Il Lusso della Semplicità e di una società di catering e food consulting, si proclama pronto: «Appena la città è stata dichiarata zona gialla, i miei ragazzi sono tornati in cucina e sono state riaperte le prenotazioni per il pranzo, tutti i giorni, dal lunedì alla domenica compresi». Perché, per un cuoco, l’ospitalità non è solo un lavoro: «Noi viviamo di pancia, del contatto con la materia prima, del cambio del menu stagionale, dell’entusiasmo del cliente quando assaggia un nostro piatto».
Il ristorante di Alessandro Borghese a Milano
«Ritengo che sia più sicuro venire a mangiare in un locale sottoposto a ispezioni piuttosto che, ad esempio, ordinare una pizza fatta in una qualsiasi dark kitchen, chissà con quali ingredienti e di cui non si conosce chi la prepara, chi la trasporta e come la trasporta»
Se la schiettezza è vicina, la verità non è lontana: «Un altro errore è stato trattare i ristoranti come attività commerciali qualsiasi: un ristorante non è un negozio di abbigliamento. Non è che, se oggi mi avvisi che domani non potrò aprire, io spengo la luce, chiudo la claire e i miei maglioni di cachemire restano sullo scaffale. Oppure, prima decidi che domani potrò aprire poi ci ripensi e, nel frattempo, io ho interrotto la cassa integrazione del personale, ho ordinato il pesce, la carne, la verdura, la frutta, ho pulito i frigoriferi, ho allestito la linea e tu, legislatore, alla fine ritratti: “No, c’è troppo casino, non potete aprire tra tre giorni, aprite tra una settimana”. Tutto questo è stato ed è inaccettabile e irrispettoso».
La Cacio&Pepe, forse il signature dish di Borghese
Proprio la qualità è solidamente al centro del quadro karmico culinario di Alessandro Borghese: «Oggi i distributori forniscono ai ristoranti anatre già starnate, spiumate, col petto pronto da cuocere, la conseguenza è che il cuoco non cucina il piatto, ma si limita ad assemblarlo. La mia è una cucina di ingredienti, l’anatra arriva intera, con testa e piuma e va pulita, sezionata e lavorata con le mie tecniche e secondo le mie preferenze». E prosegue: «Posso acquistare dal distributore le alghe che non trovo in altro posto, le erbe spontanee di montagna che a Milano non esistono, ma la materia prima che scelgo “a catalogo” deve essere il 10% di quello che ho in dispensa».
Tre altre creazioni recenti di Borghese a Il Lusso della Semplicità. Qui Ho trovato una seppia a Capri, con seppia cotta a bassa temperatura, fior di latte di Agerola e pomodoro costoluto toscano
La mia idea del BBQ: controfiletto dry-aged, punta di sottofiletto e biancostato Unika, radicchio tardivo con aceto balsamico, mela campanina alla brace e il suo fondo
Chocoflex evolution: gel di cioccolato elastico, cremoso di arachide, sablé al cacao, grué e sorbetto di zucca
Chi pensa di migliorare il mondo proiettandosi nel futuro dimentica che ogni uomo è la vita che ha vissuto e ogni popolo vive il presente onorando e celebrando la sua storia: «I giovani cuochi arrivano ai fornelli dei ristoranti armati di set di coltelli da 5mila euro, provengono da scuole che costano parecchio, sono abituati ad affumicare, a sferificare, creare le arie, cuocere a bassa temperatura, sanno tutto del dashi e del katsuobushi, ma se chiedi di preparare un piatto di spaghetti al pomodoro, un tonno di coniglio piemontese, un’orecchietta di grano duro fatta a mano con le cime di rapa, rispondono che per loro è riduttivo e, comunque, non sarebbero capaci. Non hanno un retaggio storico mentale della tradizione, delle nonne che facevano tajarin e tortelli. Il rischio è quello di trovare sempre più cuochi bravi a proporre una cucina di contaminazione con altri Paesi, dimenticando pian piano la ricetta del famoso ragù che addà penzà».
Una delle opere di Rosso, la mostra attualmente in corso al ristorante milanese di Alessandro Borghese e fruibile dagli ospiti che pranzano in loco
Paul Gauguin sosteneva che per cucinare occorre una testa leggera, uno spirito generoso e un cuore largo. Per Alessandro Borghese la cucina è casa ed è famiglia e fare il cuoco è l’atto di donarsi.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016
I quattro relatori di Dossier Dessert, pomeriggio dedicato all'arte dolce a Identità Golose 2020 (lunedì 9 marzo dalle 14,30), in collaborazione con Valrhona: da sinistra Frédéric Bau, François Daubinet, Salvatore De Riso e Alessandro Borghese
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.