02-02-2016
I festeggiamenti per Marco Acquaroli, lo chef bergamasco del Four Seasons di Ginevra che ha vinto le selezioni italiane per il Bocuse d'Or
Sarà il trentenne Marco Acquaroli, sous chef di Saverio Sbaragli al Four Seasons Des Bergues di Ginevra, a rappresentare l’italia alla finale europea del Bocuse d’Or, in programma a Budapest il 10 e 11 maggio prossimi. Ha prevalso sugli altri 11 concorrenti alla selezione italiana, conclusasi ieri ad Alba. La speranza è che possa conquistare uno degli 11 posti riservati all’Europa per la finalissima di Lione 2017, quando in gara saranno 24 alfieri di altrettanti Paesi di tutto il mondo (in lizza ce ne sono una sessantina in totale).
Acquaroli, 30 anni di Sarnico (Bergamo), ha nel proprio curriculum esperienze ai Four Seasons di mezzo mondo, ma anche Geranium di Copenhagen e Piazza Duomo ad Alba. Giocava dunque in qualche modo in casa, essendo la giuria (composta da molti dei bei nomi dell’alta cucina nazionale, da Oldani a Sadler, da Uliassi a Camanini, e poi Genovese, Bartolini, Esposito, Berton, Guida, Parini, Baronetto e tanti altri) quest’anno guidata proprio da Enrico Crippa, mentre presidente del concorso era Giancarlo Perbellini.
Lorenza Vitali, perfetta speaker del Bocuse, con Orjan Johannsen, il vincitore norvegese dell'ultima edizione
E non era infatti andata meglio nell’edizione precedente: 20° posto per Alfio Ghezzi, su 24 concorrenti, alla finalissima di Lione nel 2013.
«E’ dura, durissima», ha commentato Silvio Salmoiraghi ai nostri taccuini, ricordando la sua partecipazione nel 2007, «dove non andò male. Ma viene richiesta grandissima tecnica, tanto allenamento, una precisione più da pasticciere che da cuoco». Alcune nazioni – il Nord Europa, come detto. Ma anche gli Usa, non a caso secondi nell’ultima edizione, tra Norvegia prima e Svezia terza - hanno individuato nel Bocuse uno strumento di propaganda e una vetrina internazionale per la loro cucina, i loro prodotti, la loro agricoltura; convogliano dunque sponsor che consentono agli chef concorrenti di allenarsi per anni senza altri affanni, prima di prendere parte alla tenzone.
Pezzi grossi al Bocuse: Lopriore, Crippa, Perbellini e Orjan Johannsen, il vincitore norvegese dell'ultima edizione. Sullo sfondo, Vissani e Berton, tra i componenti della giuria
Insomma, ci sarebbe da discutere sulla rappresentatività del concorso, così com’è stato congegnato finora. Però prendersela con la formula, o i vincitori, sarebbe sciocco e miope. Il Bocuse esiste e funziona, pure senza di noi (benché la debolezza storica dell’Italia indebolisca la gara stessa, perché le fa perdere credibilità). E’ una questione di organizzazione e capacità di un sistema ristorativo nazionale di fare team: da noi il Bocuse è però ancora poco radicato e chi si mette in lizza ruba il tempo tra un servizio e l’altro. E magari rinuncia a qualche notte di sonno, per prepararsi come può, cioè sommariamente, senza infamia, ma neanche con lode. I risultati si sono visti: mai nemmeno sul podio.
Basti pensare quanto raccontato sul palco da uno dei concorrenti, tra l’altro tra i non molti ad avere un ristorante proprio e di buon successo, ossia Andrea Alfieri del milanese Il Chiostro di Andrea: «Il mio aiutante qui è Davide Bolzoni, 18 anni. Fa l’Alberghiero, il Vespucci. Gareggia con me al Bocuse, ma a scuola risulta oggi assente ingiustificato: non ha avuto un permesso per partecipare al concorso», quasi che una mattinata di lezioni fossero più formative della partecipazione a una competizione internazionale.
I finalisti del Bocuse d'Or, con i loro commis
Gli altri premiati della manifestazione di ieri ad Alba sono Giuseppe Raciti (Premio Europa), Gabriele Furi (miglior commis), Debora Fantini (Miglior ricetta di pesce: erano tutte a base storione) e Francesco Gotti (Miglior ricetta di carne: erano tutte a base cervo).
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.