Terry Giacomello
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Formatosi come architetto a Milano, Giulio Cappellini è una figura emblematica nel panorama internazionale del design
«Lo spazio di Identità Golose Milano ha certamente un grande fascino, anche per la lunga storia, la grande tradizione. Al di là di questo, ciò che mi ha colpito maggiormente è la conformazione stessa dello spazio, che permetteva di creare non un'unica “scatola”, ma varie aree e zone destinabili a diversi utilizzi».
Racconta così Giulio Cappellini il suo primo approccio con le sale dell'Hub Internazionale della Gastrononomia di via Romagnosi 3 a Milano: una nuova occasione per proseguire quella fruttuosa collaborazione che da molti anni vede il designer e la sua azienda al fianco di Identità Golose, al Congresso così come a Identità Expo.
La sala ristorante di Identità Golose Milano
Quali sono le caratteristiche di questa tendenza dal suo punto di vista? Nel mondo della ristorazione e dell'hospitality l'attenzione al prodotto di design – non solo rispetto a quelli che possiamo considerare oggetti prettamente funzionali, ma anche ad altri che rappresentano delle icone del design – è un fenomeno in grande crescita. A noi come azienda questo interessa molto, perché se nei luoghi di cui stiamo parlando il pubblico entra in contatto con questi oggetti, prende una maggiore confidenza con il design. Insomma, per fare un esempio: sempre più persone possono comprendere come una sedia di design non sia solo da guardare, ma è invece soprattutto una sedia su cui stare comodi e passare del tempo piacevole. La diffusione e la promozione degli oggetti di design nei luoghi pubblici è un processo molto interessante.
Quanto è importante questo mercato per Cappellini? Il mondo dei locali pubblici per la nostra azienda – oltre a hotel e ristoranti, penso anche alle lounge negli aeroporti o negli uffici – rappresenta più del 50% del fatturato. Per cui è un settore decisamente fondamentale.
Nella Glicine Room di Identità Golose Milano, le sedie Tate, in arancione, e Bac One di Jasper Morrison
Da sempre la sua azienda ha svolto un lavoro di ricerca e di talent scouting, ricercando e individuando nuovi e giovani talenti del design. E' una ricerca che oggi riguarda tutti i continenti? Sicuramente oggi si possono trovare delle menti creative interessanti ovunque nel mondo. Questo è importante anche per il desiderio di produrre oggetti che abbiano un proprio linguaggio, che sia esplicitamente riconoscibile. Insomma, se a un ristorante serve una sedia e basta, nella maggior parte dei casi diventerà sostanzialmente una questione di costo. Mentre se si vuole inserire nel proprio ristorante un oggetto che sia in grado di comunicare un'idea estetica e che resti nella memoria del cliente, allora ci si muove con maggiore libertà. E servono prodotti che abbiano una personalità forte.
Le poltroncine Cap di Jasper Morrison nella sala di Identità Golose Milano
Da sinistra: Andrea Ribaldone, Alessandro Rinaldi e Claudio Ceroni, con le poltrone Drum di Mac Stopa e il tavolino Bong Floreal, firmato dallo stesso Giulio Cappellini
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare
Racconti, storie e immagini dal primo Hub Internazionale della Gastronomia, in via Romagnosi 3 a Milano