13-10-2015

Come diventare un buon coach

Per guidare un team bisogna essere capaci di costruire relazioni umane e di ascoltare gli altri

Ciro Magni ha una lunga esperienza nell’ambito d

Ciro Magni ha una lunga esperienza nell’ambito della formazione professionale. E’ specializzato in Comunicazione, Coaching e Gestione delle Risorse Umane. E' tra i docenti della seconda edizione del corso per Food Event Manager, lanciato da Identità Golose in collaborazione con ConviviumLab - Arte del Convivio. Le lezioni saranno concentrate in tre fine settimana e inizieranno venerdì 6 novembre, per concludersi sabato 12 dicembre. Per saperne di più, clicca qui.

Dopo il contributo di Claudio Scavizzi, pubblichiamo qui un'intervista con Ciro Magni, tra i docenti del corso per Food Event Manager, organizzato da Identità Golose in collaborazione con ConvivumLab - Arte del Convivio. Magni è co-Founder di una School of Coaching, cura la realizzazione e lo sviluppo di progetti di Sviluppo organizzativo a livello nazionale e internazionale nell’ambito dello Sviluppo manageriale.

Quali saranno i temi principali che affronterà con la sua lezione?
Sarà sicuramente incentrata sul concetto di gestione di un team e in particolare sulla metodologia del coaching nella gestione di un team. L'anno scorso ci eravamo concentrati sull'idea che il food event manager fosse, a suo modo, un manager-coach. Quindi che in grado di gestire le persone che formano la sua squadra non solo da un punto di vista tecnico, ma anche relazionale, vista la complessità delle operazioni che deve affrontare.

Come si articola dunque questo ruolo?
Sono quattro i punti che andremo ad analizzare e trattare. La capacità di gestione del conflitto, la capacità di fissare obiettivi di successo, la capacità di gestire le priorità in maniera funzionale e infine la capacità di creare all'interno del team una mentalità vincente per lavorare in sinergia. Questi sono gli step che utilizzeremo per far sì che il modello a cui riferirsi si avvicini il più possibile a quello del manager-coach e non solamente a quello del tecnico o dell'imprenditore. 

Per incarnare il ruolo di coach e di leader all'interno di un team, quanto è importante la preparazione teorica e quanto invece lo è l'esperienza pratica?
Io dico sempre che "dove finisce il corso, inizia il percorso". Effettivamente per quanto si possa studiare, la leadership deve essere messa in atto e alla prova. La formazione del corso serve a dare linee guida lungo le quali allenarsi ed esercitarsi. Quando ci si trova a gestire un evento, in teoria possono essere molte le cose che abbiamo imparato, ma è facendole, è vedendole diventare reali e concrete che ci si può misurare e comprendere quali sono i nostri margini di miglioramento. 

Ci sono delle formule vincenti per costruire un team efficiente?
Chiaramente non entrerò nello specifico delle competenze tecniche, perché mi interessa maggiormente il ruolo di coach e quindi di allenatore del comportamento. Mi concentrerei invece, per rispondere a questa domanda, sulla capacità delle persone che compongono un team di saper costruire relazioni: come dice un bellissimo proverbio "da soli si corre più veloci, ma insieme si va più lontano". Questo è per me l'ingrediente principale, la bontà delle relazioni e la capacità di ascoltarsi reciprocamente in modo empatico.

Ma per esercitare una leadership quanto è importante saper ascoltare e comunicare con gli altri e quanto bisogna anche saper comandare con autorevolezza?

Questo è un tema molto attuale. Oggi è davvero cruciale saper miscelare bene l'autorevolezza - grazie alla quale sai dove stai andando e porti gli altri a seguirti - con la capacità di fermarsi, ascoltare gli altri, sapendo anche supportarli e aiutarli. Purtroppo oggi si confonde tutto questo con l'autoritarismo, con il "si fa come dico io". Un approccio che genera due possibili reazioni: il rifiuto o l'accettazione passiva. Il grande lavoro da fare è quello di trovare lo spazio tra lo stimolo che arriva dall'esterno e la risposta a questo stimolo: quanto più è grande questo spazio, tanto più le persone sono libere di scegliere. 

Tutto questo ha anche a che fare con il saper stimolare le giuste motivazioni in chi fa parte di un team?
Assolutamente sì: bisogna essere capaci di mostrare alle persone l'intero quadro della situazione, non solo il piccolo frammento che le riguarda in prima persona. Anche se una persona sta solo mettendo dei fiori su dei tavoli, o spedendo degli inviti, quello che bisogna saper dire loro è come ognuna di quelle azioni faccia parte della costruzione di un risultato di successo. In questo modo sarà possibile stimolare un'autentica motivazione che parte dall'interno per andare verso l'esterno.

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Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola

a cura di

Niccolò Vecchia

Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare 
Instagram: @NiccoloVecchia

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