25-11-2013
Dall'album dei ricordi di Identità Golose a Milano: sul palco della prima edizione, gennaio 2005, salirono sorridenti l'italiana Nadia Santin e il catalano Ferran Adrià, rispettivamente la chef e lo chef più famosi al mondo
La guida Michelin? Altro che pernacchie e far tanto gli offesi, noi italiani dovremmo erigere un monumento alla rossa e, nel contempo, prendere esempio dai cugini e fare ancora meglio di loro. Poi capisco benissimo che è mille volte più semplice lamentarsi, come accade anche nel caso delle donne-chef, in marcata minoranza rispetto ai loro colleghi nelle guide e nei congressi, ma quando dai mugugni si passerà ai fatti concreti?
Cristina Bowerman, chef e socia di Glass Hostaria a Roma
La cosa che mi fa specie, pensando al camuffamento, al celarsi di Lovrinovich, sia chiaro, liberissimo di nascondersi, figuriamoci, è come la Michelin sia passata da un presenzialista sfarfalleggiante come Arrighi a uno che sembra amare il burqa. Un po’ di misura, sia prima sia dopo, non avrebbe stonato.
Ma al di là di questo, noi italiani dovremmo ringraziare la guida leader nel mondo perché ci premia in maniera sempre più massiccia e fa si che quando i nostri chef vanno all’estero, possono fregiarsi di un titolo che tutti possono capire al volo, le stelle. A tanti sembrano poche le insegne premiate, ma solo la Francia ne vanta di più. Un calcio nei denti è un’altra cosa.
Antonia Klugmann presto si dividerà tra il Venissa sull'isola di Mazzorbo (Venezia) e l'Argine a Dolegna del Collio (Gorizia)
La Michelin è ormai diventata buonista. Da alcuni anni le bocciature sono rarità. In genere si tratta di cambio di chef o di chiusure. Nel mare della singole stelle ritroviamo di tutto e in tal senso il vero banco di prova per la gestione Lovrinovich sarà l’edizione 2015. Questa è una somma di più voci, Arrighi, la casa madre francese, il nuovo responsabile che è di certo arrivato troppo presto perché Niko Romito al top sia tutta una sua scelta. Si è piuttosto trattato di condividere, approvare una promozione che stava prendendo comunque corpo. Se io fossi un ristoratore con due o tre stelle ora sarei molto preoccupato perché arriva sempre il momento in cui i nuovi capi mettono in pratica i loro giudizi.
Quanto all’altra eterna polemica, le poche chef stellate, è aria che si respira da sempre. E anche in questo caso la rossa tratta l’Italia in guanti bianchi. Guido Romeo, per Wired, ha contato le donne chef a livello di posti stellati nell’edizione 2013: 48 su 307, con 254 cucine a guida maschile e 5 a guida mista uomo e donna (fratello/sorella o moglie/marito). Nella nuova, tre novità in rosa con il debutto di Bruna Cane e Sara Chiriotti dei Caffi ad Acqui Terme (Alessandria), Maria Cicorella del Pashà a Conversano (Bari) e Maura Gosio del Petit Royal a Courmayeur (Aosta). In totale 51 su 329. Sempre una netta minoranza ma nel mondo nessun altro Paese come il nostro vanta un simile dato. Su un centinaio di chef stellate, la metà sono italiane.
Iside De Cesare, sua (e di suo marito Romano Gordini) la Parolina in località Trevinano ad Acquapendente (Viterbo)
Nota conclusiva: nulla vieta a chiunque lo desideri, di organizzare una tre giorni di cucina e pasticceria esclusivamente in rosa. Accadrà mai? Provoco: siccome una kermesse in rosa può apparire come un rinchiudersi in una riserva, sono davvero sicuri quelli che gridano allo scandalo, che ci sono 50 donne brave come Alajmo, Cracco e Scabin, Bottura, Crippa e Romito al punto da non invitarli?
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi