30-11-2017
Germán Martitegui, chef del ristorante Tegui di Buenos Aires e indiscusso numero uno della cucina d'autore argentina
In questi anni, abbiamo teso a ignorare l’Argentina. Colpa principalmente delle alterne vicende sociali ed economiche che non hanno giocato a favore dei ristoranti di cucina d’autore, in una nazione che gli stereotipi dipingerebbero celebre per l’asado e poco altro. Nel 2017 sono accadute quattro cose che hanno segnalato un’importante inversione di tendenza: a gennaio il cronista Paolo Marchi ci ha spiegato diffusamente che gli orizzonti sono ben più vasti (vedi tutti gli articoli citati qui in fondo). A marzo abbiamo scoperto a Milano i folgoranti aceti di Mariana Müller del ristorante Cassis di Bariloche, in Patagonia. Un mese fa, nella Latin America’s 50Best che ha incoronato il peruviano nikkei Maido, tra le prime 50 insegne del continente ce n’erano ben 9 albiceleste: Tegui (10°), Don Julio (13°), El Baqueano (19°), Chila (26°), Elena (37°), Aramburu (44°), Crizia (48°), Proper (49°) e Mishiguene (50°).
Le prime due di queste sono entrate martedì anche nella Guida di Identità, assieme a una terza di Mar de Plata, «La Rimini d’Argentina». Le firma tutte e tre le schede Pietro Sorba, giornalista specializzato in cibo e vino emigrato da San Fruttuoso a Buenos Aires nel 1992, un quarto di secolo fa. È autore di numerosi libri, articoli e guide su un paese che sta rifiorendo gastronomicamente. Siamo felici di riportare qui le 3 schede, che vi invitiamo a leggere per intero tra le pagine elettroniche della nostra Guida.
Don Julio, parrilla soprattutto
Sarasanegro, Mar de Plata
Leggi anche il dossier argentino di Paolo Marchi: I migliori posti della cucina argentina Il sogno dello chef della Pampa La poesia dell’asado argentino L’Argentina sogna la Michelin In viaggio con la storia L’Argentina chiama il mondo
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A cura della redazione di Identità Golose