30-11-2017

Que viva Argentina

Nella Guida 2018 fanno il debutto 3 insegne di Buenos Aires e Mar de Plata. Firmate da un giornalista italiano emigrato laggiù

Germán Martitegui, chef del ristorante Tegui di

Germán Martitegui, chef del ristorante Tegui di Buenos Aires e indiscusso numero uno della cucina d'autore argentina

In questi anni, abbiamo teso a ignorare l’Argentina. Colpa principalmente delle alterne vicende sociali ed economiche che non hanno giocato a favore dei ristoranti di cucina d’autore, in una nazione che gli stereotipi dipingerebbero celebre per l’asado e poco altro.

Nel 2017 sono accadute quattro cose che hanno segnalato un’importante inversione di tendenza: a gennaio il cronista Paolo Marchi ci ha spiegato diffusamente che gli orizzonti sono ben più vasti (vedi tutti gli articoli citati qui in fondo). A marzo abbiamo scoperto a Milano i folgoranti aceti di Mariana Müller del ristorante Cassis di Bariloche, in Patagonia. Un mese fa, nella Latin America’s 50Best che ha incoronato il peruviano nikkei Maido, tra le prime 50 insegne del continente ce n’erano ben 9 albiceleste: Tegui (10°), Don Julio (13°), El Baqueano (19°), Chila (26°), Elena (37°), Aramburu (44°), Crizia (48°), Proper (49°) e Mishiguene (50°).

Le prime due di queste sono entrate martedì anche nella Guida di Identità, assieme a una terza di Mar de Plata, «La Rimini d’Argentina». Le firma tutte e tre le schede Pietro Sorba, giornalista specializzato in cibo e vino emigrato da San Fruttuoso a Buenos Aires nel 1992, un quarto di secolo fa. È autore di numerosi libri, articoli e guide su un paese che sta rifiorendo gastronomicamente. Siamo felici di riportare qui le 3 schede, che vi invitiamo a leggere per intero tra le pagine elettroniche della nostra Guida.

Don Julio, parrilla soprattutto

Don Julio, parrilla soprattutto

Tegui
Costa Rica 5852, Buenos Aires
Preciso, timido e meticoloso. Amante della bellezza. Sono alcuni degli aggettivi che descrivono una parte della personalità di German Martitegui lo chef che, lentamente ma senza soste, è riuscito a ritagliarsi una casella nella scacchiere tra i migliori del Sudamerica. La maestra di cucina Beatriz Chomnalez aveva visto bene, quando notò un alunno particolarmente diligente ad applicato, che muoveva i primi passi nel suo atelier gastronomico di Buenos Aires.
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Don Julio
Guatemala 4699, Buenos Aires
Don Julio è oramai maggiorenne. Dopo 18 anni di vita le redini di questa parrilla (la tipica braceria argentina) sono saldamente nelle mani di Pablo (figlio dei fondatori) che ha saputo traghettare l’obiettivo primordiale (carni Angus e Hereford argentine di animali allevati a pascolo grigliate con sapienza dal maestro asador Pepe Sotelo) verso un’istanza molto più complessa.
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Sarasanegro, Mar de Plata

Sarasanegro, Mar de Plata

Sarasanegro
calle San Martín, 3458, Mar de Plata
Mar del Plata è la Rimini d’Argentina. 404 chilometri al sud di Buenos Aires. Qui il mare inizia a cambiare il suo colore. Il colore marrone sabbia dell’immenso estuario del Rio della Plata inizia a perdere la sua invadenza per lasciare spazio all’azzurro atlantico. La “Felice” (questo è il suo soprannome) è, da sempre, sinonimo di pesce e frutti di mare. Approdo sicuro per centinaia di piccoli pescherecci. Migliaia di casse di merluzzi, gamberoni, calamari, cernie, cefali, boniti, acciughe, platesse, sardine, dentici, pesci limone e altre creature atlantiche.
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Leggi anche il dossier argentino di Paolo Marchi:
I migliori posti della cucina argentina
Il sogno dello chef della Pampa
La poesia dell’asado argentino
L’Argentina sogna la Michelin
In viaggio con la storia
L’Argentina chiama il mondo


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