15-09-2016
Cinque degli chef protagonisti nei giorni scorsi di Cook the Mountain: Giorgio Ravelli, Rodolfo Guzman, Norbert Niederkofler, Ivan Milani e Giancarlo Morelli. Il racconto (e le foto) di Lisa Casali per Identità Golose
«La natura è disordine, caos e pericolo, non solo verde, paesaggi idilliaci e bellezza. La montagna un intricato ecosistema complesso da decifrare. Non fermatevi ai dettagli, come il nome di una pianta, o a considerazioni vaghe, ma cercate di leggere in profondità, cercate di riconoscere la biodiversità”. Così ci ha esortato Mauro Tomasi, scienziato forestale esperto di flora di montagna al suo debutto a Cook the Mountain, uno spazio di lavoro creativo dove riunire amici, chef ed esperti per fare rete e far nascere nuove idee attorno a un unico pensiero comune, ovvero la conoscenza, tutela e sviluppo della biodiversità locale, a partire proprio dagli habitat di montagna, luoghi unici e accumunati nel mondo da simili caratteristiche, criticità, esigenze e prodotti unici.
Potremmo, infatti, fare un analisi di quello che sta accadendo nel mondo per fasce di altitudine e troveremmo sorprendenti analogie in termini di cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, complessità degli ecosistemi ma anche tradizioni gastronomiche uniche.
Giancarlo Morelli alla ricerca di erbe di montagna
Ad Alessandro Garofalo, fondatore di Idee Associate il compito di guidare le sessioni di brain storming attraverso una “multy level production”, ossia una tecnica di creatività che permette di lavorare in gruppo facendo scaturire idee su temi diversi, coniugando velocità e produttività. Di come trasformare queste idee e pensieri in progetti concreti si occupa invece Paolo Ferretti, fondatore di HMC, da anni al fianco di Niederkofler e lui stesso promotore di questo progetto. Obiettivo ultimo condividere a livello globale un nuovo modello di sviluppo che sia sostenibile da un punto di vista sociale, culturale, economico e ambientale a partire proprio dalle comunità montane del mondo, dalle Ande, alle Montagne Rocciose, ai Pirenei fino alle Alpi. L’esperienza non poteva comunque prescindere dalla tavola, con un susseguirsi di pranzi e cene realizzate a più mani proprio secondo questo spirito di condivisione e scambio con prodotti del territorio spesso colti dagli chef stessi nel retro della cucina del Rifugio Graziani, a 2000 metri in Val Pusteria.
L’Enrosadira 2016 di Niederkofler e la trota di Guzman
Ho osservato da intrusa nel retro della cucina Rodolfo Guzman (Boragò – Santiago del Cile) mentre affumicava le sue trote, accovacciato davanti al fuoco, unici strumenti il suo istinto e l’amore per il selvatico. Il risultato: una trota cotta alla perfezione con sentori di legno e foglie appena colte e tostate a ricoprirla.
Guzman che affumica dietro la cucina del rifugio
Ad accompagnare i piatti nelle diverse giornate i vini biodinamici di Alois Lageder e quelli delle cantine Ferrari. Alla fine dei tre giorni, quasi 300 idee, di cui almeno una decina che vale la pena portare avanti. Per seguirne lo sviluppo non perdete di vista questo gruppo di cuochi e la prossima edizione di Care’s prevista per il prossimo inizio anno.
Tecniche, ingredienti e iniziative della ristorazione attenta all'ambiente e agli ideali di Expo 2015, viste da Lisa Casali
a cura di
Scienziata ambientale ed esperta di cucina sostenibile, è autrice del blog Ecocucina su D di Repubblica e di 5 volumi tra cui “Tutto fa brodo”, "Autoproduzione in cucina" e "Cucinare in lavastoviglie". Ha condotto The CooKing Show su Raitre