20-09-2016
E' entrata in vigore, in tempi imprevedibilmente celeri, la nuova legge italiana anti-spreco, all'avanguardia in Europa. Lisa Casali racconta a Identità Golose cos'è e come funziona, l'illustrazione è della stessa Lisa Casali
Cosa succede al pomodoro che non viene colto perché il suo valore di mercato è troppo basso? Cosa alla pesca che rimane nel campo perché ammaccata da una grandine, i biscotti che vengono buttati solo per un difetto nella confezione, lo yogurt con scadenza vicina che nessuno compra, i pasti pronti avanzati dalla ristorazione collettiva, organizzata o dai catering, quel che resta nel piatto al ristorante o a casa? Per tutto questo cibo da alcuni giorni esiste un’alternativa alla mutazione in rifiuto e la soluzione è la più semplice, quella che porta anche più benefici sociali e ambientali: donarlo.
Da alcuni giorni è, infatti, entrata in vigore, con un iter piuttosto rapido rispetto al solito, la nuova legge italiana n.166 del 2016. Si tratta di una legge all’avanguardia in Europa che sceglie di combattere lo spreco di cibo non con sanzioni, bensì incentivando il recupero e le donazioni a titolo gratuito. Lo spirito della legge è chiaro, così come gli intenti dell’on. Maria Chiara Gadda, promotrice e firmataria della norma: azzerare lo spreco lungo tutta la filiera alimentare e promuovere il più possibile la donazione ad associazioni e fondazioni che sostengono le persone in difficoltà.
(Foto di Claudia Castaldi)
Come diceva qualche settimana fa Marco Lucchini, direttore generale della fondazione Banco Alimentare a un congresso sullo spreco, «il cibo c’è per tutti, basta distribuirlo meglio». E per raggiungere questo obiettivo di migliore distribuzione il legislatore ha scelto gli strumenti della semplificazione e defiscalizzazione, che di certo presto cominceranno a dare i loro frutti.
Un’altra novità della norma è la donazione del cibo commestibile e ben conservato sequestrato e confiscato da attività criminali e pesca e caccia illegali. E già dopo pochi giorni dall’entrata in vigore sono già tanti i capi di selvaggina, tonni e pesci spada sequestrati e donati a Onlus come Banco Alimentare perché li trasformino in pasti per chi ne ha più bisogno.
La legge cita anche i ristoranti, soprattutto per promuovere il recupero dell’avanzo da parte dei clienti con contenitori riciclabili e compostabili. Ma i contenitori da soli non bastano, è fondamentale che il cibo portato a casa venga poi consumato e non sprecato, in modo da non rendere inutile tutto il processo. Certamente anche il settore della ristorazione può fare di più per la riduzione degli sprechi ben oltre il problema dell’avanzo nel piatto.
La norma infine annovera il recupero di farmaci e abiti usati perché nulla vada sprecato e tutto recuperato. Questo è davvero un ottimo inizio per un cambio di rotta nel nostro Paese. Cogliamo questa spinta per cambiare qualche cattiva abitudine, per innovare, per nuove opportunità di business e di certo per renderci tutti più solidali e sostenibili.
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di
Scienziata ambientale ed esperta di cucina sostenibile, è autrice del blog Ecocucina su D di Repubblica e di 5 volumi tra cui “Tutto fa brodo”, "Autoproduzione in cucina" e "Cucinare in lavastoviglie". Ha condotto The CooKing Show su Raitre