Qualcuno lo ha chiamato il Noma di Santiago, solo per dire che si fa una cucina che non ha uguali in tutto il paese, ma che ha radici ben piantate nell'incredibile biodiversità del Cile. Dal deserto di Atacama alla Terra del Fuoco si possono trovare prodotti unici al mondo. A cominciare dall'acqua, che arriva da una fonte in Patagonia ed è di una leggerezza straordinaria.
Grazie a Rodolfo Guzman la cucina cilena è avviata a seguire il processo che ha rivoluzionato l'enologia del pase più lungo e più stretto del Sudamerica (o del mondo). Una volta i vini cileni erano gli ultimi della lista, oggi si punta sulla qualità e anche sul biodinamico. In un paio d'ore qui si fa un viaggio straordinario tra ricette prima sconosciute come Pullmai, una zuppa tradizionale di carne servita fredda, con aggiunta di pesce.
Incanta il fiore appoggiato sopra una pietra (tutti le stoviglie sono realizzate così) che all'interno nasconde un gambero di Valparaiso. L'abalone (si pesca anche in Cile) è accompagnato dal gelato di tofu, il Robalo è cotto sotto la cenere tra foglie di avocado e petali di rosa e accompagnato da una bisque di congrio (una specie di grongo), l'Anatra è lasciata due giorni nella cera d'api e poi arrostita accompagnata da una salsa con una mirtillo locale. Intanto nel patio fuori del ristorante il classico Agnello asado cuoce da 8 ore e sarà l'ultima pietanza prima dei dessert: Marshmallow con gelato di capra e gelato alle erbe amare di Atacama con cialda alle rose. Wine pairing di altissimo livello, con le migliori etichette cilene. E per chi non beve, juice pairing.
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dopo 29 anni, ha lasciato la redazione sportiva di Mediaset e si gode la pensione dopo aver raccontato 16 Olimpiadi, 6 Coppe America di vela, le imprese di Tomba e Pellegrini. Ora collabora con Il Foglio sportivo e il sito oasport.it. Ha un'antica passione per il cibo: è "assaggiatore" di Identità Milano dalla prima edizione