Nel mare magnum del Vinitaly, in quello che per gli esperti è una sorta di girone infernale dantesco e che per gli “utenti medi” e gli pseudo appassionati di vino è una sorta di parco giochi del vino, districarsi è una vera impresa. Nel senso fisico, perché Vinitaly a Verona è sinonimo di caos, sia dentro che fuori dalla fiera, con un traffico per il quale, se si dovesse fare un commento, sarebbe difficile eliminare le imprecazioni.
Ma anche nel senso vitivinicolo, perché è facile trovare vini buoni (la qualità è diventata imprescindibile, se si vuole restare su un mercato selettivo come quello del vino), ma è un po’ più difficile scovare alcune perle enologiche. Dopo circa 22 chilometri percorsi a piedi (e non consideriamo ancora l’ultimo giorno di fiera) e svariati assaggi, abbiamo selezionato qualche bottiglia che ci è piaciuta particolarmente, ricordando anche che si tratta di una goccia nell’oceano, visto che in fiera sono presenti 4mila espositori e assaggiare tutti i vini è assolutamente impossibile.

Lo stand di Villa Franciacorta
Per brindare al vino italiano, non possono mancare le bollicine di Franciacorta. Segnaliamo, in particolare, quelle di
Villa Franciacorta, dove oltre all’
Extra Brut 2008, ci è piaciuta molto la
Selezione 2005, un piccolo gioiello di questa casa vinicola: 80 mesi sui lieviti, ma anche una freschezza inaspettata e intrigante.
Restando in Lombardia, una realtà in crescita esponenziale è quella delle Terre Lariane. Così può essere interessante assaggiare un Pinot Nero in purezza realizzato attorno alle colline di Montevecchia dall’azienda
La Costa di Perego: è il
San Giobbe 2012.
E nel Lugana, spunta la
Riserva 2011 di Lugana di
Le Morette. Flash dalla Valtellina, zona dove la qualità è altissima: oltre ai pluripremiati vini di
Ar.Pe.Pe (da tenere d’occhio il
Sassella Rocce Rosse 2005), strepitoso è il
Sassella 2011 di
Nobili. Provare per credere.
Dalla Lombardia alla Calabria:
Ceraudo è riuscito, in una annata decisamente non facile come il 2014, a realizzare bianchi dai profumi inebrianti. Tra questi, il
Petelia (metà Mantolico e metà Greco Bianco) è davvero ottimo. E pensare che non era ancora imbottigliato, ma era solo una prova da vasca…
Una curiosità arriva dal Lazio: prime bottiglie per la nuova doc
Roma Malvasia Puntinata 2014, da assaggiare all’azienda
Castello di Torre in Pietra. Da sorseggiare con calma anche il
Timorasso Brezza d’Estate 2010 dell’azienda
I Carpini. In Trentino non possiamo dimenticare
Cesconi con una
Nosiola 2012 che rispecchia l'identità del territorio e un
Olivar 2012 di spessore.
In Friuli,
Lis Neris significa vini bianchi e in particolare Pinot Grigio: il
Gris 2009 è strutturato ma anche fresco e profumatissimo. Chapeau. Tra i rossi, un assaggio di Bardolino classico si può fare: da provare il
Brol Grande, dell’azienda bio
Le Fraghe di proprietà di
Matilde Poggi, che è anche presidentessa della
Fivi (Federazione vini indipendenti).
Un Barolo e un Brunello non possono mancare. Per il Barolo, la scelta cade su un vero fuoriclasse:
Vigna Rionda 2009 di
Massolino. Ma sempre di Massolino, azienda di Serralunga d’Alba, c’è un sorprendente
Barolo Parafada 2011 che rispecchia perfettamente filosofia aziendale e territorio.
Per il Brunello, la scelta premia un produttore giovane (prima vendemmia nel 2003): parliamo di
San Lorenzo, è il vino scelto è il
Brunello 2010, che per ora è solo un bambino dal grande potenziale. Una promessa per il futuro.