30-04-2023

La Colombera, quando la valorizzazione del Timorasso diventa una questione di famiglia

Elisa Semino non nasconde il suo entusiasmo: «Mi sto divertendo da matti». E i vini rispecchiano il suo animo solare. Una verticale mostra la potenzialità del Derthona e del Cru Montino

La famiglia Semino: la Colombera è stata una dell

La famiglia Semino: la Colombera è stata una delle prime aziende che hanno creduto nella rinascita del Timorasso

«Mi sto divertendo da matti». Brillano gli occhi a Elisa Semino, mentre al ristorante milanese Altriménti di Pantaleo D’Addato e Damian Piotr Janczara presenta i Timorasso “Derthona" e “Montino”, oltre ad Alice (Malvasia Moscata e Moscato bianco) che rompe il ghiaccio e alla sua Croatina “Archè” per chiudere il pranzo.

Il piacere di ricercare, produrre il Timorasso in omaggio alla tradizione con un’anima sincera, di aprire le porte e di offrire un’avvincente narrazione, che sia nella sede della Colombera o nella metropoli, si avverte tutto: dai racconti di Elisa fino al bicchiere. «A me piacciono i vini puliti – sottolinea – e significa che emerge il vitigno, la mineralità, che è una sua caratteristica».  Peculiarità che il tempo non fa avvizzire, anzi valorizza.

Un momento della degustazione a Milano

Un momento della degustazione a Milano

La passione è un vento buono che unisce la famiglia, anzi la squadra famiglia come amano dire qui sulle colline di Vho, nel Tortonese. E come in ogni team che si rispetti, ciascuno ha un talento speciale, un ruolo a favore di tutti.  Papà Piercarlo segue la parte agricola e meccanica, con l’altro figlio Lorenzo, campione di snowboard della Nazionale Italiana, che sceglie di dedicarsi a sua volta alla vocazione familiare, affiorata già quasi un secolo fa. Nel 1937, infatti, i bisnonni Pietro e Maria  prendono in affitto la cascina sulle colline e coltivano grano, ceci, erba medica, fino a dopo la guerra. Renato poi sposa Giuliana, viene alla luce Piercarlo e intanto si acquista il primo trattore, si impiantano i vigneti.

L’anima cerealicola regna e non scomparirà mai, anche quando  negli anni Ottanta Piercarlo decide di vinificare le uve, invece di conferirle altrove, e imbottigliare il proprio vino. Tra le curiosità, la scelta di coltivare il coriandolo. Un must, poi, la farina di ceci per preparare la classica farinata, oltre ad altri prodotti che deliziano i turisti.

Elisa Semino in mezzo ai grappoli di Timorasso

Elisa Semino in mezzo ai grappoli di Timorasso

Ma il protagonista di questa storia resta il Timorasso, il primo a far brillare appunto gli occhi di Elisa. Lei, enologa e allieva di Attilio Scienza, appartiene anche a un’altra, agguerrita squadra oltre a quella della famiglia: i giovani viticoltori dei Colli Tortonesi che negli anni Novanta vogliono recuperare quella vocazione sul viale del tramonto. Invece, capiscono, capisce, che può essere una nuova alba, un grido di vitalità e di futuro da parte del territorio. 

La prima vendemmia di Timorasso alla Colombera risale al 1997: tre anni dopo debutta il Derthona, termine che rafforza questo concetto di territorio conducendo al nome antico della città di Tortona. Dietro, dentro, c’è la fitta ricerca in cui si immerge Elisa, che vuole le piante madri nelle vigne storiche e seleziona il luogo adatto per questa avventura: una vigna a circa 250 metri, con un terreno che alterna strati di arenaria e marne con tessiture franche argillose. È il punto che ritiene ideale sia per quella mineralità prima citata, sia per l’elemento non meno rilevante della finezza, che si fa apprezzare anno dopo anno. 

Il vigneto Montino

Il vigneto Montino

Se è bello invecchiare per il Derthona, figurarsi per un vino come il Montino, che al pranzo ci accompagna con autorevolezza con l’annata 2018: la prima annata è del 2006. Un conquistatore, fin dal colore, un giallo dorato di un’intensità che fa presagire le note fruttate e floreali, biancospino in testa. È con l’incedere del tempo che spicca quella mineralità con sfumature balsamiche e pietra focaia. Il “viaggio” in acciaio preserva quella pulizia cara a Elisa e spinge a mettere alla prova del tempo. «Io suggerisco di non aprirla prima di tre anni, ma entro otto e poi magari…».

È piacevole portare a Milano questa esperienza di identità di un territorio tutto da vivere e rilanciare la promessa di una visita nella cantina, dove è stata realizzata una sala degustazione, in bio edilizia, per l’accoglienza. Anche per l’opportunità di incontrare la cura della terra e del dettaglio, cari allo stesso locale milanese: piatto clou il risotto Carnaroli con topinambur, maggiorana, nocciola di Mondovì e melograno.

Elisa Semino in mezzo ai vigneti

Elisa Semino in mezzo ai vigneti

Dopo Milano, Vho. Perché qualche giorno dopo c’è stata l’occasione, grazie alla manifestazione Derthona Due.Zero, di andare direttamente in cantina da Elisa Semino, che per la parte agronomica si affida al compagno Davide Ferrarese, consulente anche per diverse aziende piemontesi. «Dopo Walter Massa, siamo stati tra i primi a credere nella rinascita del Timorasso» ha ricordato Elisa.

Dagli inizi del Duemila a oggi, vendemmia dopo vendemmia, la Colombera ha potuto perfezionare sempre di più la produzione del Timorasso, esaltandone le caratteristiche uniche di longevità. Così, assaggiando in verticale sia il Derthona che il Montino, l’annata 2021 sembra davvero giovanissima, con un naso quasi introverso ma anche molto fine.

La verticale durante le giornate di approfondimento di Derthona Due.Zero

La verticale durante le giornate di approfondimento di Derthona Due.Zero

Proseguendo nelle annate successive, si può notare come il Timorasso vada ad assumere una maggiore complessità aromatica, dove si scopre una piacevole analogia con il Riesling Renano, soprattutto legato agli aspetti di profumi terziari, in particolare alle note di idrocarburi che si sviluppano nel tempo. Acciaio – e solo acciaio – sia per Derthona, sia per Montino, la verticale affiancata mostra anche come il primo vino sia un po’ più immediato, mentre il Cru tenda a uscire alla distanza, con complessità ed eleganza.

L’annata meno recente assaggiata è stata la 2006 di Derthona, che ha mostrato vitalità e armonia quasi inaspettate, con un naso complesso che, oltre alla già citata “fase terziaria”, manteneva un frutto maturo accompagnato da erbe aromatiche, e in particolare timo. Se poi questi vini sono accompagnati anche dai salumi e dai piatti tipici della zona (la Colombera nel fine settimana è aperta anche per le degustazioni), allora l’abbinamento è praticamente perfetto. Magari con uno sguardo ai vigneti adiacenti alla cantina stessa.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi e Raffaele Foglia

Già colleghi a La Provincia di Como, scrivono di vino ed entrambi amano la Scozia. Coincidenze?

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