02-07-2022

Amarone Opera Prima: l'evento speciale all'Arena di Verona per l'annata 2017

Una presentazione in anteprima, in una data diversa dalle abituali, per il vino principe della Valpolicella. Degustazioni, abbinamenti, ma anche analisi di mercato che dimostrano l'ottimo posizonamento della denominazione

Essere i primi ha una freschezza che batte la fatica della responsabilità. Tanto più di questi tempi in cui si freme per ripartire. È quanto ha trasmesso con autorevolezza Amarone Opera Prima, l’evento straordinario firmato dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella a Verona per presentare l’annata 2017 celebrando il sodalizio con l’Arena. La Prima di un’annata e dell’Aida, nonché il canto della bellezza di fare squadra che sa conquistare gli stranieri e consente pure di essere profeti in casa.

Tre giorni per incontrare storia, giovani intraprendenti, mercati mai sazi di conoscere l’Amarone e ciò che gli sta dietro, anzi dentro: ovvero territorio unico, volti, investimenti, come ha rimarcato il presidente Christian Marchesini, che ha fatto gli onori di casa. Né si perde il sentimento analizzando cifre e prospettive, come ha fatto il convegno a Palazzo della Gran Guardia, prima della degustazione finale e dell’apertura dei banchi. A conferma di ciò, si posa sulla platea, reduce da due giorni di realismo e suggestioni, un docu-film diretto da Gaetano Morbioli che conduce in questo "mondo in sospeso".

"Grandi folle e momenti solo tuoi" è uno degli slogan scolpiti in questo viaggio di immagini, che ben fotografa l’emozione di degustare un bicchiere di Amarone e ammirare ciò che offre Verona: immersi tra la gente, a testimonianza della ripresa dopo l’emergenza sanitaria, ma l’esperienza è anche qualcosa di intimo, che si può condividere, non lasciar invadere.

Senza paura, entriamo nelle cifre, dunque, perché raccontano tanto anche di ciò che si può fare. La base per la Valpolicella è questa: 19 comuni per quasi 8.600 ettari di vigna, una produzione di 73,6 milioni di bottiglie lo scorso anno per un valore misurato da Nomisma Wine Monitor pari a 500 milioni di euro. Di quest’ultimo, sfiora la metà la quota attribuibile alle vendite di Amarone.

Christian Marchesini

Christian Marchesini

Ma c’è di più, documentato dall’analisi illustrata da Funzione Studi e Ricerche del Banco Bpm per il Consorzio Tutela Vini Valpolicella. Emerge che queste imprese si distinguono per liquidità, minor indebitamento e miglior sostenibilità del debito anche nel tremendo 2020 e si impongono sulla media italiana di fascia premium con l’aiuto speciale proprio dell’Amarone: è il vino di punta a spingere l’intera denominazione verso il segmento luxury. Basti pensare che l’utile netto proprio del 2020 è risultato del 6,4%, contro una media dello 0,4% del segmento premium e del -2,6% per il classic (12,4% il luxury). Che conseguenze trarne? Lavorare sempre per essere all’altezza di se stessi: «Lo studio – ha detto il presidente Marchesini – dimostra come sia importante per una denominazione come la nostra mantenere standard qualitativi elevati, con un adeguato posizionamento del prezzo medio e della brand awareness. Siamo fiduciosi che anche l’attuale difficile congiuntura possa essere affrontata e superata nel migliore dei modi».

Perché, in effetti, la sfida si è tutt’altro che addolcita: è uno scenario di estrema incertezza, quello evidenziato dal Banco Bpm, con la guerra, il caro prezzi e la difficoltà di reperire forniture. Incoraggia il mercato della domanda internazionale previsto ancora in crescita per il vino italiano, più combattivo dei competitor europei negli ultimi dieci anni.

Intanto, il 2021 ha visto un balzo da record delle vendite per la Valpolicella (+16% l’incremento tendenziale in valore) grazie alla performance della domanda italiana, cresciuta del 31%, e a un export in ascesa dell’8%. Ancora una volta, primo è l’Amarone: vendite all’estero +16% e in Italia +39%. Negli ultimi due anni, l’export ha segnato il 65% dei fatturati, destinazioni sul podio Canada, Stati Uniti e Svizzera.

Numeri con l’anima, che portano anche a un fruttuoso dibattito con coloro che sono a loro volta ambasciatori di sapori e profumi in questa regione: come Mauro Lorenzon, Maschereta di Venezia, gli chef stellati Giacomo Sacchetto de La Cru di Romagnano, e Chiara Pavan, veronese, del Venissa di Mazzorbo. Anche qui si fa strada una consapevolezza: l’Amarone non è un re distaccato, bensì immerso nei piaceri della tavola, meglio se del tuo territorio ma non solo. E a proposito, a ogni re la sua regina o meglio le regine, perché è la crescente attenzione delle donne che contribuisce a fare la differenza.

Che cosa svela l’annata 2017? L’inverno è stato caratterizzato da clima caldo e scarse piogge: le gelate tardive di aprile non hanno ferito in profondità la Valpolicella e qui bisogna anche ringraziare l’allevamento a pergola, ha fatto notare il professor Giovanni Battista Tornielli. In estate le temperature si sono impennate e la siccità ha accarezzato questa zona, spingendo a una vendemmia ai primi di settembre. Così troviamo valori cospicui per tenore zuccherino e acidità totale a causa della maturazione accelerata. L’equilibrio che nasce da quest’anno è significativo e l’Amarone ha la strada spianata verso la longevità. Il profilo acidico è importante, come i polifenoli, e troviamo vini che sanno catturare sguardo, olfatto e palato garantendo un’estrema varietà di sensazioni.

Lo si è sperimentato sia alla degustazione finale, sia alle due masterclass a Palazzo Verità Poeta, prima con La Peca e Davide Scapin, poi con JC Viens, italian wine ambassador e Wset educator, alla presenza di numeri stranieri.

Noemi

Noemi

Tra i produttori, citiamo la bella storia de Le Guaite e della giovane Noemi, giustamente valorizzata da Viens: un percorso che si avvia nel 1987, quando il papà, Stefano Pizzighella, parte da un piccolo frantoio. Ma la passione del vino prende presto il sopravvento. A otto anni Noemi vive la sua prima vendemmia e quell’energia mai domata affiora nel suo vino. Alla degustazione porta l’Amarone della Valpolicella Docg 2011, con spezie e pepe che intrigano e conducono poi a rilassarsi con una morbidezza e una persistenza notevoli. Ma assaggiamo anche i campioni del 2017, che sarà disponibile dal 2028. Del resto, se c’è qualche impaziente, basta tornare alla masterclass del giorno precedente, per perdersi nell’incontro con l’Amarone della Valpolicella Classico Doc Guglielmi di Jago 1998 di Villa Spinosa: un inno all’attesa e un dialogo tra vivacità e saggezza.

Nel viaggio attraverso l’annata 2017, invece, ci soffermiamo sull’Amarone Docg della Valpolicella – Ciliegio dell’azienda La Collina dei Ciliegi, esempio di piacere da vivere a tavola o più tardi con uguale soddisfazione. O l’Amarone della Valpolicella Docg Classico dell’azienda Vigneti di Ettore, altro esempio di alleanza tra generazioni, che ha fatto vivere anche l’esperienza della sua Riserva 2012, un connubio di eleganza e vivibilità.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

Consulta tutti gli articoli dell'autore