05-11-2021
Fausto Maculan in mezzo ai grappoli di Vespaiola in appassimento
Per capire il Torcolato, bisogna provare a farlo con le proprie mani, andando a raccogliere quei grappoli maturi e zuccherini di Vespaiola per poi intrecciarli, “torcolarli”, nel fruttaio della cantina Maculan.
Ovviamente, sotto l’occhio attento di Fausto Maculan e delle figlie Angela e Maria Vittoria. Perché con il Torcolato non si scherza affatto. Anzi.
Angela e Maria Vittoria Maculan
Questa è la storia. Ma il Torcolato è anche il presente della cantina Maculan, che ha ancora una percentuale particolarmente alta di vini dolci sul totale della produzione, che si attesta attorno alle 650mila bottiglie l’anno.
Un momento della vendemmia dei migliori grappoli di Vespaiola per realizzare il Torcolato
La scelta di Fausto Maculan, per questa prova sul campo, è caduta su un paio di filari nel vigneto Fratta. Un nome che è anche la storia dell’azienda, per quanto riguarda il suo vino rosso più importante, ma quel terreno è stato comprato dalla famiglia Maculan solo recentemente, mentre prima le uve, «che erano particolarmente buone» ricorda Fausto Maculan, venivano acquistate.
La nostra prova sul campo: la vendemmia
E poi un tuffo nella storia, con un tocco di colore che non manca mai nei racconti di Fausto Maculan: «In Francia hanno sviluppato un metodo di viticoltura greco, mentre in Italia abbiamo quello etrusco. Cosa significa? I greci bevevano meglio degli etruschi, erano più raffinati. Le altre popolazioni bevevano per ubriacarsi, mentre loro lo facevano per il piacere di bere bene».
Si attorcigliano i grappoli per farli poi appassire
Poi l’uva sarà pigiata, per la successiva fermentazione, e infine il vino affinerà in barriques, per un terzo nuove e per le rimanenti già usate. Anche se, poi, dopo essere stato messo in bottiglia, è consigliato farlo affinare ancora, per permettere al Torcolato di incrementare la sua già vasta complessità aromatica.
Da sinistra, Torcolato 1994, Torcolato 1983, Acininobili 2012 e Acininobili 1995
Il Torcolato 1983 è un’esplosione di aromi, con una complessità che porta oltre alle note fruttate anche sentori speziati, anche di zafferano.
I grappuli maturi di Vespaiola
L’annata 1995 conferma che, se si ha pazienza, si possono gustare vini eccezionali: in questo caso la complessità è enorme, svariando un po’ su tutta la gamma della frutta matura, delle confetture, del miele, passando poi a spezie dolci e note balsamiche nette. In bocca è di grande equilibrio e soprattutto di estrema piacevolezza. Il tempo, in questo caso, è davvero un valore aggiunto.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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