“Cede la strada agli alberi” Giuseppe Cipolla, vignaiolo per vocazione nell’entroterra sicano tra le contrade Le Robbe e Passofonduto, un lembo di terra non lontano dalla Valle del Platani, nelle campagne di Agrigento. In questo segmento di Sicilia preistorico e provinciale la luce è potenziata dalla rifrazione sui suoli bianchissimi dove affiorano marna e gesso, in sottofondo la voce del fiume che si ingrossa mentre s’approssima a fine corsa verso quel mare dal profumo d’Africa.
Il titolo della raccolta di poesie dello scrittore e paesologo Franco Arminio cattura la gentilezza e la resilienza praticata dal neoproduttore agrigentino: gli alberi della similitudine sono quelle viti allevate ad alberello e impiantate a una a una saldamente ai quei suoli calcarei argillosi che storicamente sono state cave solfifere, pascoli e seminativi.

I vigneti di Passofonduto
Qui la vigna è un’invenzione di
Cipolla che con determinazione e in un lasso di tempo di circa un decennio ha messo in piedi una delle rarissime realtà vitivinicole dell’area; una risposta chiara e decisa alla chiamata contadina che, in modo graduale ma sempre più totalizzante, gli ha fatto lasciare il posto da impiegato in città (senza rimpianti) per dedicarsi completamente a quella passione che dopo studio, prove e tentativi, è diventata un mestiere.
L’asperità del terreno geologicamente segnato dalla morfologia dei calanchi e dai blocchi di sale, argilla e calcare è anche una ricchezza facile da ritrovare nella complessità dei vini artigianali di Passofonduto. I vitigni sono gli autoctoni della tradizione siciliana: nero d’avola, grillo, catarratto, e lo stile è quello spirito libero ed eclettico che distingue il produttore.

Giuseppe Cipolla all'opera
La scommessa è aperta. Avviare un’attività in questo 2021 non è soltanto una sfida personale, ma un atto di grande fiducia verso un territorio che sta cercando la sua rivincita per riscattarsi dall'abbandono. E forse comincia a vedersi un’inversione di tendenza, proprio grazie a chi crede come questo distretto conservi ancora una bellezza e una qualità di vita incomparabile all’urbanizzazione.
«Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento - scrive
Arminio nella sua opera - Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza».