Loro, Elena e Luca Currado Vietti, lo hanno chiamato il “Barolo bianco”. Perché credono nelle potenzialità di questo vitigno che, negli ultimi anni, ha avuto un particolare successo, venendo riscoperto da vari produttori.
Parliamo del Timorasso, l’ultimo progetto in ordine di tempo dell’azienda Vietti di Castiglione Falletto, nel cuore delle Langhe del Barolo. Ma non è certo qui che il Timorasso trova spazio, bensì sui Colli Tortonesi, a circa 100 chilometri di distanza.

Luca Currado Vietti e la moglie Elena
In particolare è
Elena a innamorarsi del
Timorasso e per questo, insieme a
Luca, parte alla ricerca del terreno giusto. Così acquistano 9 ettari di terreno, proprio sui Colli Tortonesi, e qui hanno cercato semplicemente di applicare la filosofia che caratterizza l’azienda, soprattutto nella produzione dei più celebrati
Barolo: valorizzare i cru per scoprire le caratteristiche dei singoli territori.
«Ci siamo innamorati dei Colli Tortonesi perché ci ricordano come erano le Langhe negli anni Settanta – affermano Elena e Luca – In questo territorio i vigneti sono circondati da altre coltivazioni e dai boschi e questa situazione consente di mantenere una grande biodiversità».

Uno scorcio della cantina
Molto apprezzato nei secoli, il
Timorasso fu quasi abbandonato in epoca post fillossera perché meno produttivo di altre varietà a bacca bianca e per questo è stato mantenuto solo per l’utilizzo in uvaggio.
Un ruolo importantissimo nella riscoperta di questo vitigno lo ha avuto – e lo ha tuttora – Walter Massa, che negli anni Ottanta lo vinificò per la prima volta in purezza. Sulla scia della scelta di Massa, che sin dal principio interpretò le caratteristiche di longevità del Timorasso, altri produttori iniziarono a produrlo, tanto da portare in auge questa zona vitivinicola. Così nasce il Derthona Colli Tortonesi Doc, vino prodotto esclusivamente da uve Timorasso coltivate nei 47 Comuni della zona.

Una splendida immagine dei vigneti
Una storia affascinante, che ha delle similitudini con quella dell’azienda Vietti, e in particolare di
Alfredo Currado, marito di
Luciana Vietti e genero di
Mario Vietti, che negli anni Sessanta assunse la guida dell’azienda. Enologo appassionato di vitigni bianchi, si dedica all’
Arneis, varietà quasi completamente dimenticata negli anni ’60, che veniva usata per vinificazioni dolci e per produrre vini rosati.
Curioso come Alfredo Currado si procurò l’uva per la prima vinificazione. Trovandosi di fronte alla necessità di raggiungere tanti piccoli produttori si rivolse al parroco di Santo Stefano Roero che, durante l’omelia domenicale, invitò i contadini della zona che hanno uve di quello che viene chiamato “Nebbiolo bianco” a recarsi alla pesa del paese, dove Alfredo l’avrebbe acquistata. Da quella prima vendemmia di 12 quintali, Alfredo produsse 4.000 bottiglie e di lì in avanti sarà definito “padre dell’Arneis”. Naque così, nel 1967, il primo Roero Arneis di casa Vietti, vino diventato Doc nel 1985 e Docg nel 2005.
Ora, come detto, c’è il
Derthona Timorasso, uscito con la sua prima annata 2018 da pochi mesi.
Un vino molto curato nella sua fase di preparazione: la fermentazione, di circa 4 settimane viene effettuata in parte in ceramica, in parte in tina di legno e in parte in acciaio. Non viene svolta la malolattica. L’affinamento è di 10 mesi complessivi tra ceramica, tina in legno e acciaio, a contatto con le fecce fini mantenute in sospensione con ripetuti batonnage.

Alcuni dei vini prodotti dall'azienda
Si tratta di un vino di certo molto complesso, magari non immediato, ma con una grande potenzialità, rispecchiando quindi la filosofia di casa
Vietti. Naso piuttosto intenso e diretto, poi escono i sentori di frutta (pesca bianca, mela verde, pera), arricchiti da erbe aromatiche, timo in particolare, e una nota di miele. In bocca è molto secco, verticale, con interessanti note sapide e con un finale lungo. Di ottima beva fin da subito, l’impressione finale è che possa servire qualche anno affinché questo vino si possa esprimere al meglio.