Credere in un vino per certi versi dimenticato. E provare a rilanciarlo, a valorizzarlo. Il Carmignano è uno dei vini italiani più antichi, dalla grande storia, ma forse è anche uno dei meno conosciuti. Anche perché questo denominazione, ricordiamo che si tratta di un vino Docg, è proposta al momento solo da 11 produttori.
Annabella Pascale, milanese di nascita, ha preso in mano le redini dell’azienda di famiglia, la Tenuta Artimino, nel 2013 e da allora ha cercato di focalizzarsi proprio sul Carmignano, anche perché si tratta di un prodotto che ha una storia da raccontare. Ci troviamo in provincia di Prato e proprio in queste zone ci sono stati alcuni ritrovamenti di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche.

Annabella Pascale ha preso in mano le redini dell'azienda dal 2013
La storia di questo vino passa da Carlo Magno e arriva poi fino ai Medici, come racconta proprio
Annabella Pascale: «Per fare questo vino si utilizza il
Sangiovese con il
Cabernet, come evidenziato a suo tempo anche dal bando e successivamente dall’editto di Cosimo III de’ Medici, nel 1719, che portò da Oltralpe quella che era definita “uva francese” e che con ogni probabilità era
Cabernet Franc. Oggi si può usare indifferentemente
Cabernet Sauvignon e
Cabernet Franc. A quei tempi la tenuta di
Artimino si estendeva su oltre 1.000 ettari di terreno. Prima era una tenuta di caccia, ora è diventata una struttura ricettiva di pregio e un’azienda che produce vino».
Ma c’è un’altra curiosità: Tenuta Artimino ha uno strettissimo legame con il ciclismo. «Nostro nonno era ligure ed era un famoso ciclista: Giuseppe Olmo. Successivamente iniziò a costruire biciclette, con il marchio Olmo che è diventato famoso in tutto il mondo. È un’azienda che funziona tuttora».
Di strada, in questi anni, ne è stata fatta. Ma
Annabella Pascale non si ferma ai risultati del presente, ma guarda al futuro. «Per quanto riguarda i vigneti, abbiamo circa 80 ettari. Il nostro obiettivo, da quando ho preso io la guida dell’azienda, è quello di alzare costantemente la qualità di tutta l’offerta di
Villa Artimino, sia dal punto di vista dell’accoglienza, sia da quello vitivinicolo. La svolta è stata 6 anni fa, con l’arrivo anche del nuovo enologo
Filippo Paoletti: in questo 2020 ci presentiamo perché dopo 6 anni finalmente abbiamo tutta la linea del
Carmignano che rappresenta il risultato di questo lavoro».
L’idea è quella di utilizzare le botti grandi per il Sangiovese, mentre utilizzare le barriques per i vitigni internazionali.

Le botti di affinamento dell'azienda
Il
Ser Biagio è il
Barco Reale di Carmignano Doc, un vino che è volutamente di pronta beva: 70%
Sangiovese, 20%
Cabernet Sauvignon, 10%
Merlot, con un affinamento breve in legno, circa 2 mesi, e poi altri 6 mesi di bottiglia.
Il Carmignano Docg è il Poggilarca, anche in questo caso con Sangiovese in prevalenza con Cabernet Sauvignon e Merlot a completamento: affinamento di 10 mesi in botte e almeno 4 in bottiglia. Si tratta di un vino che mantiene un’ottima bevibilità, ma che dimostra come il Carmignano possa avere stoffa da vendere anche per il futuro.

I vini della Tenuta Artimino
Di struttura importante e pronto ad affrontare una “vita” decisamente più lunga è il
Grumarello,
Carmignano Riserva, che invece riposa per 30 mesi in legno prima di passare in bottiglia ed essere infine messo in commercio. Un vino profondo, ma non cupo, tutt’altro che seduto e molto vivo: il 2015 è ancora giovane, in fase evolutiva, ma dimostra un grande potenziale, mentre il 2013 è maggiormente equilibrato, al momento. Per il
Carmignano c’è bisogno di pazienza.