08-12-2017
La distilleria Poli è a Schiavon, in provincia di Vicenza, ed è stata fondata da Gio Batta Poli nel 1898
Acquavite, dal latino Aqua Vitae. Lo si può leggere anche sul sito internet della Poli: acquavite è sinonimo di distillato, mentre la grappa è, nello specifico, un distillato di vinacce.
Proprio qui a Schiavon, in provincia di Vicenza, ci piace pensare che questa parola possa prendere anche un altro significato: acqua di vite, un legame alla vita delle tante persone e famiglie che hanno contribuito al successo di questa distilleria.
Jacopo Poli all'interno della distilleria
E anche quando, pensando al padre Toni, gli scende una lacrima: non un segno di debolezza, sia chiaro, ma di sensibilità per quella che non è una semplice distilleria, ma una vita.
L'impianto per la distillazione della grappa
Un passaggio che è raccontato anche tramite il Museo della Grappa, che nella sua sede di Bassano del Grappa conta di 12mila visitatori al mese. Ma a Schiavon è stata aperta una seconda sede del museo, dove è possibile anche visitare la distilleria. Un lavoro minuzioso, quello di Jacopo Poli, che ha raccolto le antiche caldaie di distillazione, gli strumenti, le bottiglie (oltre 2000), i libri e le testimonianze della cultura tutta italiana della distillazione della grappa. Il Museo è un ente separato dall’azienda Poli ed è no profit. «E’ un museo della grappa e per la grappa, non della Poli. Perché lo facciamo? Perché è giusto farlo».
Il primo alambicco mobile, utilizzato alla fine del 1800
Nel 1885 Gio Batta Poli decise di avviare un’attività di commercio di vari generi, tra i quali anche il vino, e successivamente iniziò la produzione di grappa, utilizzando un carro di distillazione. La fattoria che avevano, annessa alla taverna, fu trasformata nel 1898 per accogliere le prime tre caldaiette e diventare, a tutti gli effetti, una distilleria, anche perché la produzione ambulante era stata vietata dall’Erario.
La raccolta delle bottiglie di grappa da tutta l'Italia, all'interno del Museo della Grappa di Schiavon
La produzione negli anni ha avuto un’evoluzione. «La grappa – sottolinea Jacopo Poli – deve però tornare a recuperare la credibilità. E la serietà. Negli anni Trenta la grappa era ritenuta di alto livello. Con l’industrializzazione avvenuta tra gli anni Sessanta e Settanta, è diventato un prodotto di massa. Era subentrata la politica del “tanto a poco”, arrivando a 70 milioni di bottiglie, eliminando anche il rapporto con il territorio. Così le piccole distillerie, mano a mano, sono scomparse. Negli anni 90, invece, con la rivitalizzazione dell’artigianato, la grappa è tornata a essere vista come qualcosa di qualità».
Le barriques per l'affinamento
Soprattutto dal punto di vista di immagine. Faccio un esempio: la Tequila sta vivendo un ottimo periodo, nonostante sia un prodotto che nasce come rustico, da bere con sale e limone. Questo perché sono riusciti a veicolare il messaggio, con investimenti sulla comunicazione. Ora il consumatore riconosce la Tequila solo guardando la bottiglia, noi invece, come grappa, abbiamo mille forme e misure anche per i contenitori».
La produzione della Poli punta alla massima qualità
E i prodotti si contraddistinguono tutti per un’estrema pulizia e una grande eleganza, evitando forzature ed eccessi.
Antonio "Toni" Poli
«Cosa gli vorrei dire se fosse qui oggi? Lui era un uomo dall’umanità profonda, celata dai quei precetti morali di un tempo che non permettevano di farla esprimere. Avrei tante cose da chiedergli…». Ma forse quella piccola lacrima scesa dagli occhi di Jacopo racconta più di mille parole.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose