Una guida che ha radici profonde nella storia, in quell’insegnamento che Luigi Veronelli ha trasmesso a chi, oggi, porta avanti il suo nome nel Seminario Veronelli. Un guida che, con il Seminario stesso, guarda anche al futuro e supporta quel progetto East Lombardy di sviluppo dell'area dove ha il cuore e le radici, avendo il Seminario Veronelli il quartier generale proprio a Bergamo.
È stata presentata a Roma ieri, mercoledì 19 ottobre, la guida I Vini di Veronelli, edizione 2017. «In Italia – ha spiegato il direttore di Seminario Veronelli, Andrea Bonini – ci sono tante guide di vini, in questo momento, alcune anche nate da pochissimo tempo. Possiamo dire che la nostra è la prima: siamo arrivati, con questa, alle 29esima edizione. Ma ha radici più lontane, se si considerano i primi cataloghi del vino italiano realizzati da Veronelli nel 1961».
«
Veronelli, di certo, ha creato un linguaggio – prosegue
Bonini – ha aperto un campo, una strada, che poi in molti hanno seguito. E questo è il valore della pubblicazione da un punto di vista storico. Da un punto di vista editoriale, ci distinguiamo dalle altre perché non abbiamo un panel di degustazione, ma abbiamo due persone che lavorano tutto l’anno solo per la guida, assaggiando i vini». Il riferimento è ovviamente a
Gigi Brozzoni e
Daniel Thomases. «Ogni giudizio sui vini ha, a fianco, la sigla di chi lo ha degustato. Ci mettiamo la faccia, ogni scheda è riconducibile al degustatore che si prende la responsabilità della sua critica. Inoltre i giudizi sono in centesimi, valutando anche le piccole differenze che ci sono tra i migliori vini d’Italia».
La guida 2017 ha permesso di dare uno sguardo allo stato di salute del comparto vitivinicolo italiano. «La qualità è decisamente elevata in tutta Italia – sottolinea Bonini – Ormai in tutte le regioni ci sono aziende che riescono a produrre degli ottimi vini. In questi anni è mancato un giusto sostegno, anche da parte delle istituzioni, ai produttori, per imporsi anche sui mercati internazionali non come singola azienda, ma come comparto del vino italiano. Devo dire che, per fortuna, qualcosa sembra che si stia muovendo in tale direzione».
La guida ha assegnato anche alcuni premi.
Miglior Vino Spumante:
Trento Extra Brut Riserva del Fondatore Giulio Ferrari 2005, Ferrari - Fratelli Lunelli (Trento)
Miglior Vino Bianco:
Curtefranca Bianco Chardonnay 2012, Ca’ del Bosco (Erbusco, Brescia)
Miglior Vino Rosato:
Vigna Mazzì Salento Rosato 2014, Rosa del Golfo (Alezio, Lecce)
Miglior Vino Rosso:
Barolo Vigna Rionda Ester Canale Rosso 2012, Rosso Giovanni (Serralunga d’Alba, Cuneo)
Miglior Vino Dolce o Da Meditazione:
Vin Santo di Montepulciano Occhio di Pernice 2001, Avignonesi (Montepulciano, Siena).