17-07-2023
Caterina Ceraudo, chef del ristorante di famiglia, il Dattilo all'interno dell'azienda agricola Ceraudo a Strongoli, provincia di Crotone
La cucina nelle sue espressioni migliori è spesso fatta d'intuizioni, quelle idee feconde che, a rileggerle dopo, c'è chi dice "tutto qui?", perché magari non hanno nulla di spettacolare, ma intanto qualcuno è arrivato a pensarle e realizzarle prima di te. Coloro che riescono a esprimerle posseggono insomma una sorta di lasciapassare verso il gusto: non hanno bisogno di troppe sovrastrutture, di arricchire il piatto con mille arzigogoli, di recuperare le vestigia della tavola tecno-emozionale, insomma di "farlo strano" a tutti i costi. Perché la nuova frontiera, ce l'ha insegnato Niko Romito, è anche nella drittezza e nel minimalismo.
Non è un caso che proprio di Niko sia stata allieva Caterina Ceraudo: che più (e molto meglio) di quanto ci aveva già dimostrato in passato, opera ora appunto per pure intuizioni gastronomiche, basandosi su tre pilastri fondamentali. Primo, l'incredibile varietà della dispensa calabrese, quella ricchezza di stimoli gustativi specifici e diversi - diversi proprio in quanto specifici di questo lembo d'Italia - che rende la loro manipolazione di per sé interessante: e non parliamo solo di sardelle, bergamotto, 'nduja o cipolla rossa, ma di tutta quella cornucopia di ortaggi, erbe aromatiche, crostacei, prodotti del bosco, bontà del mare, eccellenze casearie e norcine che fa della punta dello Stivale un eden agroalimentare ancora solo in parte valorizzato.
Divanetti al Dattilo
Terzo pilastro: la molto romitiana concentrazione degli aromi. Che s'accosta oggi a un altro concetto, persino fin troppo mainstream ma sempre corretto: il no waste, la sostenibilità. La Ceraudo opta con decisione per questo percorso (in piatti come gli eccellenti Lattuga arrosto e cedro al sale e Tortello di carciofi, i golosi Spaghettoni e borragine, o ancora Spigola e limone, Finocchio o la soprendente Carota), sembra quasi voglia farne una sorta di caratteristica di stile, gli esiti sono sempre molto convincenti. Con un'ulteriore conseguenza: così, ancor meglio che in passato, quella del Dattilo diventa una cucina riconoscibile, con una personalità netta, scelte chiare, una sua "filosofia" che peraltro ben s'accosta a tutto l'insieme, l'azienda agricola fondata da papà Roberto, ne abbiamo parlato tanto, ad esempio qui e qui.
I Ceraudo: con papà Roberto, più dietro, da sinistra i fratelli Giuseppe, Caterina e Susy
Questo concorso di volontà amplia sempre più l'estensione di un "sistema Ceraudo" grazie al quale, tanto per citare qua e là, la panificazione è eccezionale, dell'olio abbiamo detto (questi due primi elementi danno vita a un piatto specifico, Pane, olio, olive: pane del contadino da lievito madre di 70 anni, emulsione di olio evo Ceraudo - blend 50% Tonda di Strongoli, 50% Carolea - e paté di olive), sui vini non ci dilunghiamo, la dispensa racconta egregiamente il territorio, e così via elecando.
I Vermouth Giacobini
Ora il nostro pasto, le foto sono di Tanio Liotta (spoiler: Podolica, nocciole e "amareddra" - ossia controfiletto di podolica frollato per 40 giorni e marinato in soluzione di estratto di barbabietola e Grayasusi, cotto e poi glassato con la sua marinatura, infine accompagnato con un'emulsione di nocciole e con l'amareddra, ossia la senape selvatica - vale da solo il viaggio.
Sfogliatella croccante di pasta fillo, caciocavallo podolico, timo, pomodorini, crema di sardelle
Tartelletta di pasta brisè, crema di favette, favette fresche, seppia cruda, maggiorana
Pancetta di maialino marinata e cotta nel miele d'arancio, mele in carpione, finocchietto selvatico, su cialda di pane soffiato
Ceviche di dentice marinato al bergamotto e lime, miele di cipolla rossa di Tropea, battuto di senape, pepe rosa
Insalatina primaverile (crema di pistacchi, fiori eduli - borragine, begonia, piselli - con ortaggi e verdurine marinati)
Mandorle, frutti di mare e seppia: la spuma di mandorle copre i molluschi (vongole, lupini, crema di cozze pelose)
Lattuga arrosto e cedro al sale, presentato a Identità Milano 2022: cuore di lattuga romana marinata, glassa di lattuga, cedri al sale
Alici: una rivisitazione delle tipiche alici arriganate calabresi, ossia fresche e coindite con origano, aglio, olio, aceto, prezzemolo, pomodoro e limone. In questo caso alla base c'è una crema di latte all'aglio, poi le alici marinate in acqua e sale, sopra una cialdina di aceto e infine gli aromi (peperoncino, alloro, origano)
Spaghettoni e borragine: spaghettoni cotti in acqua di borragine, mantecati con crema di borragine e guarniti con foglioline di menta
Tortello di carciofi: tortello di pasta all'uovo, farcia di cuore di carciofo, glassa dei suoi scarti, olio alle erbe
Spigola e limone: filetto di spigola cotto al forno su foglie di limone, con le altri parti della spigola si crea un'emulsione che glassa il filetto, alla base c'è del limone candito e sopra una polvere di foglie di limone
Carota: il cuore tornito della carota viene cotto al cartoccio sotto cenere e poi glassato con le altri parti della carota stessa, alla base una salsa di ciuffi di carota. Non ci sono sale, zucchero o grassi aggiunti
Finocchio: il sorbetto vecchio stile, tra pesce e carne. In questo caso sono cubetti di finocchio macerati in acqua e zucchero, quenelle di sorbetto di limone glassata con fondo di finocchio, barba di finocchio
Coniglio, fragole, spinaci: coscia e lombo di coniglio marinati con erbe aromatiche e lavanda, glassati con il suo fondo, poi coulis di fragola e spinacini saltati
Podolica, nocciole e "amareddra": controfiletto di podolica frollato per 40 giorni e marinato in soluzione di estratto di barbabietola e Grayasusi (il suadente rosato di casa Ceraudo, 100% Gaglioppo), cotto e poi glassato con la sua marinatura, infine accompagnato con un'emulsione di nocciole e con l'amareddra, ossia la senape selvatica
Fragole e latte: alla base una sorta di "marmellata di latte", poi estrazione di timo, fragole marinate, coulis di fragole, spuma di latte di pecora, a coprire il tutto una polvere di fragole disidratate ottenuta dagli "scarti" della preparazione del coulis
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Caterina Ceraudo con il suo panettone all'Eataly Smeraldo di Milano
Caterina Ceraudo di Dattilo e Nicolò Quarteroni di Ferdy Wild, rispettivamente protagonisti del prossimo e dello scorso appuntamento a Eataly Smeraldo con il ciclo di appuntamenti “Giovani Talenti: incontro con la cucina del futuro”, firmati congiuntamente da Eataly e Identità Golose
Lorenzo Fortuna, classe 1976, è figlio d'arte e ha preso in mano la pizzeria aperta da suo padre
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale