15-02-2023
Daniele Lippi, romano classe 1990, è lo chef del ristorante Acquolina a Roma
La forza della New Nordic Cuisine è stata ed è quella di scrollarsi di dosso l'egemonia esterna, di tracciare una propria strada originale e persino inimitabile perché figlia del proprio territorio e dei propri prodotti, andando così a (ri)creare una tradizione contemporaneizzata, o inventandosela a piè pari. La forza della Nuova Cucina Mediterranea sarà seguire un percorso simile, col vantaggio di un patrimonio di base enormemente maggiore in termine di biodiversità (e quindi di materia prima) e di culture afferenti (e quindi di radici gastronomiche), e con un corollario fondamentale: qui si può anche inventare poco, basta il recupero del dimenticato, quella retroinnovazione postulata da Corrado Assenza che, nella prefazione di A tavola con il sultano (di Stéphane Yerasimos, Mesogea), si chiedeva: “Può esistere nel XXI secolo una cucina, una gastronomia mediterranea condivisa tra le sponde bagnate dal Mare Nostrum? Possono i suoi popoli lavorare ciascuno con le proprie cognizioni, conoscenze, culture, diversità d’espressione che rendono ragione del “locale” e allo stesso tempo riconoscersi in un comune vissuto “storico” posto a radice dell’identità culturale materiale, che secoli di stratificazioni e sovrapposizioni hanno differenziato allontanandoci dalla comune origine senza però cancellarne tutte le tracce?”.
Il lavoro di Daniele Lippi all'Acquolina dell'hotel First Arte, a Roma, è eccellente anche solo per questo, ovvero perché sposa un filone fertilissimo, probabilmente quello del nostro futuro. Come racconta il gallonatissimo restaurant manager Benito Cascone (già a The Waterside Inn, Le Manoir Aux Quat’Saisons, La Table d’Adrien, Del Cambio, Pavillon Ledoyen, Mirazur. Per dire: dal momento in cui ci siamo seduti al tavolo, all'arrivo degli appetizer, è passato un solo minuto. E tutta la cena è stata poi scandita alla perfezione. Qui una sua riflessione sul senso del mangiare fuori casa, dopo il Covid), «noi lavoriamo su tradizioni, ricette, prodotti e tecniche del Mediterraneo, spaziando tra Italia, Turchia, Marocco, Grecia, Spagna e Francia. Andiamo ad esempio a eliminare tutte le cotture e bassa temperatura riprendendo invece metodi ancestrali come il fuoco vivo e soprattutto la brace». E Lippi stesso, nella prima pagina del menu: "Penso al Mediterraneo come crasi tra meditazione e terra. Meditare vuol dire esaminare con grande attenzione, pensare e approfondire con la mente e con lo spirito. Terra invece significa Il pianeta in cui viviamo, la terra che calpestiamo e che coltiviamo, e in senso figurato il sangue e le radici che ci legano a qualcosa o a qualcuno. Mettere insieme questi due pensieri vuol dire per me meditare sui nostri ricordi, sulla nostra storia. Il Mediterraneo è proprio il simbolo di tutto questo: un mare che da secoli unisce popoli, tradizioni e culture diverse. L'acqua del Mar Mediterraneo fluisce, mescola, contamina e unisce, per questo il mio menu prende un po' di tutto quello che c'è 'dentro' il Mediterraneo, e lo trasforma in qualcosa di nuovo, di diverso. Questo menu è la mia interpretazione della cultura mediterranea: Medi-Terrae".
La sala
Daniele Lippi
Però sia chiaro che alle radici del successo di un ristorante deve esserci anche altro, ossia il sapore, giacché la mente accompagna, esalta e fornisce l'assist, ma è il palato a far gol, a vincere. Sempre. Così Lippi è certamente tra i migliori della sua generazione (è un romano classe 1990) proprio perché fonde lo stimolante spunto gastroculturale al pieno esito gustativo, che nel nostro percorso risulta infatti sempre perfetto, con una sola eccezione, come vedremo.
Il burro di Acquolina, tra smen marocchino e latinità
Il pane
Ora tutta la nostra cena, le foto sono di Tanio Liotta.
Raviolo di rapa gialla con cremoso di zucca e bottarga di tonno
Sandwich di mela con tartare di sgombro e maionese alle alghe
Wafer di patate con baccalà mantecato e gel di cipolla rossa
Tartelletta di funghi con cremoso di castagne e tartufo nero. A parte, un Consommé di funghi e limone
Sfera di tzatziki
Foglia di lattuga con mousse di pistacchio e uova di trota
Gambero rosso, latte di pecora fermentato: il gambero di Mazara del Vallo è crudo, alla base del piatto ostrica, un carpaccio di caco mela, infine un kefir di latte di pecora, tutto condito con olio di foglie di fico
Triglia, cuore di anatra, ginepro, eccezionale. Sono filetti di triglia alla brace con mandarino saltato in padella, cuore d'anatra e il suo fondo, per terminare con un consommé a base di triglia e cipolle
La prima parte del piatto è in realtà questa: Carpaccio di triglia marinata
Spaghettoni cotti nell'estratto di pasta e ceci, colatura di alici, olio al rosmarino, scampi crudi, erbe di campo, fiori di rosmarino
Riso, bufala, ostriche, liquirizia: il riso viene cotto in siero di bufala (non c'è aggiunta di Parmigiano o burro) che dà la parte acidula, poi ostriche per la sapidità e liquirizia in polvere per la dolcezza
Topinambur come fosse un carciofo. Piatto vegano, Lippi utilizza tutte le parti del tubero, trattandolo come fosse l'ortaggio, quindi cucinato alla giudia e alla romana. La parte centrale del topinambur va a creare la crema alla base, la rosa tipica del carciofo alla giudia è costituita invece dalla parte esterna, non cotta nell'olio ma bagnata di olio bollente e resa così croccante fuori e morbida dentro.Il tutto è condito con il trito del carciofo alla romana (mentuccia e prezzemolo), infine con una salsa ottenuta dalla prolungata riduzione del fondo di bucce di topinambur, che sa meravigliosamente di liquirizia
Fungo, lumaca, prezzemolo: cardoncelli alla brace laccati con fondo di lumache di mare, poi spuma di radici di prezzemolo, il loro olio e il caviale di lumache (di terra). È l'unico piatto che ci ha convinto poco, per via delle note prevalenti - dolci - della spuma
Deliziosa questa ventricina maison... ma non di maiale come nella tradizione abruzzese e molisana, bensì di ventresca di tonno rosso, che per la grassezza si avvicina concettualmente alla carne suina. Per il resto gli aromi sono gli stessi, tolto l'aglio: 20 giorni di marinatura con peperone crusco tritato, finocchietto, sale e pepe, poi stagionatura per altri 20 giorni in vescica di bue. È migliore dell'originale, si spalma sul pane
Capriolo arrosto, carpaccio di seppia marinata, amarene candite, fondo di capriolo con nero e fegatini di seppia
Gelato al cavolfiore, caviale
Neve di sciroppo infuso con miele, erbe di montagna e pino, poi sifonato in azoto liquido
Terra arida: spuma di radici (pastinaca, patata, topinambur, scorzonera), sorbetto di aglio nero e aceto balsamico, meringa acida a base di aceto balsamico e aglio nero. A parte...
...una Tartelletta di miele e polline (base di patata, cremoso al miele, gel di polline). Quindi prima la denuncia del riscaldamento globale (Terra arida), poi un segno di speranza, di rinascita
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Pennone, fragola, gambero, rucola, strepitoso piatto estivo da Daniele Lippi (sulla destra), chef dell'Acquolina a Roma
Che Cavolo di Pasta di Andrea Aprea
Daniele Lippi, chef del ristorante Acquolina a Roma. Sarà a Identità Milano 2024: la sua lezione è prevista domenica 10 marzo, alle 15,45, in Sala Blu 1, nell'ambito di Identità di Pasta, in collaborazione con Pastificio Felicetti
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale