Gastón Acurio
Ciambelle crudiste al cacao e grano saraceno con panna di mandorle ai fiori di ciliegio, composta di albicocche e marmellata di clementinedi Daniela Cicioni
Carlo Mangio Un maiale marinato eccezionale e altre squisitezze da Luca Landi, che racconta la Versilia con originalità
Benito Cascone, campano classe 1983, dopo aver girato mezza Europa in indirizzi di grande prestigio, è dal novembre 2018 restaurant manager di Acquolina a Roma
Riaprire in questo momento penso sia già cosa difficile per molteplici motivi: i costi di sanificazione sono sostanziosi, le spese da sostenere per l’acquisto di materiali a norma e per la ricostruzione degli spazi pure. Aprire poi significherà porre fine a tutte le agevolazioni statali messe a disposizione di noi tutti dipendenti e delle aziende. Infine, cosa forse più importante, al momento studiare strategie per ottimizzare al massimo la ripresa è cosa del tutto improba, vista la situazione mutevole e i cambi di direzione nelle scelte del Governo.
In molti sono convinti che la soluzione per restare a galla e ripartire sia tornare a proporre piatti della tradizione; altri sono convinti di puntare il tutto per tutto sui rapporti umani, dunque molto più calore, coccole ai clienti e magari maggiore presenza al tavolo.
Lo staff di Acquolina a Roma
Credo che questi due mesi di quarantena ci abbiano aiutato a capire ciò che è veramente per il resto del mondo la normalità; partendo già dal semplice andare a letto a un orario decente, prepararsi un pranzo con le proprie mani, avere modo di guardare un telegiornale e tempo libero a sufficienza durante la giornata. Persino stufarsi perché non si ha nulla da fare.
Cascone con lo chef di Acquolina, Daniele Lippi
Quindi mi chiedo: chi è colui che da inizio giugno vorrà uscire a cena col desiderio di andar a mangiare un piatto di lasagne? O una carbonara? Io, personalmente, no: in due mesi l’avrò mangiata almeno una volta a settimana.
Inoltre mi chiedo: chi di voi, andando a cena fuori, avrebbe piacere di trovarsi un cameriere sempre al fianco, che col massimo impegno cerca di coccolarvi, cercando un interazione verbale. Chi sarebbe tranquillo se questi si avvicinasse spesso per chiedervi come va?
La sala di Acquolina
Sono solo mie supposizioni, intendiamoci. Perché l’unica vera certezza, al momento, è l'assenza di certezze.
nato a Castellammare di Stabia nel 1983. Dopo gli studi alberghieri si trasferisce in Inghilterra dove inizia il suo percorso lavorativo in sala. Prima a Bray presso il celebre The Waterside Inn, poi ad Oxford presso Le Manoir Aux Quat’Saisons. Quindi va in Svizzera, come restaurant manager de La Table d’Adrien; rapido rientro in Italia per l'inaugurazione de Del Cambio a Torino, poi in Francia, prima a Parigi a Le Pavillon Ledoyen, poi al Mirazur di Mentone. Dal novembre 2018 è tornato in Italia, come restaurant manager di Acquolina a Roma
Antonio Santini, a sinistra, con la sua famiglia: Giovanni, chef insieme a mamma Nadia, e Alberto, che segue in sala le orme del padre
Josep Roca e Alessandro Tomberli hanno partecipato alla sedicesima edizione di Identità Milano, nella sezione di Identità di Sala: qui nella foto di rito con il moderatore Federico De Cesare Viola (tutte le foto a cura di Brambilla Serrani)
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri