05-06-2024
Pichaya Soontornyanakij, più nota come chef Pam, e il suo maître marchigiano Sacha Di Silvestre: sono i protagonisti di Potong, uno dei migliori ristoranti del mondo, cucina "Progressive Thai-Chinese" a Bangkok, in Thailandia. Foto Carlo Passera
«Ho lavorato anche con Massimo Bottura…». «Assunto! Inizi domani».
C’è un prima e un dopo nella vita di Sacha Di Silvestre, classe 1988, marchigiano di Spinetoli, più o meno a metà strada tra il mare di San Benedetto del Tronto e la bellezza di Ascoli Piceno. Il prima è la gavetta di un ragazzo gentile, sorridente, ardimentoso e appassionato, che a 13 anni bussò alla porta della pizzeria vicino a casa, la Mister Frog, offrendosi come aiuto pizzaiolo per l’estate («Volevo guadagnare qualcosa per comprarmi il motorino. Mi presero, ma avevo fatto male i calcoli, non riuscii a mettere insieme la somma necessaria. Papà s’impietosì e me lo regalò lui»). Il dopo – ossia l’oggi – vede Di Silvestre come co-protagonista in qualità di brillante maître di uno dei ristoranti più interessanti del mondo, il Potong di Bangkok, al numero 17 della 50Best asiatica (era al 35° posto nel 2023, sta crescendo di continuo), 57° in quella mondiale (era 88° nel 2023).
Potong nel dedalo di viuzze del quartiere cinese di Bangkok
A Bangkok, Di Silvestre era arrivato da pochi mesi, nell’aprile 2022, rispolverando la propria formazione iniziale, quella da pizzaiolo: «C’era questo sudafricano con moglie thai che aveva aperto una pizzeria in città, vi ero stato a mangiare anni prima e mi aveva sorpreso una cosa, l’impasto era molto buono ma il topping un vero disastro. Eravamo rimasti in contatto, lui voleva aprire un nuovo locale e mi propose di fargli da consulente per qualche mese. Accettai. Mi occupavo di forniture, di gestione, gli ho fatto risparmiare qualcosa come l’equivalente di 80mila euro». Il progetto di Di Silvestre era però quello di tornare in sala, l’incontro con Potong è stato galeotto.
Sacha Di Silvestre
«Quando ancora lavoravo in cucina, vedevo loro, gli uomini del servizio, belli, profumati, puliti, ben vestiti, che parlavano con clienti importanti, ottenevano mance sostanziose… Volevo cambiare tanto ruolo»
Di Silvestre ha recuperato così quella che è una sua vocazione. «Mi ha sempre affascinato il ruolo del maître, fin dall’inizio della mia carriera. Alla fine degli anni Novanta aveva un ruolo molto più centrale rispetto al giorno d’oggi, era l’anima del locale, mi sembrava una figura potentissima, necessariamente intelligente ed empatica perché deve rapportarsi con la clientela più variegata. Quando ancora lavoravo in cucina, vedevo loro, gli uomini del servizio, belli, profumati, puliti, ben vestiti, che parlavano con clienti importanti, ottenevano mance sostanziose… Volevo cambiare tanto ruolo». Eppure s’assiste a un’emergenza sala, non solo in Italia: «Non me lo spiego. O per meglio dire me lo spiego così: lavorare in cucina è popolare anche sul piccolo schermo, così attira talenti, mentre servire il cliente è visto come una diminutio. È una visione distorta, il lavoro di sala è bellissimo. Eppure si fa fatica a trovare personale, in Italia come anche qui a Bangkok: chef Pam è molto famosa, ha dei programmi tv sulla Rai locale, ma se ci arrivano 160 curriculum, 150 sono per la cucina e solo 10 per il servizio».
Chef Pam in cucina con la brigata
L'edificio e le sale, meravigliose
L'anatra di Potong
Qui e sotto, i salumi cinesi
Declinazioni di banana
Carabineros, ravanello sottaceto, tamarindo e noodles di riso
Mikan-dai, kapi, nero di seppia e porro croccante
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Mahaniyom è una parola thailandese, che indica sia grande sogno sia grande popolarità. Una casualità forse, che per i due soci Ronnaporn Neung Kanivichaporn e Chennarong Bhumichitr in un'importante esclation di locali di grande successo. Il locale accoglie gli ospiti con il suo stile "thai – roccocò", acronimo di Thai – Rocco – Disco, dove gli interni in legno richiamano i dettagli delle case locali ma con inserti contemporanei come le tigri al neon.
Unreasonable. The remarkable power of giving people more than they expect, un libro pubblicato da Will Guidara, già co-patron di Eleven Madison Park (New York) per Penguin Random House (29 dollari US se acquistato online)
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale