03-07-2022
La squadra, molto italiana, del Brace a Copenhagen. Da sinistra in secondo piano Christopher Catalano, Andrea Berdin, Hannibale Barka, Alessio Calabrese, Mariam Fathi. Davanti, Haram Lami, Alessia Capelli, Salvatore Moschetta e lo chef-patron Nicola Fanetti, primo da destra
«Tutto parte da dove sono nato, da dove provengo», dice Nicola Fanetti, e qui si torna a un concetto che abbiamo già incontrato più volte in passato, ad esempio da Alessandro Gilmozzi o da Alessandro Dal Degan, tanto per fare due nomi. Ossia: la specificità territoriale delle varie tradizioni gastronomiche europee fa sì, da sempre, che espressioni culinarie simili – e che non si sono influenzate affatto, ma si sono sviluppate e radicate del tutto parallelamente e autonomamente, per secoli - si trovino magari a grandissima distanza tra di loro, in luoghi un tempo sconosciuti l’uno all’altro. Però accomunati da analoghe caratteristiche climatiche o morfologiche. Così, per dire, Gilmozzi anni fa sorrideva quando qualcuno avvicinava il suo stile alla Nuova Cucina Nordica, quasi che quest’ultimo scimmiottasse quella, e non fosse invece figlio del “semplice” recupero della cultura alimentare dei boschi trentini.
In modo ribaltato ma analogo, Fanetti non ha solo trovato a Copenhagen - dove è chef-patron del Brace di gran successo - un luogo ideale per far impresa ristorativa, come molti altri italiani; ha anche scelto la capitale danese perché vi ha scorto quegli elementi che gli ricordavano il suo imprinting gustativo profondo, lui è nato e cresciuto a Breno, ossia provincia di Brescia ma soprattutto Val Camonica, «montagna-montagna» dice, vicino alla Svizzera, «là i miei nonni avevano le loro coltivazioni e allevavano animali», Fanetti indugia col ricordo. E vi dimostra un attaccamento particolare quasi da Paradiso Perduto, viene in mente Michele Lazzarini che pure è di quelle parti: «Crescendo lì, ho introiettato l’idea di cucinare in casa con prodotti veri. Così è nata la mia passione».
Il Brace fuori e dentro
Dunque: 2011. Dopo una parentesi all’italiano Era Ora, arriva il Noma, «sono rimasto solo otto mesi ma mi si è aperto un mondo: ho capito che per fare una tavola di qualità non era strettamente necessario lavorare con caviale, tartufo, aragoste e foie gras… E poi ho imparato un modo diverso di trattare i rapporti coi fornitori, con le farms. Ho conosciuto i foragers». Una svolta.
Sei anni più tardi, ormai deciso a mettere radici in Danimarca, Fanetti ha aperto appunto il suo Brace. L’idea: «Tenere quanto appreso ma riscoprendo le mie radici italiane, coi sapori più decisi del mio Nord rispetto a quelli di questo Nord, che vanno più sull’acidità e la freschezza. Non parlo tanto di km zero, ma di materia prima di stagione. Instauro rapporti forti coi vari fornitori e con loro sviluppo nuovi ingredienti». Esempio: «A 50 chilometri da qua abbiamo trovato una farm che produce pomodori da panico (acidi? «No, dolci». E come fanno? Serre? «No, iniziano la coltivazione in serra e poi vanno a catturare il sole dell’estate, all’aria aperta. Per noi un pomodoro è banale, per loro è una ricerca. Questo mi affascina»).
Nicola Fanetti
Stracciatella, capperi di sambuco. La stracciatella è prodotta a Ishøj, 20 km a Ovest di Copenhagen, da due ragazzi calabresi, azienda agricola La Treccia
Bun fritto, creme fraiche, aneto, uova di trota. Buonissimo
Waffle ripieno di finferli e ricoperto di koji d'orzo
Tartelletta ai chiodi di garofano, rafano, cervo e ponzu
Carpaccio di hamachi danese, sesamo, granita di gazpacho di peperoni, camemoro. Molto fine
Cannelloni di patate, scampi, maggiorana, formaggio di capra, beurre blanc allo zafferano
Spaghetti al riccio di mare islandese, cinorrodo, sommacco
Tortelli, topinambur, salsa di funghi, noce moscata, mora
Crespella al dragoncello, fungo testa di scimmia, tartufo nero, spuma di noci. Il fungo testa di scimmia è l'Hericium erinaceus
Anatra grigia selvatica alle erbe, germoglio di verza, gemma di abete rosso
Anatra secondo servizio: le interiora diventa un ripieno
Pistacchio, uva spina, caviale di storione bianco
Polline d'api, gelso, olivello spinoso
Cannolo al malto e zucca Hokkaido
Nocciola, mirtillo rosso
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
La Banchina, Refshalevej 141, +4531266561 (foto cntraveler.com)
Eric Vildgaard e Tina Kragh Vildgaard, le due anime del ristorante danese Jordnær
Un'immagine che riassume un possibile menu da Spore: l'offerta è di un percorso fisso, da sei portate salate, a 40 euro. Dalla carta, se lo si desidera, si possono ordinare anche altri piatti extra, tra cui due dessert