09-10-2021
Il ricamo sulle tendine del Cavallino, a Maranello. Già un segnale della sintesi di passato e futuro, nel ristorante di casa Ferrari ora gestito da Massimo Bottura, chef Riccardo Forapani
Il ristorante Cavallino, nuova versione aperta nel giugno scorso nel quartier generale della Ferrari a Maranello, emerge come un (altro) capolavoro di Massimo Bottura. È un prototipo così azzeccato da diventare potenzialmente modello di riferimento. Lo chef, che dapprima con la Francescana ha imposto nel mondo l'idea stessa di fine dining italiano, è passato poi a lavorare in profondità sul concetto di trattoria (Gucci Osteria) e di sintesi tra eccellenze tricolori (la cucina, l'arte, il design, il lusso made in Italy a Casa Maria Luigia, summa stessa del genius loci). Gucci è l'osteria che diventa glamour, il celebre brand della moda che sdogana lo strolghino e i tortellini; ha però - ovviamente - una vocazione cosmopolita, chef è Karime Lopez, prove generali in piazza della Signoria a Firenze ma il format racconta la forza propulsiva dell'italianità (e della trattoria, appunto) e dunque è già ora replicata a Beverly Hills, a Tokyo, con perfetti cross over glocal, pensiamo all'Emilia Burger. Casa Maria Luigia è il museo vivente dell'ospitalità, come fosse la dimora di un signore rinascimentale che s'aprisse all'accoglienza dei suoi ospiti internazionali, mostrando loro le bellezze del nostro Paese, tra le quali la cucina com'è evidente.
L'una e l'altra vengono dalla medesima matrice concettuale, ma si sporgono all'esterno. Il Cavallino idem, però si concentra su un territorio, indaga su un mistero, ossia su questa spettacolare concentrazione d'intelligenza: fast cars e slow food, perché proprio qui? Cosa ha reso uniche queste terre? Quindi al Gucci c'è la messicana Lopez, da Maria Luigia la canadese Jessica Rosval.... Al Cavallino serviva un emiliano. Bottura ce l'aveva, da 13 anni in via Stella: Riccardo Forapani da Mirandola. Come ha detto lo chef, «abbiamo in pratica spedito mia nonna sulla luna per due anni e poi l’abbiamo paracadutata su Maranello», dove l'emozione sta tutta nel rientro, nel constatare l'evoluzione spettacolare dell'anziana astronauta tornata coi piedi per terra.
L'entrata del Cavallino
Per dire: Ferrari è un brand d'eccellenza - lusso per pochi - e nel contempo pop, emozionale, democratico - sentimento per molti. Alla Fantozzi: frittatona di cipolle (e infatti al Cavallino si serve una frittata di cipolle!), birra e tifo indiavolato per le Rosse, durante il Gran Premio d'Imola o di Monza in tv. La "trattoria" Cavallino, che della trattoria mutua le sembianze, anche qui nobilitandole, ripropone lo stesso percorso ideale: consente a tutti - menu degustazione a 65 euro - d'accostarsi al mito. Variante Bassa e Tagliatelle al ragù, il Drake e la Zuppa inglese. Una festa che si dipana a sua volta in un ambiente "popolare", caloroso, luminoso; un'armonia realizzata nel "disordine", nell'intensità, con elementi cromatici forti dominati dal rosso Ferrari, simboli emozionali che riempiono le stanze tanto quanto il (voluto) brusio, il rumore che si percepisce, stile Vecchia Emilia. Ecco: tutti i sensi devono percepire la socialità, che è propria della trattoria e dello spirito emiliano. Ma il tutto mediato e fortificato dall'anima potente, dal motore rombante della bellezza all'italiana: Ferrari in primis, ma non solo.
La foto d'archivio di Enzo Ferrari, il "Drake", sul menu del Cavallino
Enzo Ferrari (a destra) al Cavallino. Ferrari rilevò, insieme all’area in cui sorge lo stabilimento, una piccola casa colonica adiacente che fu prima adibita a mensa aziendale e in seguito, nel 1950, ufficialmente battezzata ristorante Cavallino
Sulla destra, una credenza del Cavallino ispirata all'arte fornasettiana
Mix di decori: sulla destra ispirazione fornasettiana, sulla sinistra pied de poule con richiamo al simbolo di Ferrari
La sala ristorante del Golf Club Carimate, Como, con le sedie originali di Magistretti. La foto è tratta da Domus, novembre 1961. Evidenti le analogie con quanto sotto...
La sala del Cavallino, con le sedie di Magistretti restaurate
Riccardo Forapani e Denis Bretta
Il restaurant manager Luis Diaz. Con lui al Cavallino anche Giovanni Meraviglia, assistant manager, e Silvia Campolucci, sommelier
E ora il nostro pranzo, davvero di livello (inclusivo, piacevole, divertente). Le foto sono di Tanio Liotta.
Gnocco fritto, pancetta, mostarda di mela. La pancetta è del prosciuttificio Leonardi di Marano sul Panaro (Modena)
L'erbazzone rivisto da Bottura-Forapani diventa una sfoglia con battuto di erbe e spinaci disidratati
E la tigella si trasforma in macarons al rosmarino con purea di lardo, Parmigiano Reggiano e limone salato
Crème Caramel al Parmigiano Reggiano. Ma quale Francia! È una frittata al Parmigiano Reggiano 36 mesi, con una riduzione di cipolle tostate (al posto del caramello) e aceto balsamico tradizionale. Buonissimo
Carpaccio di lingua: lingua salmistrata, lumache, prezzemolo, aglio dolce, senape e caviale. Eccellente
Rosette cotte nel forno a legna: sfoglia di pasta fresca con prosciutto cotto, tosone e spuma di besciamella. Qui è proprio la nonna astronauta
Risotto alla zucca, coppa di testa, rafano, carpaccio di gamberi
Anguilla alla brace ripiena di piccione, salsa carpione e giardiniera: guardate che spettacolo nel taglio, foto sotto
Eccezionale questa Tartelletta alla frutta: tartelletta di pasta sablé salata, gazpacho di pesche fermentate, pomodorini vari, basilico, gel di acqua di pomodoro. Intermezzo pazzesco
Cotechino alla Rossini: foie gras, pan brioche, marasche e tartufo nero
Qui si fa la storia (cit.). Direttamente o quasi dal Campazzo (leggi qui) il Paciugo di mascarpone, caffè e cacao. Il mascarpone è una spuma, il caffè un gelato, poi meringa francese, amaretti, polvere di cacao
Zuppa inglese, l'unico piatto che non esplode, ma è uno di quelli sui quali siamo esigentissimi: savoiardi, crema pasticcera, spuma di cacao all'acqua, riduzione di alkermes
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
a cura di
Il primo, classe 1974, milanese, giornalista professionista dal 1999, è coordinatore della redazione di identitagolose.it (Instagram: carlopassera). Il secondo, calabrese classe 1990, è artista ed appassionato di design. Ha studiato Food & Wine Communication e collaborato con riviste di enogastronomia. Si occupa anche di food art e food photography (Instagram: tanioliotta)
Massimo Bottura tra le botti della sua acetaia: «Il mio approccio è quello dei grandi vigneron italiani, che attraverso i loro vini hanno dato un’espressione autentica del proprio territorio con il coraggio di uscire dal disciplinare», ci racconta
Torrone d'anatra è il Piatto delle Feste 2023 (nonchè una delle golosità previste nel menu di fine anno) di Riccardo Forapani e Virginia Cattaneo, entrambi chef al ristorante Cavallino, a Maranello (Modena). Foto a cura di Stefania Gambella
Massimo Bottura e Lara Gilmore