30-06-2019
Paco Morales, chef del Noor di Cordoba
Il cuoco contemporaneo si pone come baluardo (e alfiere, e motore) di saperi-sapori antichi; riscopre, ad esempio, la cucina dimenticata del Mediterraneo, ci ha detto recentemente Pino Cuttaia (leggi Cuttaia: avanguardia oggi è riscoprire la cucina dimenticata del Mediterraneo). In qualche modo – e con impostazione del tutto differente - Floriano Pellegrino e Isabella Potì stanno operando nel medesimo senso (leggi Da Bros le prove tecniche di una Nuova Cucina Mediterranea). Ci sono tanti altri approcci possibili. Ci viene in mente quello di Riccardo Camanini, che non solo scava nella tradizione – si pensi alla sbernia, leggi Strepitoso Camanini: cera una volta la sbernia, "cera" scritto proprio così – ma anche nella storia, con la sua analisi tra le ricette di Apicio, leggi Riccardo Camanini e il rognone secondo Apicio.
È un lavoro complesso, che in Italia risulta appena abbozzato perché ha bisogno di ulteriori protagonisti. Altrove, come in Spagna, sono invece aspetti da più tempo – e con più attori – al centro della scena (leggi ad esempio Spettacolare Miguel Ángel Mayor, alla riscoperta del gusto latino e arabo). Tali considerazioni ci sono venute in mente qualche settimana fa, dialogando con Paco Morales a Cordoba, o Cordova che dir si voglia (la prima è la la dizione spagnola, la seconda italiana).
Cordoba alla fine del primo millennio era la città più grande, più colta e opulenta tra tutte, «la Roma dell’epoca», al centro di quel mondo arabo-ispanico che era luce di civiltà (“Noor” significa proprio “luce” in arabo). Ed è appena il caso di ricordare come al-Andalus, l’odierna Andalusia, sia stata parte della koiné arabo-islamica per circa otto secoli. Proprio su questo indaga Morales: e lo fa con una ricerca gastronomica che prende innanzitutto in esame, secolo dopo secolo, i pochi ricettari dell’epoca, tradotti ed editati negli anni Cinquanta da Ambrosio Huici Miranda; ci restituiscono le sembianze di una civiltà che ci appare tanto lontana, ma che è in realtà strettamente connessa con le nostre radici mediterranee, «persino molta parte della cucina classica francese è da essi ispirata».
Cordoba
In questi tre anni di apertura del Noor, l’attenzione si è invece incentrata sui secoli precedenti, in una lenta risalita cronologica; ci porterà presto a quell’evento cardine, rivoluzionario, che è stata la scoperta dell’America, anno 1492 – la storia ha voluto far coincidere quasi perfettamente (la distanza è solo di pochi mesi) la traversata di Cristoforo Colombo con la caduta di Granada, ultima roccaforte araba in Spagna. «Presto studieremo anche come l’Europa ha influenzato la cucina nativa americana».
Quali erano le caratteristiche della cucina arabo-andalusa? «C’era un forte accento sul sapore. Erano pietanze nel medesimo tempo leggere ma dense, con aromi forti, amari, speziati e agro-piccanti». Difficile – se non impossibile – riproporli tali e quali oggi: ma il lavoro del cuoco contemporaneo sta appunto nel prendere spunto dal passato e trasporlo in ottica futura, «la mia abilità è nel rendere moderni gli stimoli gastronomico-culturali che traiamo dalle ricette antiche. Non seguo le stesse tempistiche e modalità di un tempo nella cottura del baccalà; ma voglio proporne un aroma corrispondente».
Ogni piatto si basa esclusivamente sulla materia prima che poteva essere presente nell'Andalusia del Califfato: dunque niente patata, pomodoro, peperone, mais, fagioli, cacao o avocado, che arrivarono nel Vecchio Continente dopo la scoperta dell'America. Piuttosto: carruba, zafferano, latticini di capra, cardamomo, coriandolo, acqua di fiori d'arancio, arancio amaro, noci, datteri, spezie...
L'idea di fondo è quella di ottenere una ricostruzione attuale di come potrebbe essere stato un banchetto in un palazzo arabo. Tutta l’esperienza al Noor è funzionale a questo scopo; vi è una ritualità attenta in ogni momento del pasto (macché: sin da quando il commensale varca la soglia d’ingresso!). L’architettura dell’edificio si ispira ai concetti più rappresentativi di quella islamica: dunque contrasto tra interno ed esterno, sequenza degli spazi, articolazione di luci e ombre, ripetizione di motivi geometrici. Fuori, la facciata è austera; dentro, gli interni sono riccamente decorati con motivi geometrici.
La sala
La grande scultura circolare in legno - creata dall'artigiano Manolo García - che adorna il soffitto: dà la sensazione di una grande lampada. come nella Moschea Blu di Istanbul
«Paco Morales è lo chef più importante al mondo nel dialogo tra la gastronomia araba e occidentale» (Ferran Adriá)
Pane di limone bruciato, tonno marinato e albaqdunis, una maionese di prezzemolo e limone bruciato. Ottimo inizio
Tartare di mucca, cuore ed emulsione di carne di bue stagionata
Bottarga di muggine con garum andaluso, ossia una salsa fatta con le interiora delle alici
Spinaci, asparagi selvatici, formaggio di latte di pecora e olio di rosmarino: piatto straordinario, con persistenti note vegetali di clorofilla, grande texture, immensa eleganza e purezza di gusto
Arrivano i pani: all'uvetta e alla farina di ceci
Karim di mandorle tostate, riccio del Sahara e mela verde con sommacco. Altro gran piatto. Il karim è una sorta di hummus, in genere a base di pinoli. Il riccio del Sahara è teff (un cereale del Corno d'Africa) cotto
Asparagi bianchi di Navarra, emulsione di burro di capra, porcini rossi, foglie di oxalis, lumache alla menta
Minestra di verdura, caffè, pil-pil di pelle di abadejo, un pesce della famiglia dei merluzzi
Ostriche con succo d'oliva Kalamata, neve di kefir e gelatina di agnello
Ventresca di spigola dell'estuario del Guadalquivir con la sua tartare e un'emulsione della sua testa
Piccione arrosto, ciliegie tostate e in salamoia in aceto di sidro di mele
Arancia con zuppa di zagara, pesto dolce, fragole di bosco e basilico
Cocco con lacrime di oliva nera e gelato di cardamomo
Algarroba Almorávide, ossia un dessert tutto a base di carruba: gelato, biscotto, concentrato... Non c'era cioccolato nell'Al Andalus: ecco la ricerca di somiglianza
Dolcezze finali: meringa e acqua di rose
Macaron alla rosa e limone
Gel di frutti rossi e liquirizia
Marzapane e menta
Cannelés
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Insalata tiepida di piccione marinato al pomodoro, cumino e salsa di pomodoro: una delle ricette del nuovo menu del Noor di Cordoba, spiegate da Paco Morales e Paola Gualandi sul palco di Gastronomika a San Sebastian
Paco Morales con la sua lezione a Identità Milano 2023 ha raccontato i piatti del più recente menu di Noor, a Cordoba (Foto di Brambilla / Serrani)
Paco Morales, 40 anni, chef e patron del ristorante Noor di Cordoba (Spagna) e Paola Gualandi, 24 anni, lecchese, executive chef (foto Zanatta)
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale