18-05-2016

Don Pasta, il resistente

Il suo nuovo libro, Kitchen Social Club, è un mosaico di storie ed esperienze alternative

Il nuovo libro del pugliese Don Pasta ha un sottot

Il nuovo libro del pugliese Don Pasta ha un sottotitolo molto efficace ed esplicativo: "Manifesto dei cuochi, del cibo e delle cucine sociali e popolari. Storie & ricette "

Don Pasta - conosciuto dall'anagrafe italiana come Daniele De Michele, artista, performer, interprete da anni, con spettacoli, djset e libri, dell'incontro tra musica e cucina - dopo essersi cimentato nell'ambizioso remix dell'opera dell'Artusi, di cui raccontavamo qui, torna in libreria con un nuovo volume, edito da Altreconomia, intitolato "Kitchen Social Club".

Si tratta di un libro molto diverso dal precedente, che potremmo presentare come una attenta raccolta, un mosaico, di esperienze e di storie di quelle che lo stesso Don Pasta chiama "cucine resistenti". L'artista pugliese lo ha curato con la collaborazione di Massimo AcanforaUmberto Di Maria, selezionando buone pratiche, raccontando tentativi di far sopravvivere delle "forme di resistenza possibile a una contemporaneità che pensa si possa vivere in Italia senza tracce di un passato in cui la gente, anche nel dolore, sapeva mangiar bene, in modo equilibrato, nel rispetto della natura". 

Un "manifesto", dunque, come recita il sottotitolo del libro. Di cui Don Pasta sentiva la necessità, in questa fase storica: «Il cibo credo che spesso possa essere considerato una metafora di quello che succede nel mondo - ci spiega - e purtroppo succedono molte cose che considero preoccupanti e che rischiano di farci perdere pezzi importanti della nostra cultura. Nel mio viaggio ormai decennale nella cucina italiana e nelle sue tradizioni, ho avuto l'impressione che i pezzi che potrebbero scomparire sono davvero tanti».

Un dettaglio della copertina di "Kitchen Social Club", edito da Altreconomia (128 pagg., €12.50)

Un dettaglio della copertina di "Kitchen Social Club", edito da Altreconomia (128 pagg., €12.50)

Però ci sono delle eccezioni, e sono quelle che racconti nel libro.
Sì, ci sono per fortuna ancora molte persone, persone molto tenaci anche, che non perdono la voglia di difendere, oltre che il proprio piacere di mangiare, anche e soprattutto il proprio piacere di coltivare in modo consapevole e di rispettare la natura. Abbiamo voluto creare un mosaico di piccole, ma importantissime, resistenze a un'epoca molto aggressiva. In generale e nel mangiare.

Quanto ti ha influenzato il lavoro fatto per Artusi Remix, in cui hai avuto modo di esplorare approfonditamente l'evoluzione della cucina tradizionale nell'Italia di oggi?
E' stato un caso che Altreconomia mi abbia chiesto di curare questo lavoro, che loro avevano in un certo senso già iniziato, ma è stato anche un caso molto fortunato. Aver avuto modo di lavorare sulla memoria, sulle culture popolari e familiari, mi ha fatto capire come il panorama che potevo raccontare rischiava di essere pessimistico. Mi sono accorto di come fosse necessario costruire delle reti di critica al modo attuale di concepire il cibo, e soprattutto di interpretare l'agricoltura. Ma con uno spirito propositivo e contemporaneo.

Puoi farci anche solo un esempio in questo senso?
Per osservare la quotidianità dell'agricoltura nel Sud Italia è necessario affrontare il tema del controllo del territorio da parte delle mafie ed è necessario prendere coscienza del ruolo fondante in quelle produzioni dei lavoratori migranti. Facendo un'analisi come questa si possono però trovare delle esperienze positive, come quella di Funky Tomato, che produce un pomodoro di alta qualità attraverso una filiera partecipata, legale e trasparente, usando tecniche artigianali a basso impatto ambientale, tutelando i diritti dei lavoratori e integrando nelle aziende i braccianti stranieri vittime dello sfruttamento della filiera del pomodoro da industria.

Don Pasta ritratto da Giulio Romito con lo chef dell'Osteria Francescana Massimo Bottura. Qui potete guardare il video del loro recente incontro/intervista

Don Pasta ritratto da Giulio Romito con lo chef dell'Osteria Francescana Massimo Bottura. Qui potete guardare il video del loro recente incontro/intervista

Come hai svolto la selezione delle 25 storie raccolte in "Kitchen Social Club"?
E' stata la parte più delicata di questo lavoro, perché per fortuna le nostrane piccole "storie di resistenza" sono molte di più di 25. Abbiamo così deciso di lavorare per sintesi, creando un gioco che ci fornisse un filo narrativo coerente. E allora abbiamo scelto di partire da alcuni ingredienti, come se costruissimo un ricettario a loro ispirato, per raccontare poi delle esperienze meritevoli legate a queste materie prime. Con la passata di pomodoro siamo arrivati appunto a Funky Tomato, con la birra abbiamo scoperto il progetto Vale La Pena, che produce un'artigianale all'interno del Carcere di Rebibbia, con il caffè la Cooperativa Lazzarelle, che produce caffè di qualità grazie al lavoro delle donne di un'altra casa circondariale, quella di Pozzuoli, cercando di scardinare il controllo della camorra sulla distribuzione del macinato ai bar del territorio. 


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a cura di

Niccolò Vecchia

Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare 
Instagram: @NiccoloVecchia

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