Nella ridda di aperture milanesi Expo-oriented, è forse il debutto più atteso. Atteso dai cittadini e dai turisti che transiteranno su Milano perché segna lo sbarco in Italia di Mandarin Oriental, gruppo cinese di hotellerie di lusso già presente in 24 paesi del mondo tra Asia, Americhe ed Europa. Sull’Italia sventolerà il prossimo ventaglio (mentre a Marrakech c’è una seconda apertura imminente).
Ma è un progetto atteso soprattutto da noi amanti della buona tavola intanto perché la compagnia vanta in proporzione il maggior numero di ristoranti con stella Michelin: se i calcoli non ci ingannano, nel mondo sono in tutto 16 (le 2 più celebri? Quelle del Dinner di Heston Blumenthal a Londra-Knightsbridge). E poi perché al timone, lo sappiamo da luglio scorso, ci sarà Antonio Guida, il formidabile cuoco che si è già arrampicato fino alla doppia stella Michelin sul dorso del Pellicano, all’Argentario. Negli ultimi anni, il toto-terza stella includeva puntualmente il suo nome.

Il rendering della corte del bar bistrot
Il cuoco leccese di Tricase è troppo umile e serio per pensare o dichiarare di voler portare il riconoscimento più ambito a Milano, trent’anni dopo
Gualtiero Marchesi in Bonvesin del Riva. Ma il pensiero ci sfiora per un attimo mentre, nel corso della nostra visita, lo stesso
Guida ci accoglie in via Andegari 9 a Milano, il futuro ingresso della struttura, quattro diversi stabili di proprietà del Gruppo Statuto per un hotel che sommerà 104 stanze, di cui 31 suite. Presto quando? Impossibile stabilirlo con precisione ma con ogni probabilità sarà entro giugno, indicazione temporale che non calcola gli imprevisti, da contemplare sempre quando si deve oliare una macchina così complessa.
Il piano di ristorazione prevede ristorante fine dining e bistrot, entrambi al piano terra. Il primo avrà il suo ingresso al civico 18 di via Monte di Pietà e si svilupperà a “elle” attorno a una corte esterna, popolabile anche d’inverno. Il progetto, firmato dall’architetto Antonio Citterio, prevede tanto legno e marmi di 15 tipi diversi, secondo la logica ferrea del Mandarin di dar sempre valore sempre alle materie prime simbolo del paese ospitante.

Mattia Pastori, pavese: sarà il bar manager
Le cucine, disegnate anche secondo i suggerimenti di
Guida, saranno 4 in tutto: quella riservata al fine dining, quella del bistrot e quella per i banchetti, tutte e 3 al piano terra. Al piano meno uno ecco la quarta, una superficie molto ampia per le pre-preparazioni (pulizia di carne e pesce) e il room service. Parliamo, tra cucine, sale e corte esterna, di circa 800 metri quadrati in tutto.
Chi ci sarà nei posti chiave? Il restaurant manager è Alberto Tasinato, fresco reduce dall’apertura di Berton e vecchia conoscenza (“vecchia” per modo di dire: non ha neanche 30 anni) della ristorazione meneghina (Al V Piano, Trussardi alla Scala ancora con Berton) e di Guida stesso (lavorò al Pellicano nel 2008). Tasinato sarà affiancato dal sommelier Ilario Perrot.

Luca Finardi, general manager del Mandarin Oriental, già al Grand Hotel Timeo di Taormina (Messina)
L’executive sous-chef sarà invece il fedelissimo
Federico dell’Omarino, accanto a
Guida da 14 anni mentre il reparto dolce sarà il regno di
Nicola Di Lena, altra ex colonna dell’Argentario. Tra i 3 sous-chef ritroviamo con piacere il nome di
Matteo Lorenzini, ex delle
Tre Lune di Calenzano, una stella guadagnata nel novembre scorso con chiusura dell'insegna appena dopo. Poi,
Roberto Stefani, altro fedelissimo di
Guida e, al timone del bistrot,
Michele Cotugno, ex
Armani a Milano, stessa provenienza del bar manager
Mattia Pastori. Al bere bene (e in un contesto non troppo formale) sarà assegnata naturalmente grande importanza: il bistrot sarà sempre aperto, fino alle 2 del mattino.