Ritratti a grandezza naturale, paesaggi, acquerelli, targhe celebrative, coloratissime carte da parati, in qualche caso installazioni tridimensionali o anche nulla. Ne abbiamo viste di ogni genere, in questi anni, alle pareti dei ristoranti. Negli ultimi tempi è tornata un’abitudine che s’era un po’ persa, dopo il boom degli anni Novanta: i manifesti pubblicitari d’antan.
Di recente, siamo venuti a conoscenza di una straordinaria collezione del genere. È il frutto della passione di Elvio Soleri, gentiluomo torinese, scomparso pochi anni fa. Negli anni Settanta cominciò a visitare per passione mercatini antiquari e fiere specialistiche in Costa Azzurra e oltre. «In Francia», racconta la figlia Olimpia, oggi responsabile della Collezione Soleri, «il particolare collezionismo ha una storia che affonda le sue radici alla fine dell’Ottocento. In Italia ha acquisito una certa dignità solo molto tempo dopo. Il primo pezzo acquistato da papà, nel 1974, fu il celebre ‘Olympia’ di Jules Cheret del 1892. Nel tempo, la passione è diventata così dominante che ha abbandonato il lavoro di dirigente d’azienda, cominciando a occuparsi a tempo pieno della materia, diventando tra le altre cose consulente per la casa d’Aste Bolaffi per le aste di manifesti pubblicitari».

Gli esiti delle ricerche sono ben visibili oggi: «La collezione», continua Olimpia, «oggi conta su 4mila manifesti grandi e piccoli, ma non è facile dare un numero esatto della mole complessiva perché i lavori di digitalizzazione, iniziati 4 anni fa, non sono ancora terminati. Ai manifesti occorre aggiungere poi anche i cartoncini di piccolo formato da esporre nelle vetrine o sui mezzi pubblici, le locandine, le scatole in latta, i dépliant turistici, le cartoline illustrate, i bozzetti originali, i figurini di moda, le stampe non pubblicitarie, riviste d’epoca, tabelle in latta, trofei e statuette a soggetto sportivo…».
I soggetti principali della Collezione Soleri riguardano soprattutto la montagna, la storia dell’automobile e il territorio piemontese. Ma spiccano anche centinaia di esemplari a tema eno-gastronomico, uno specchio che riproduce fedelmente lo spirito dei tempo. «I manifesti raffigurano soprattutto bevande e liquori, figli del boom dell’industria del Novecento. Tanti prodotti alimentari come formaggi, latticini, yogurt, olio, pasta e salumi… Dolci, piemontesi e torinesi, aziende di cioccolato o caramelle come
Venchi,
Unica e
Talmone - poi riunite in un unico marchio. Ancora, gelati, panettoni e colombe. Bevande non alcoliche: acque minerali o polverine come idrolitina e salitina. Bibite; aranciata, chinotto, coca cola. Vini: barolo, barbaresco, spumanti, vermut, amari, liquori, aperitivi…». Un campionario di gran fascino per i cultori del genere.
I prezzi? «Si va dai 100 euro», conclude Olimpia Soleri, «per manifesti non troppo datati o di cui esistono tante copie, a poster da alcune migliaia di euro, come quelli firmati a inizio Novecento da
Marcello Dudovich e
Leonetto Cappiello, maestri che hanno disegnato per
Campari,
Cinzano,
Martini&Rossi. Oltre all’età, il valore di un manifesto varia al variare del prodotto pubblicizzato, della bellezza del disegno, della sua rarità e dello stato di conservazione».
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