30-07-2018
David Gelb, classe 1985, autore, regista e produttore esecutivo di "Chef's Table", seguitissima serie di Netflix (foto di Mathieu Young per Netflix)
Tra gli ospiti più interessanti passati al Basque Culinary World Prize, evento organizzato settimana scorsa a Modena da Basque Culinary Center, Massimo Bottura e Lara Gilmore, c’era l’americano David Gelb. Nato a New York neanche 35 anni fa, oggi residente a Los Angeles, questo timido ragazzo ha già un curriculum che fa invidia a colleghi più esperti: nel 2011 è stato autore e regista di Jiro Dreams of Sushi, forse il food-documentario più visto al mondo, e oggi è l'executive producer di Chef’s Table, la serie che traina Netflix con decine e decine di milioni di viewers. Episodi che hanno amplificato in modo impressionante la fama dei cuochi protagonisti dei documentari/monografie. «Viaggio tanto, mangio specialità incredibili, incontro persone fantastiche: sono molto fortunato», aveva sussurrato modesto poco prima, sul palco del Collegio San Carlo di Modena. L’abbiamo intercettato e scambiato due chiacchiere.
Lei è qui per un simposio che titola “trasformare la società attraverso la gastronomia”. È un obiettivo realistico? Sì perché tutti mangiamo più volte al giorno, il cibo è nella vita di tutti. Gli chef sono così ammirati e riconosciuti. Se loro ci dicono che dobbiamo mangiare in un certo modo, dobbiamo ascoltarli. Hanno grande influenza, sono dotati di poteri speciali.
David Gelb con lo staff dell'Osteria Francescana (foto instagram)
Post entusiasta di David Gelb sulla pizza di Franco Pepe (foto instagram)
L'ultimo saluto al giornalista scomparso Jonathan Gold, terzo da sinistra (foto instagram)
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.