04-01-2021
Massimo Albanese, pastry chef e titolare delle due pasticcerie Max di Treviso
Sui canditi lui non transige. «È fondamentale l’altissima qualità. Devono presentarsi morbidi e succosi, nonché regalare freschezza all’impasto. E devono avere le giuste proporzioni: cubetti 12x12 millimetri, a esser precisi. Io nel panettone classico preferisco utilizzare quelli d’arancia, che conferiscono la perfetta forza aromatica», spiega Massimo Albanese. Classe 1967, radici veneziane (in quel di Mestre) e un’infanzia a Scorzè, dove il padre Cesare guidava un’impresa di tappezzerie. «Ma non era la mia strada», confessa Massimo. Così, dopo l’alberghiero a Castelfranco Veneto e un paio di stagioni in azienda, capisce che il suo destino è imbottire cannoncini e bignè. «Sapevo sin dalle elementari che sarei diventato pasticcere. Mia madre Marisa mi rammentò più volte tutte le difficoltà di questa professione, ma poi ha prevalso la passione. Adesso ammette pure lei che ho fatto bene a fare quel che faccio».
Anche perché Massimo lo fa benissimo. Sotto l’insegna di Pasticceria Max, a Treviso. E coinvolgendo nell’avventura la compagna Lorella e il figlio Emanuele. «Nel 2014 abbiamo aperto una boutique in via Canova, proprio in centro, a due passi dalla cattedrale. Ma il negozio storico, con tanto di laboratorio, si trova in strada Sant’Angelo. Lo rilevai nel 1996. I vecchi proprietari volevano vendere e trovarono in me la persona giusta per continuare. Naturalmente cambiai il nome, perché volli dare una svolta. Proponendo il mio pensiero e la mia filosofia», racconta Albanese. Entrato nell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani nel 2007 e ora concentratissimo sul panettone.
Il Maxmisù
La torta Palladiana, ispirata alla tipica pavimentazione che accosta tagli diversi di pietra, senza rigore geometrico
La torta After Eight
Intanto? Massimo ascolta il cuore. E nutre la mente anche con alcune frasi festose e gioiose, incise sui vasetti di creme spalmabili homemade. «Sono il frutto della creatività di Lorella, ma incarnano perfettamente il mio pensiero». Voilà la Maximella, una crema fondente al gianduia; la Olivia, arricchita da olio extravergine e sale; e la Gianduiotta, preziosa di nocciole. Che parla in etichetta, suggerendo positività e ottimismo: “Nella vita se si chiude una porta si apre un barattolo di Gianduiotta”.
Anticipazioni, personaggi e insegne del lato sweet del pianeta gola
di
Lombarda, una laurea in lettere e un inizio nel giornalismo di cronaca. Poi, cambio di direzione, verso i viaggi, il cibo e il vino. Ora guida Fuori Magazine, il nuovo progetto editoriale di Petra-Molino Quaglia
Il risotto agli asparagi di Bassano del Grappa e uovo mimosa del ristorante All'Antico Girone
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