L’aprile scorso, lunedì 23 per la precisione, nel programma delle Cene di Identità Golose ha fatto irruzione la cucina giapponese, a essere precisi la straordinaria fusion nippo-brasiliana proposta da Roberto Okabe nei suoi locali milanesi, in quello storico, il Finger’s in via San Gerolamo Emiliani, telefono +39.02.54122675, e dall’anno scorso anche al Finger’s Garden in via Keplero, +39.02.606544.
Roberto è un brasiliano di San Paolo così come il suo chef Gustavo Young un connazionale. Con due segni distintivi: Okabe ha radici giapponesi (a San Paolo vive la più grande comunità nipponica fuori dal Giappone, un milione e 300mila anime) e Young cinesi. Le loro proposte esaltano i sapori e le sapienze della loro patria e dei paesi di origine. Guai però credere che violentino l’anima della cucina del Sol Levante. Basti sapere che Finger’s fa parte dell’Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi nel cui logo si legge “Vera Cucina Giapponese”. Il simbolo? Un pesce rosso.
Poco più di un mese fa, al
Finger’s Garden ecco piatti come il Tayo e Luna, una capasanta scottata con besciamella, gelatina di soia e pasta kataifi croccante, la Millefoglie di tonno, pomodoro e burrata con sale al tartufo d le Seppioline su crema di edamame (fagioli di soia acerbi) allo zenzero e salsa yuzu-miso. Poi hanno fatto irruzione i ricordi dei due cuochi con il Sushi di tartare di salmone, guacamole di avocado, uova di salmone e cream cheese ribattezzato Saudade do Brasil, nostalgia del Brasile, e via di boccone in boccone, un volo alto fino ai tre fuochi d’artificio finali: Involtino di Wagiu Kobe beef con asparagi e umeboshi, Cartoccio di Dentice selvatico, funghi enoki, salsa ponzu e cuore di bambù, Bis di Robata di pollo alla brace su crema di patata al tartufo e merluzzo nero al miso con salsa al wasabi.
E se ora scriviamo di Okabe è perché tra poco, una ventina di giorni, sarà di nuovo protagonista con noi di Identità in tutt’altro contesto. L’appuntamento del 10 giugno al Dopolavoro, il ristoro dell’Hangar Bicocca, in fondo a via Chiese arrivando da viale Sarca, pochi passi ancora e Milano lascia spazio a Sesto San Giovanni, sarà nel segno dei “Rubitt”, in dialetto milanese le piccole cose fatte bene. Sono quelle robette (ma rubitt suona meglio, un termine più coccolo e intrigante) che di norma vengono servite in accompagnamento all’aperitivo e che il famigerato happy hour (Milano purtroppo non sempre partorisce idee felici) ha praticamente spazzato via.
Se l’ora (in)felice è una corsa a offrire tanto a prezzo prossimo allo zero (non si può pensare di fare cena pagando una manciatina di euro), i rubitt sono stati pensati da Cesare Battisti, chef e titolare con Danilo Ingannamorte del Ratanà in via De Castillia, come dei bocconi preparati al momento dalla cucina, una cucina espressa e gustosa. Dietro ai mondeghili, sapide polpette di carne tipiche di Milano, c’è un cuoco al lavoro, un impegno da rispettare proprio perché è un’idea che si nutre di rispetto verso il cliente.

La Millefoglie di tonno con pomodoro e burrata, una creazione di Roberto Okabe e Gustavo Young nello foto di Francesco Mion
Il 10 giugno all’
Hangar Bicocca la prima volta di un viaggio nel segno del rubitt, dieci ore di grande cucina e piccoli piatti, una maratona da mezzogiorno alle 22, cibo, birra e bevande, ma anche musica dal vivo e calcio in tivù, le note della
Brass Jazz Band e il debutto azzurro agli Europei contro la Spagna due volte campione, d’Europa e del Mondo. Il tutto a 25 euro, tutto compreso escluso il vino. Il
Dopolavoro, aperto da un mese, ha una sua carta e ognuno potrà scegliere, ordinare e pagare la sua bottiglia preferita. Nel prezzo una
Birra Moretti e una bibita
S. Pellegrino. E l’acqua? L’acqua sarà libera.
Chiave della giornata è il concetto di “Grande cucina in piccoli piatti”. Chiamateli se volete tapas, cicheti, trapizzini, ovviamente rubitt, bocconcini, mezze porzioni, la sostanza non muta: si tratta di autentica cucina espressa in dosi ridotte, un mangiare bene e lungo nel tempo, senza soffermarsi su un piatto o due ma fare un po’ come le api che volano fior da fiore succhiando il meglio.
Cucineranno – e nei prossimo giorni sapremo cosa – Cesare Battisti del Ratanà, Roberto Okabe del Finger’s Garden, Eugenio Roncoroni e Beniamino Nespor del Mercato, Alice Delcourt dell’Erba Brusca e Paolo Casanova del Dopolavoro, posto che ha fatto del rubitt la sua ragione d'essere. I dessert usciranno dalle mani di Luca De Santi, già all’Enoteca Pinchiorri. Una curiosità: la Delcourt lo scorso settembre vince il Cous Cous Fest a San Vito Lo Capo in Sicilia concorrendo per la Francia. Tra poco, dall’1 al 3 giugno, sia Casanova sia Roncoroni e Nespor partiperanno al Cous Cous Fest Preview, sei cuochi in gara nelle selezioni, sempre a San Vito, il migliore farà parte della squadra italiana per l’edizione 2012.
Ci si può già prenotare per Identità Rubitt telefonando al numero verde 800.825144.