Per molte persone la coltivazione condivisa, di cui ho già parlato in questo articolo, si tratta di un passatempo, per altri la riscoperta di attività che erano la norma cinquanta e passa anni fa, per altri ancora rappresentano un modo per allievare i costi della spesa alimentare. Comunque la si guardi, contribuiscono a disegnare un’idea di cibo molto piú umana, alla portata di tutti, a influenzare il modo con cui ci avviciniamo al cibo e alla cucina, alla convivialità e alla condivisione.
Dello stesso gruppo fanno parte anche i Guerrilla Gardeners (il link conduce al portale dei GG britannici, ma ne esistono anche in NZ), gruppi di attivisti che hanno ingaggiato una simbolica guerra contro “l’abbandono e la trascuratezza e la scarsità di spazi pubblici come luoghi in cui crescere cose, che siano belle, buone o entrambe”.

Una delle tante piccole aiuole creata a Auckland dai guerrilla gardeners locali
Le loro attività sono talvolta considerate al limite della legalità ma sono sempre pacifiche, e includono incursioni in spazi pubblici per seminare, coltivare, potare, piantare, innestare. Crescono fiori ma crescono anche verdura e anche alberi da frutta, i cui prodotti sono a disposizione di tutti. Un’idea del bello che si traduce in spazi più accoglienti e gratuità sotto forma di materie prime. La stessa idea, ma totalmente legale, di
Pam Warhurst, di
Incredible Edible, che a Todmorden è riuscita a coinvolgere tutta la popolazione e l’amministrazione per fare di questa cittadina una vera città edibile (un bellissimo video di presentazione si trova
qui).
Segnano invece un diverso rapporto con il cibo e le pratiche agricole i
GAS, Gruppi di Acquisto Solidale, o i
CSA, Community Supported Agriculture; nati con lo scopo di beneficiare i produttori che optano per circuiti distributivi diversi, riducendo il rischio dell’invenduto poiché concordano una produzione con clienti che si organizzano in gruppi e ritirano la merce periodicamente,
CSA e
GAS vengono spesso usati come sinonimi, ma i
GAS si differenziano dai
CSA perché i partecipanti anticipano una quota ai produttori, che in tal modo hanno assicurato il loro raccolto ben prima della prova del mercato.

Alice Waters, del famoso Chez Panisse di Berkeley, tra le prime a utilizzare erbe aromatiche e verdure coltivate nel proprio orto
Inoltre in molti casi i
CSA statunitensi prevedono che la merce sia pagata prestando il proprio lavoro: che si tratti di strappare le erbacce, di dar da mangiare agli animali oppure di partecipare al raccolto, alcuni produttori vanno oltre il semplice rapporto di fornitura di merce, ma vogliono che il lavoro venga conosciuto e quindi successivamente riconosciuto per quello che è, con tutto quello che comporta in termini di sudore, condivisione, conoscenza della terra e orgoglio del proprio lavoro.
Uno dei nomi di ristoratori più famosi legato a queste pratiche è
Alice Waters, di
Chez Panisse, a Berkeley, California. In verità
Alice Waters è famosa per esser stata una delle pioniere del crescersi le erbe per conto proprio, ma è pure il simbolo di una ristorazione che riconosce il valore di un prodotto di qualità e che quindi necessita dell’alleanza con chi coltiva, di cuochi e
foodies che riconoscono che il tessuto sociale in cui i ristoranti sono inseriti è il vero humus che veicola l’energia, la vitalità e la creatività.