08-01-2022
Lo chef Pasquale Caliri del Marina del Nettuno Yachting Club di Messina. È anche un Ambasciatore del Gusto
Sfrega bene il piatto: come Aladino, allo chef compare la nonna. La tendenza del moderno storytelling culinario finisce spesso col contemplare la grandmother come esempio di una veracità gastronomica da non dimenticare.
In principio fu la nonna quindi, madre, musa, ispiratrice di questa nouvelle vague geriatrica che non sembra avere fine. Giova, l’appellarsi agli avi, a osannare una cucina dimenticata, per molti seppellita dalla modernità, celata se non spazzata da schiume, sifoni, roner e altre termostatiche compagnie.
E se la riduzione può dare frustazione, rifugiarsi sotto la gonna della nonna dà sempre la sua consolazione. Rintocca incessante il pendolo tra la tradizione e l’innovazione. L’irrisolta dicotomia dove alla ricerca dell’equilibrio ci si spinge indecisi tra claudicanti gambe o performanti quadricipiti dei nipoti.
“La cucina della tradizione è per chef senza idee” tuona Ferran Adrià. Un colpo al cuore del mestolo per i tradizionalisti di salsa tradizionale. Ma a che giova riesumare 'sta benedetta nonna a ogni piatto sospinto?
Evocare serve a emozionare. Senza scomodare le neuroscienze, sappiamo bene come un piatto faccia goal tra le papille quando ci ricollega a un ricordo andato. E’ cifra stilistica, Pino Cuttaia docet, dove la cucina rimbomba tra ricordi della tradizione trova eco e foce in una dirompemnte manifestazione.
Io la ricordo mia nonna, con le sue sarde che mio nonno saliva dalla spiaggia, fatte a “linguata”, immerse per troppo tempo in un aceto improbabile, e spazzolate di un pane cafone raffermo di giorni andati.
Per me quella sarda è emozione ma non può essere esecuzione.
Ci siamo però intortati in questo melenso raccontarsi (diciamo storytelling perché fa figo), in questo andirivieni di onde tra rievocare e rinnovare.
Ne focalizza il punto Niko Romito: "La generazione dei quaranta-cinquant’enni di oggi associa tutto ciò che mangia alla cucina della nonna, è una gabbia per la crescita che limita l’innovazione”.
Con buona pace della nonna.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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Classe 1965, siciliano di Messina, già giornalista professionista, ha lasciato la "cucina" nei giornali (scriveva di mafia e cronaca giudiziaria) passando alla cucina vera e propria, sempre con il pallino della comunicazione. Ha frequentato l'Alma e poi si è formato con Pietro Leemann e Paco Torreblanca. Dopo un'esperienza negli Usa, è stato chef del Marina del Nettuno Yachting Club Messina
Le tradizionali braciole, simbolo gastronomico di Messina