Si sa. Che a Milano stia succedendo continuamente e ancora una volta qualcosa di nuovo nel mondo della gastronomia, non è certo una novità. Aimo e Nadia aprono due bistrot e ristrutturano via Montecuccoli (o meglio, forse dovrei dire Fabio e Alessandro, che con la Moroni figlia hanno preso in mano le redini gastronomiche e commerciali della ditta…), Perdomo e soci aprono e allargano bistrot, Oldani sta per arrivare con un concetto di pane in centro, Trippa si diversifica con un concetto ancora più easy nei pressi di Porta Romana...
Insomma, sembra che questa “movida del gusto” a Milano non abbia mai fine. Marketing territoriale della ristorazione. Ed è vero a tutti i livelli. È vero per i ristoranti stellati, è vero per i locali di trend, ma è vero anche per la ristorazione “larga”, quella per tutti. Trattorie, banconi, tavoli giovani o almeno giovanili riempiono le sere soprattutto in zona Porta Romana. E, invece di farsi concorrenza, si spingono e accompagnano l’un l’altro nell’offerta gastronomica. Si chiama appunto “marketing gastronomico territoriale”, anche all’interno di una stessa città. Perché, se Milano già di per sé rappresenta la meta gourmet in Italia per eccellenza, avendo surclassato Roma, Napoli e Bologna in questo senso, nondimeno la sua movida gastronomica si sposta territorialmente a seconda della forza dell’offerta di ristoranti del quartiere stesso in cui si trovano.
E se una volta era Brera a vincere la sfida del quartiere più ambito (negli anni '70 e '80 se non passavi una serata tra il Banco e la Briciola eri considerato “out”...) e se subito dopo era arrivata l’Isola, il quartiere a Nord della stazione di Porta Garibaldi, insieme alla zona di via-Tortona-via-Savona, come spesso sentivi dire (lì è nato anche il fenomeno Langosteria, il locale di Enrico Buonocore che si è poi moltiplicato negli anni nel capoluogo ma è anche arrivato ad aprire a Paraggi, vicino a Portofino), ora è il turno di Porta Romana.

Diego Rossi ai fornelli del suo Trippa
Tre esempi. Primo,
Trippa. Devo raccontarvi cos’è
Trippa? Onestamente non credo sia necessario. Ma certo, in Porta Romana, esiste un pre e un post-
Trippa. L’apertura del locale di
Diego Rossi e
Pietro Caroli ha segnato una tappa fondamentale nella narrazione gastronomica del quartiere. È la
Nuova Trattoria, ossia il concept di proporre nel piatto la tradizione ma totalmente rivisitata e direi innovata, in un ambiente friendly a prezzi contenuti; modello che è immediatamente esploso e ha portato notorietà di tipo diverso al quartiere che già proponeva molti, diversi percorsi di gastronomia, italiana ed etnica.

Gli interni del Vasiliki Kouzina
Ma un secondo locale, appunto etnico questa volta, ha aggiunto un ulteriore polo di interesse alla zona:
Vasiliki Kouzina, il primo locale greco di classe, con cucina plasmata sulla base delle sapienti ricette di
Vasiliki Pierrakea, e proposta in un ristorante dei velluti rossi, le sedie di design, le lampade di ottone, in un luogo insomma che traspira buon gusto e bellezza. Tutto il contrario dell’immagine di un locale di cucina ellenica tradizionale.
Il terzo locale in zona che citiamo, tra i molti altri, è
Dabass, “
là sotto” come si direbbe in milanese, il locale di
Maddalena Monti e
Andrea Marroni nato come un cocktail bar con cucina e che sta riscuotendo un sempre crescente successo, al punto da aprire, tra poco, un secondo indirizzo, di fronte al primo, nella medesima via. Qui la formula è semplice: ci si va per i meravigliosi cocktail di
Robi Tardelli, si rimane per l’accoglienza di
Maddalena e si passa a far serata ai tavoli con i piccoli, intriganti, continui assaggi e portate di
Andrea Marroni.
Tre locali. Un quartiere. Milano la sera si vende anche così. È la movida gastronomica, si diceva. Un movimento di marketing autogenerato, che individua zone di Milano e le riempie di contenuti ludico-gastronomico-territoriali. Così è per i Murazzi a Torino. Così è sempre stato per Trastevere a Roma. Così era ed è anche per Brera, sempre a Milano. E così ora per Porta Romana, nuova oasi gastronomica. Provate, andate, gustate per credere.