In televisione, di cuochi e di cucina, neanche l’ombra. Corrado su Canale 5 alle 13 presentava Il pranzo è servito, ma era una trasmissione a quiz. Qualche anno prima Stefano Bonilli aveva condotto Di tasca nostra, dedicata ai consumatori, ma se ne erano perse le tracce. La Ristoranti d’Italia dell’Espresso, ispirata alla Gault&Millau francese, era una guida per addetti ai lavori: la dirigeva una famosa “barba finta” (come si definivano gli agenti segreti), Federico Umberto D’Amato, dall’identità sconosciuta ai più, in quanto capo dell’Ufficio affari riservati del Viminale. Sui quotidiani c’era la pagina dedicata all’agricoltura: su quella de La Stampa vi scrivevo ogni tanto di vino. L’unica rivista specializzata con una certa diffusione nazionale era la storica Cucina Italiana, con tante ricette e poche notizie. Quando il 16 dicembre 1986 uscì quell’inserto di otto pagine, all’interno de il manifesto, fu accolto con scetticismo. Quanto durerà?

Parigi, 1989: è il 21 dicembre, all'Opéra-Comique nasce ufficialmente il movimento internazionale per la Difesa e il Diritto al Piacere. Sottoscrivono il manifesto delegati provenienti da: Argentina, Austria, Brasile, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Ungheria, Venezuela
Si intitolava
Gambero Rosso, come l’osteria inventata dalla fantasia di
Carlo Collodi nel suo
Le avventure di Pinocchio (il Gatto e la Volpe vi si rifocillano prima di riprendere il viaggio verso il Campo dei Miracoli), ed era diretto dal giornalista Rai
Bonilli. Vi collaborava un giovane “rivoluzionario” che aveva studiato Sociologia a Trento, per poi dedicarsi alla vita politica in quel di Bra, nella profonda Provincia Bianca del Cuneese:
Carlo Petrini, detto
Carlin. In quelle pagine si alternavano ironia, impegno, dotti articoli e critiche dello “spaventaosti”
Edoardo Raspelli, ai suoi esordi. Fu un successo insperato. Quell’inserto del “quotidiano comunista” diretto da
Valentino Parlato il martedì faceva vendere 80 mila copie, quasi il doppio di un giorno normale.

Carlin Petrini con Dario Fo
Ricordo che non ne perdevo un numero e li collezionavo religiosamente. Nel 1975 ero studente universitario e militante del movimento studentesco. Conobbi
Carlin nella sede della sua
Radio Bra Onde Rosse, nel periodo in cui accorse anche
Dario Fo per difenderla dal sequestro.

Petrini col microfono nel 1989 a Parigi; accanto a lui c'è Folco Portinari

Valentino Parlato e Stefano Bonilli

Tessera Arcigola del 1987
La svolta, a sorpresa, avvenne proprio trent’anni fa, quando fu pubblicato l’appello “per vivere meglio”. In copertina c’era una parola che ha cambiato per sempre il linguaggio del cibo: “
Slow-food”, scritto proprio così, con il trattino. Tutto nacque come la reazione all’apertura di un fast food nel centro di Roma, in piazza di Spagna.
Petrini aveva già fondato da un anno l’
Arcigola, che si riuniva in un’osteria delle Langhe, l’
Unione di Treiso: tra tajarin e buon Barolo,
Folco Portinari, allora regista Rai, critico e poeta raffinato, ebbe l’idea giusta.
Portinari scrisse il testo,
Petrini raccolse le adesioni e il 3 novembre 1987 quel manifesto uscì sul
Gambero Rosso con una chiocciola disegnata da
Gianni Sassi. Dopo le firme di
Portinari, Petrini, Bonilli, Parlato, seguivano quelle di intellettuali e di artisti di fama, come
Dario Fo,
Francesco Guccini,
Gina Lagorio,
Enrico Menduni,
Antonio Porta,
Ermete Realacci,
Sergio Staino e altri.
Fu una rottura, un po’ snob e un po’ “situazionista”, contro i “compagni” che si erano ormai abituati alle sciatterie del cibo anonimo.

Petrini in corteo a Torino per Terra Madre nel 2016
Perché ha un senso ricostruire quella storia e ricordarla oggi, trent’anni dopo? Perché senza quell’esperienza di
Slow Food che ha “”spaccato il terreno” della gastronomia, rendendola popolare – come ricorda il presidente di
Slow Food Italia dal 2006 al 2014,
Roberto Burdese – non ci sarebbero oggi
MasterChef, il
Salone del Gusto,
Eataly, il congresso di
Identità Golose e tutta l’attenzione mediatica verso la cucina.

Petrini con Gigi Padovani
Sono amico di
Carlo Petrini da quarant’anni e gli ho proposto di ripercorrere questa storia con un libro: l’ho già fatto con un primo volume nel 2005, ora con
Slow Food. Storia di un’utopia possibile siamo tornati a lavorare insieme per ricostruire il filo degli ultimi dodici anni. È nato un nuovo saggio, nel quale si racconta come una associazione nata per chi ha la pancia piena è diventata un movimento politico che si batte anche per chi ha la pancia vuota.

2006: mille chef al Salone del Gusto-Terra Madre
Questo è avvenuto grazie a due grandi intuizioni di
Carlin:
Terra Madre, la straordinaria novità del 2004 che raccoglie comunità del cibo in lotta per la biodiversità e la sostenibilità ambientale sparse in 160 Paesi del mondo, e l’
Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che ha sparso per il mondo duemila laureati che hanno nel cibo di qualità un nuovo credo.

Petrini nella sede del Pdup a Bra, anni Ottanta
Così oggi il movimento che propugna il cibo “buono, pulito e giusto” è diventato un “bene comune”, tutti se ne sono appropriati, compresi imprenditori come
Guido Barilla, Giuseppe Lavazza, Oscar Farinetti, Alessandro Ceretto, che nel libro mi hanno raccontato come sono stati influenzati da
Petrini e dalle sue idee. Forse la nuova sfida per
Slow Food è proprio questa, fare un nuovo salto, come è stato deciso nel congresso di Chengdu in Cina: sciogliersi progressivamente in
Terra Madre e in un movimento sempre più “liquido”.

Petrini in Perù nel 2015
Ha scritto l’editore nella prefazione del libro: «Siamo di fronte alla “biografia” ufficiale del movimento
Slow Food, la “storia di un’utopia possibile” che è partita da una piccola cittadina per conquistare milioni di persone nel mondo», con una «mano redazionale», quella di un giornalista (il sottoscritto) «che ha trascritto le parole di
Petrini togliendolo dal comprensibile imbarazzo di raccontare se stesso». Una bella storia italiana che ormai appartiene a tutti. (Molte interviste riportate nel libro sono anche in video, al sito
www.claragigipadovani.it).
Slow Food. Storia di un’utopia possibile
di Carlo Petrini e Gigi Padovani
Giunti-Slow Food Editore, pagg 356,
settembre 2017, 18 euro (15,30 euro acquistandolo qui)