«La nostra salvezza, e la nostra assicurazione sul futuro, sono che questo formaggio si riesce a fare solo partendo dal latte crudo, lavorato subito dopo la mungitura. Se già dovessimo trasportarlo altrove, la nostra provola non sarebbe la stessa». Ci racconta così Nino Valenti, dell’azienda agricola Bionatura, dove si produce la Provola dei Nebrodi.
Insieme ad altri 24 piccoli produttori Valenti si è unito, a ottobre 2016, in un Consorzio che ha lo scopo di tutelare e promuovere un formaggio artigianale profondamente radicato nel bellissimo territorio dei Monti Nebrodi, nella provincia di Messina.

Il professor Giuseppe Licitra, responsabile scientifico del Consorzio della Provola dei Nebrodi, apre le porte del primo centro di stagionatura del Consorzio, che raccoglierà a Floresta le migliori produzioni del 25 associati
Piero Valenti, fratello di
Nino e presidente del giovane Consorzio, spiega in poche parole, con concretezza contadina, quale sia il senso di questa scelta di unire le forze: «Siamo tutte realtà agricole piuttosto piccole, che si basano su una struttura familiare, e quindi su risorse limitate. Ognuno di noi può contare solo su piccole produzioni, che non possono che incontrare le richieste di un pubblico più vasto: sarebbe impossibile per noi pensare di fare uscire la
Provola dei Nebrodi da questa realtà molto locale, se non consorziandoci».
Da queste semplici quanto importanti esigenze è nata l’idea del Consorzio, che ha avuto, come diretta conseguenza, l’inizio del percorso per il riconoscimento governativo della Denominazione di Origine Protetta, avviato a dicembre 2016, e, come confermato anche dal Sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Giuseppe Castiglione, in dirittura di arrivo.
Lo ha dichiarato davanti a un pubblico numeroso, che si è ritrovato per il primo
Nebrodi Cheese Festival, organizzato proprio per celebrare questa buonissima tipicità casearia e per ragionare sui temi delle produzioni agricole territoriali e dell’agricoltura sostenibile. A ospitare la due giorni di congresso e incontri, il Comune più alto di tutta la Sicilia, Floresta, dove ha sede anche il primo Centro di Stagionatura del Consorzio della Provola dei Nebrodi.

Il prof. Licitra, dell'Università di Catania, ha presentato una ricerca sulla diffusione dei prodotti caseari tradizionali nei punti vendita della Sicilia
«Inauguriamo questo primo esperimento di azione comune tra i produttori del Consorzio - ha detto il professor
Giuseppe Licitra, dell’Università di Catania e responsabile scientifico del Consorzio - convinti che sia un passo fondamentale. Dobbiamo raccogliere la produzione e creare un unico centro di vendita per poter ambire a far conoscere questo straordinario formaggio anche fuori dalla Sicilia, per poi riuscire ad andare anche fuori dall’Italia».
Il professor
Licitra, nel corso del Convegno tenutosi a Floresta il 9 e 10 luglio scorsi, ha però ben sottolineato come, anche concentrandosi sulla sola Sicilia, il conferimento della DOP non sia di per sé un punto di arrivo. Ha presentato infatti i risultati di una lunga e approfondita ricerca, durata quasi due anni e intitolata “Progetto Putie”, che ha esaminato il lavoro di 518 punti vendita, in 157 comuni della Sicilia. Rispettivamente il 20% e il 40% del totale.

Con un simbolico "taglio della Provola", da parte del presidente del Consorzio, Piero Valenti, è stato inagurato il primo Nebrodi Cheese Festival
Questi risultati, poco confortanti, confermano come la strada per la valorizzazione dei formaggi tipici del territorio sia ancora lunga e passi, tra le altre cose, da una distribuzione più capillare e da una consapevolezza da parte dei consumatori sul valore dei prodotti artigianali. Se infatti pensiamo che solo il 43% dei formaggi venduti in Sicilia sono prodotti nella regione, se in cima alle classifiche di vendita, insieme a Grana Padano e Parmigiano Reggiano, troviamo formaggi a pasta filata di produzione industriale, più facilmente reperibili in un piccolo negozio di un Comune siciliano rispetto a un Ragusano DOP o a un Pecorino Siciliano DOP, ci rendiamo conto di come essere presenti sul territorio faccia una grande differenza.
E’ una situazione da provare a ribaltare con la promozione della qualità di questi grandi e storici formaggi siciliani: è bastata una degustazione di sette di questi grandi prodotti caseari (tra cui anche il Piacentinu Ennese, il Maiorchino, la Vastedda della Valle del Belice, la Tuma Persa) a ricordare a tutti i palati coinvolti la straordinaria ricchezza di queste tradizioni. Che meritano di essere conosciute di più e apprezzate dai consumatori.