13-02-2017

Basta no show: il cliente ha pure doveri

Marco Sacco, presidente Chic, interviene dopo l'incontro voluto da TheFork e Identità. «Serve codice deontologico»

Marco Sacco, presidente Chic - Charming Italian Ch

Marco Sacco, presidente Chic - Charming Italian Chef, interviene nel dibattito sul cosiddetto no show

Martedì scorso l'Arte del Convivio a Milano ha ospitato un incontro, organizzato da TheFork e Identità Golose e incentrato sul "no show", la (pessima) pratica di prenotare un tavolo al ristorante e poi non presentarsi (leggi qui: Battere il no show si può. Ecco come). Erano presenti tutte le associazioni di categoria e grandi chef, tra i quali anche Marco Sacco, del Piccolo Lago di Verbania. Come presidente Chic, Charming Italian Chef, ci ha inviato questo suo contributo, che pubblichiamo volentieri. (Carlo Passera)

In Italia il “no show”, ovvero il fenomeno del “prenoto e non mi presento” è piuttosto radicato nel mondo della ristorazione. E noi operatori siamo doppiamente svantaggiati. Come è emerso dal recente convegno organizzato da The Fork e Identità Golose, serve una politica di sistema, dove adottare norme di tutela condivise da tutti noi ristoratori. Da una parte c'è la necessità sempre più presente di adottare misure chiare per tutelarci e ridurre la portata del problema. Dall’altra possiamo tranquillamente affermare che in Italia siamo in presenza di un gap culturale, che parte dall’errata convinzione che il consumatore abbia sempre ragione. Cosa vera solo in parte.

Marco Sacco

Marco Sacco

Il cliente ha anche dei doveri. Nulla di vincolante: penso piuttosto a un codice deontologico di regole non scritte da aver sempre in testa quando si decide di andare a mangiare fuori. Innanzitutto, il rapporto ristoratore-cliente dev’essere fondato sul rispetto reciproco. Se il ristoratore dev’essere disposto ad accettare le critiche, il piatto o il vino che torna indietro, eventuali lamentele sul conto, anche l’impegno del secondo dev’essere altrettanto scrupoloso in quanto a sincerità e serietà. Ricordiamoci che rispettare la parola data, gli orari e il lavoro altrui è innanzitutto sinonimo di educazione. Invece la realtà ha scenari ben diversi.

All'incontro di Milano, organizzato da TheFork e Identità Golose, tutte le associazioni di categoria e grandi chef: Claudio Sadler (presidente de Le Soste), Luca Marchini (presidente Jre Italia), Cristina Bowerman (presidente Ambasciatori del Gusto), Marco Sacco (presidente Chic), Rocco Pozzulo (presidente Fic), Lino Stoppani (presidente Fipe), Ciccio Sultano (presidente Le Soste di Ulisse),Roberto Carcangiu (presidente Apci). E poi alcuni altri tra i più grandi chef e ristoratori italiani: Enrico Cerea, Antonio Santini, Davide Oldani, Angelo Sabatelli, Alessandro Pipero, Claudio Liu, Enrico Buonocore, il platea abbiamo anche visto Cesare Battisti e Seby Sorbello

All'incontro di Milano, organizzato da TheFork e Identità Golose, tutte le associazioni di categoria e grandi chef: Claudio Sadler (presidente de Le Soste), Luca Marchini (presidente Jre Italia), Cristina Bowerman (presidente Ambasciatori del Gusto), Marco Sacco (presidente Chic), Rocco Pozzulo (presidente Fic), Lino Stoppani (presidente Fipe), Ciccio Sultano (presidente Le Soste di Ulisse),Roberto Carcangiu (presidente Apci). E poi alcuni altri tra i più grandi chef e ristoratori italiani: Enrico Cerea, Antonio Santini, Davide Oldani, Angelo Sabatelli, Alessandro Pipero, Claudio Liu, Enrico Buonocore, il platea abbiamo anche visto Cesare Battisti e Seby Sorbello

Capita spesso che clienti italiani, ma anche stranieri, vivano il momento della prenotazione come un gioco, non sentendosi per nulla vincolati a rispettarla. C’è addirittura chi riserva tavoli in due-tre ristoranti diversi, senza curarsi di disdire una volta effettuata la scelta. Una meccanica davvero assurda, in quanto anche se verbale, già al momento della prenotazione si acquista un servizio, proprio come quando si prenota una camera di albergo.

Proprio così: la gente dovrebbe cominciare a pensare alla ristorazione come al mondo dell’hotellerie, dove il booking è un vincolo determinato da regole definite e da penali. E se proprio non vogliamo metterla giù dura, pensiamo almeno al ristoratore come un amico caro. Difficilmente ci permetteremmo di “paccarlo” clamorosamente, sparendo nel nulla. In fondo prenotare un tavolo in un ristorante stellato è come riservarci di vivere un’esperienza speciale e indimenticabile, base per un legame di stima e fiducia. Perché allora darsi alla macchia?


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Marco Sacco

Classe 1965, è chef del Piccolo Lago, due stelle Michelin. Ex presidente di Chic - Charming Italian Chef. Dal 2018 guida anche la cucina del ristorante torinese Piano 35

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