Pubblichiamo oggi, a una settimana esatta di distanza dall'evento, le foto della quinta edizione di “Grandi Cuochi all’Opera”, il pranzo benefico organizzato da Opera San Francesco in collaborazione con Identità Golose. Una splendida domenica per ricordare a 190 commensali paganti (100 euro ognuno, offerta minima) che in corso Concordia l'Expo si fa da sempre: ogni giorno, la mensa gestita da Padre Maurizio sforna una media di 2.500 pasti, tra pranzo e cena. Pasti diretti a indigenti di 140 nazionalità da tutto il mondo. Cioè, di fatto, "si nutre il pianeta". Se poi consideriamo che, dal pranzo alla sera, i due chef dell'Opera Francesco Bonacci e Fabrizio Bonfanti fanno di tutto per reimpiegare gli ingredienti inutilizzati, anche solo un pomodoro che rimane nella pentola, allora capiamo che anche la seconda direttiva di Expo, "scarti zero", è pienamente assolta.

Padre Maurizio e Cesare Battisti danno il via alle danze
Il pranzo è scorso tra i sorrisi dei commensali, felici di cadere sotto i colpi golosi delle pietanze di chef da tutto il mondo, convocati da
Identità. Si è partiti con l'aperitivo nel chiostro, firmato da
Cesare Battisti del
Ratanà, l'unico cuoco italiano della giornata. Buonissime le sue
Focaccia, mortadella e mela e le
Lenticchie alle erbe e pane, anche perchè si incrociavano con le goduriose
Frittelline di cicoria e
Pancetta arrostita su cialda di pane dell'uruguaiano
Juan Lema, un cuoco che lavora egregiamente e in silenzio a Milano da tanti anni (
Trattoria Mirta a Lambrate). Poi sono arrivati in serie il
Mais batéké (Crema di mais allo zenzero con baccalà essiccato e fagioli neri al curry rosso) della congolese
Victoire Goulubi dal Congo Brazaville, una cuoca che ha chiuso da poco la sua insegna ma forse più impegnata ora in cene a 4 mani ed eventi che prima.
Sono seguiti un
Riso Agropiccante di
Guoqing Zhang e
Chiara Wang Pei del ristorante cinese
Bon Wei, buono e complicato per noi italiani da tirar su con le bacchette. Dalla Cina abbiamo attraversato il mare per finire al Giappone di
Haruo Ichikawa e
Michele Biassoni di
Iyo, un classico
Gindara (cn un pregiatissimo
Carbonaro nero d'Alaska in salsa di miso) così dolce che tanti avrebbero chiesto il bis senza vergogna. Il sipario si è chiuso con Lady Couscous,
Alice Delcourt dell'
Erba Brusca, capace di trasferire il piatto unico per eccellenza della tradizione mediterranea in fondo come dessert. Magie di una giornata splendida, cui hanno contribuito, oltre a tanti cuochi che hanno lavorato nel giorno di ferie, anche giornalisti improvvisatisi camerieri, società di banqueting, simpatizzanti vari, volontari.
E
Massimo Grazioli, panettiere di Legnano che ha chiuso imbustando il pane avanzato in sacchetti di carta: che nulla si debba sprecare è un messaggio che tutte le due centinaia di persone accorse hanno appreso perfettamente.