29-12-2021
Torno a immaginarmi a cena a Parigi da ADMO, il ristorante effimero come lo hanno definito i suoi creatori, impensabili fino a pochi mesi fa, passeggero perché destinato a durare per appena cento giorni, ultimo turno il 3 marzo, che sono subito apparsi pochi tanto che il 31, a San Silvestro, verrà proposto un menù di sette portate fuori dagli schermi pensati a inizio avventura. In pratica è una pietra preziosa incastonata per poco più di tre mesi in quello che è il pubblico esercizio sulla terrazza del Musée du Quai Branly, un locale dal nome suggestivo: Les Ombres.
In cinque volti e le cinque anime di ADMO a Parigi. Da sinistra verso destra: Jessica Préalpato, Albert Adrà, Vincent Chaperon, Alain Ducasse e Romain Meder
Astice, barbabietola e chinotto da ADMO a Parigi
L’obiettivo è particolarmente ambizioso: creare una cucina europea superando le barriere nazionali. E latina:
Cavolfiore, mole messicano e fegato di rana pescatrice da ADMO a Parigi
Già solo il fatto che siamo a Parigi, e non vedo come poteva essere altrimenti, ha fatto sì che sia stato Albert Adrià a portare sé stesso e l’Adrià-mondo in dote: «Fossimo a Barcellona avremmo risultati ben diversi, non potrebbero esserci gli stessi ingredienti ad esempio e di conseguenza lo stesso menù». Anche la stagione sarebbe molto probabilmente un’altra.
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi