Radunare in un unico luogo 5 cocktail bar del Piemonte e 2 global brand ambassador è stato possibile grazie alla squadra di bartender di Azotea, ristorante&cocktail bar di Torino, capitanata da Matteo Fornaro che, assieme alla cucina peruviana di Alexander Robles, hanno dato sostanza all’evento Torino State of Mind. È successo al bancone del locale alle spalle di Piazza Vittorio dove, oltre ai bartender del locale (Giovanni Saracino ed Emanuele Gamba), abbiamo incontrato anche quelli de La Drogheria (Sergio Pisu), La Reserve (Vittorio Rosso), Orma (Andrea Bergonzi), Piano35 (Matteo Rosini) e Radici (Sebastiano Garante).

Alcuni dei bartender all'opera nel corso della serata
Gli state of mind dei barman, le loro interpretazioni dei drink a base di Pisco Portón e dei distillati di Dennis Zoppi, hanno aperto nuove prospettive in questa inedita serata, durante la quale ogni ora due bartender hanno avuto la possibilità di proporre altrettanti cocktail studiati appositamente per l’evento (ordinabili anche con un piatto dal menu degustazione esclusivo).
Ospiti e bartender insieme hanno apprezzato la versatilità del Pisco in miscelazione, scoprendo che può assumere sfaccettature insolite e dare una percezione di alcolicità sempre variabile al drink. Quindi, non solo Pisco Sour o il freschissimo Chilcano de Pisco: il distillato sudamericano entra in scena anche nelle rivisitazioni dei cocktail più noti, come accade in un improvvisato Pisco Martini.

Tra i drink proposti nel corso della serata, a sinistra, Pepango e a destra, Tepiace
Versatilità è la parola chiave, motore di una tendenza che appassiona ed è proprio questo il collante tra i drink degustati, dai Tepiace a firma di Azotea, al T’(h)oddetto Martini di Piano 35 e al No ho Deshiso de La Drogheria. Protagonista il Pisco Portón, uno Spirit of Ecstasy (spirito dell'estasi), ascrivibile alla sensazione che dà berlo liscio o in tutte le sue versioni, Mosto Verde, Quebranta e Acholado, come attesta il World Brand Ambassador, Johnny Schuler. L’azienda, fondata nel 1684 e con sede operativa nella Hacienda La Caravedo a Ica (Perù), produce con metodi tradizionali, senza l’impiego di energia elettrica o tecnologie moderne, ma servendosi piuttosto di grandi presse in legno e della caduta per gravità delle uve. Johnny Schuler lavora separatamente varietà di semi e aromatiche, nonché le partite da rese bassissime, per ottenere il migliore risultato da ogni distillazione senza l’aggiunta di additivi o alcun invecchiamento.

Il World Brand Ambassador di Pisco Portón, Johnny Schuler
«Torino State of Mind è l’emblema di cosa significa fare comunità nel mondo del bar oggi» - ha dichiarato Matteo Fornaro - «Siamo felici della partecipazione che abbiamo ricevuto dai colleghi e dai partner. Pensiamo che questa possa essere la prima tappa di un format da replicare più avanti, con cocktail bar provenienti da fuori città».
Non solo Pisco però: in miscelazione, infatti, c’erano anche i distillati della Zoppi Distillery, la prima distilleria urbana di Torino, nata nel 2019 dalla mente geniale di Dennis Zoppi. Oltre a gin, vermouth, bitter e Shōchū (distillato giapponese prodotto a partire dal sake-kasu, un sottoprodotto della pressatura del sake), è arrivato l’Amaro Gabelle, frutto di 18 ingredienti provenienti dalla Via del Sale (che collega le Alpi Piemontesi e Francesi al Mare Ligure, ndr): salmastro, puro, espressivo, essenziale, da bere anche on the rocks grazie alla sua gradazione alcolica contenuta; un’immersione in agrumi e spezie.
Anche la cucina di Azotea ha lasciato messaggi degni di nota, in particolare sugli ingredienti e sulla loro origine, come i terrazzamenti di Moray nelle Ande. Collegati da gradini a zig-zag, su modello dell’architettura Inca, sono soggetti a escursioni termiche e ospitano svariate colture.

Il ceviche che omaggia i terrazzamenti di Moray, nelle Ande in Perù
Ebbene, lo chef Robles ha voluto omaggiare questa porzione di mondo con un piatto a base di ceviche e un trionfo di vegetali, terzo piatto del percorso Confini di Azotea, un viaggio tra il Perù e le sue terre confinanti: Colombia, Argentina, Cile, Bolivia ed Ecuador. In abbinamento, i drink del bar manager Matteo Fornaro, che si ispira agli stessi stati sudamericani per richiamare i sapori presenti nel piatto o per equilibrarli.

Ceviche mezclado, tra le creazioni di Alexander Robles
«I confini sono linee virtuali che delimitano oggettivamente dove iniziano e finiscono i Paesi» afferma Robles. «La storia ci insegna che quelli attuali sono stati disegnati in tempi relativamente recenti e che, perciò, le culture di un Paese sono nettamente influenzate da quelle delle popolazioni circostanti. Lo stesso si può dire del Perù, un melting pot di usi e tradizioni, che in questo nuovo menu si esprime in tutta la sua moltitudine di influenze. Il percorso Confini è anche una cartina tornasole delle tendenze alimentari ancestrali. Tre piatti su sei sono vegetali, a dimostrazione del fatto che le alternative alla carne esistono da sempre. In passato, frutta, verdura, noci e radici erano parte integrante della dieta sudamericana - in particolare di Colombia, Ecuador e Perù - a differenza di carne e pesce, che erano presenti solo saltuariamente».
«Ogni percorso degustazione è un viaggio in cui conduciamo i nostri clienti alla scoperta di luoghi e ingredienti esotici» aggiunge Matteo Fornaro. «In questo caso, abbiamo deciso di accompagnarli a bordo di un Orient Express del Sudamerica. Nei cocktail ho cercato di riprendere le stesse sensazioni evocate dallo chef, utilizzando materie prime tipiche di queste aree geografiche, ma insolite all’interno di un cocktail».