01-11-2016
Luana Mariani, Daria Nakhaeva, Catia Uliassi e Vanessa Serenelli: i quattro volti femminili dell'Uliassi di Senigallia. Un altro volto femminile, Sonia Gioia, dialoga con la consueta arguzia con Catia per raccogliere storie, segreti e retroscena di una sala con più eleganza delle altre
L’ostessa in tacchi a spillo Catia Uliassi ha risolto quel 52 per cento che fa la differenza al ristorante con una scelta di genere singolare femminile: la sala al civico 6 della Banchina di Levante a Senigallia, è femmina. Filippo Uliassi e Ivano Coppari restano il braccio destro e sinistro di Catia, ma il corpo di sala porta nomi di donna, quelli di tutte le ragazze che la padrona di casa sceglie a scadenze regolari bussando alle porte dell’alberghiero Panzini. Per capire chi fa al caso del ristorante Uliassi e chi no, basta un’occhiata fra loro, una sera nell’arena bianca di fronte al blu dell’Adriatico. Chi è «disponibile, anche con le colleghe, sorridente, svelta e sveglia nell’imparare», resta, «chi viene per fare il fenomeno si fa fuori da sé».
Virtù e difetti trasversali, si direbbe, che col sesso c’entrano poco e niente. «Vero – ammette Catia – Ma vero anche che la grazia, la complicità, la leggerezza elegante, il passo delle donne conferisce alla sala tutt’altra atmosfera, altro calore». È così che la sala del ristorante bistellato è diventata dominio pressoché esclusivo del gineceo in chignon, abito nero e sorriso a giorno.
Mauro e Catia Uliassi
L’amore si rivelò un fuoco di paglia, ma non si può dire che il ritorno sia stato una marcia indietro. «Fu subito un successo, le capacità di Mauro furono riconosciute immediatamente, facevamo numeri incredibili. Era dura, ma l’unica cosa che non mi spaventava era il rapporto col pubblico: ero nata e cresciuta nel bar di famiglia e sapevo come comportarmi con la gente, soprattutto grazie a mia madre», la matriarca dolce, la prima femmina di questa storia. «È stata lei a insegnarmi a lasciare ogni tormento fuori dalla porta, a non lesinare i sorrisi, i buongiorno, i grazie e i prego. Ma senza sussiego, mai. Con naturalità e scioltezza».
Folgorata in via Ghibellina torna a casa e riunisce la famiglia, nel corso del summit spiega che bisogna acquistare cloche in argento, sparecchiare in due e mai da soli, raccontare i piatti nel dettaglio e lentamente. La seconda sterzata arriva dopo una cena Dal Pescatore. «Mi incantarono la grazia e la cultura impareggiabili di Antonio Santini. Anche quella volta tornai e introdussi altri cambiamenti».
Sulla sala in rosa veglia la silhouette di bronzo sull’uscio del ristorante dirimpetto al lungomare, dono dello scultore senigalliese Silvio Ceccarelli: “La Bambina”
Alle rivalità iniziali dei primi anni è subentrata la complicità della chioccia e le sue bambine, Catia Uliassi ha compiuto (e festeggiato con loro) 49 anni di recente. Il tacco dodici lo ha smesso da un po’, scegliendo il più comodo tacco 10. Sempre a spillo e comodo si fa per dire. «Quando abbiamo delle serate particolari chiedo di indossare le scarpe alte anche a loro. Se la cavano, devo dire», e lo dice con orgoglio. Su tutte veglia la silhouette di bronzo sull’uscio del ristorante dirimpetto al lungomare, dono dello scultore senigalliese Silvio Ceccarelli: “La Bambina”.
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
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Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa