27-02-2015
Ripresa aerea di Livewine al Palazzo del Ghiaccio, da venerdì a domenica scorsa a Milano. Protagonisti, produttori di vino aritigianale dall'Italia e dall'estero
L’anno scorso erano tutti stipati alla Cascina Cuccagna. Sicuramente un luogo più artigianale, ma con un problema strutturale che aveva obbligato l’organizzazione a far entrare a scaglioni le persone per non rischiare di far venire giù tutta la “baracca”. Quest’anno la cornice era quella liberty del Palazzo del Ghiaccio di Milano, con il ferro e il legno che, assieme al vino, hanno scaldato l’atmosfera senza grandi problemi. Live Wine è stato un ritrovo per chi ama fare e consumare vino secondo natura. Vini autentici e reali espressioni del proprio territorio d’origine, dell’annata e del lavoro dell’uomo. “Se mi nasce un figlio, non è che lo metto nella culla e poi lo lascio crescere da solo per un anno”. Questa metafora di Mauro Giardini di Villa Venti, per noi è stata la presa di posizione più naturale e apprezzata di tutta la giornata. La linea di demarcazione tra chi continua a credere che più il vino si fa da solo e meglio è e quelli che invece riescono veramente a crescere il loro vino come un figlio naturale. Facendo emergere i caratteri diversi, le personalità diverse, di “figli” che crescono in territori diversi. Ma pur sempre educandoli ad affrontare il mondo con equilibrio e senza puzza sotto il naso.
Fleury, champagne da Courteron
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini