Ci sono il La Torre 2012 dell’azienda ligure Albana La Torre, 88 bottiglie, e il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Titulus di Fazi e Battaglia, che ne fa 1,3 milioni. C’è l’etichetta dai tanti vitigni (Kairos 2008 di Zýmē, in Valpolicella: 15 varietà differenti) e il vitigno dalle tante etichette (il nebbiolo dà anima a 57 Barolo, la denominazione più rappresentata in guida, di cui 41 provenienti dall’attesa vendemmia 2010, 12 Barbaresco, 4 Roero, 3 Gattinara e altre referenze come Boca, Bramaterra, Lessona e Carema, in Piemonte, più 4 valtellinesi). Tra questi estremi, tutto il mondo vitivinicolo italiano viene raccontato da Vitae, la nuova guida dell’Associazione Italiana Sommelier, presentata questa mattina a Milano, al Magna Pars Event Space di via Tortona 15, nel corso di un evento-cui è seguita la degustazione delle 439 bottiglie premiate con il massimo punteggio.
Nato da una frattura dolorosa, quella tra Ais nazionale e Bibenda, il progetto Vitae alla fine ha reso ora ancor più forte il legame tra l’associazione e i suoi 35mila aderenti: per la prima volta la guida nasce dalle competenza delle delegazioni sul territorio, è espressione delle loro valutazioni: il lavoro di recensione è stato svolto da 22 commissioni, coinvolgendo quasi 1000 sommelier, che hanno passato in rassegna oltre 3.500 aziende e degustato 28mila vini. Un lavoro di cernita che ha portato alla selezione di circa 2mila cantine, non solo con un criterio qualitativo, ma volto a «offrire una rappresentazione omogenea del panorama italiano, evitando di restare ancorati a stereotipi enologici – spiega il presidente Antonello Maietta, che il progetto Vitae ha concepito e realizzato – Abbiamo voluto presentare il nostro Paese attraverso le poliedriche sfaccettature che animano il settore».
Comprensibile la sua soddisfazione:
Vitae offre la consueta carrellata sulle migliori bottiglie, ma con un punto di vista nuovo – che nasce dallo stesso mondo Ais, lo abbiamo accennato – e con ulteriori novità: ogni etichetta viene raccontata attraverso tutte le informazioni aggiornate, il profilo organolettico e anche, per la prima volta, con i suggerimenti sul migliore abbinamento col cibo. C’è rigore tecnico, ma il linguaggio è chiaro, incisivo, «scritto in stampatello», per dirla con
Maietta. In 2.054 pagine emergono i profili delle grandi case vitivinicole, ma anche dei tanti piccoli che animano i colori di fondo di questo appassionante quadro nazionale.
Oltre ai “best 439”, ecco segnalati i “tastevin”, inediti riconoscimenti che vengono attribuiti ai viticoltori che sono stati in grado di sdoganare un vitigno prima poco compreso, dando nuovo valore a un territorio: quest’anno sono 25, dai più celebri – Walter Massa e il Timorasso, casa Ferrari per il Trento Brut… - a quelli un po’ periferici, pensiamo a Giovanni Battista Columbu e alla sua Malvasia di Bosa.

Il presidente Ais, Antonello Maietta
La degustazione finale, della quale vi racconteremo meglio nei prossimi giorni, ha visto primeggiare Piemonte e Toscana, con rispettivamente 100 e 90 grandi vini dei 439 insigniti delle “quattro viti”. Si è già detto del Barolo 2010, anche in Toscana si conferma lo strapotere dei vitigni a bacca nera, Sangiovese in primis, con 15 Brunello di Montalcino, 9 Chianti Classico, 1 Rufina e 4 Vino Nobile di Montepulciano. Seguono il Friuli Venezia Giulia con 43 vini, la Lombardia con 31 (tanta Franciacorta) e il Veneto con 27. Sorprende un Alto Adige (16 vini premiati) molto versatile: spazia fra spumanti, bianchi, rossi e passiti. Il Centro-Sud, dall’Umbria alla Sardegna, è rappresentato da 98 vini che raccontano un grande stato di forma, in particolare crescono Lazio e Calabria.