27-03-2012

Figli di un bio minore

Per la prima volta, Vinitaly punta sul biologico. Storie interessanti, etichette da appuntarsi

Lo spazio dedicato a Vi.Vi.T., vigne, vignaioli e

Lo spazio dedicato a Vi.Vi.T., vigne, vignaioli e terroir, espressioni dell'infinita galassia biologico-biodinamica, per la prima enfatizzata a Vinitaly. Tra le manifestazioni alternative, dedicate al mondo bio, in corso fino a ieri, anche VinNatur a Monticello di Fara (Vicenza), Vini Veri a Cerea (Verona) e Summa 12 a Casòn Hirschprunn, Magrè (Bolzano)

 

Biologico come moda? No, grazie. Marchio bio per vendere aggiungendo 2 o 3 euro (se non di più) al prezzo in bottiglia? Nemmeno. Le cosiddette “puzzette tipiche” di particolari vitigni? Abolite. Biologico e biodinamico, al Vinitaly di Verona significa soprattutto proporre filosofie di vino vero, che prima di tutto sia buono. L’area – a dire il vero forse un po’ troppo ristretta – di Vi.Vi.T. (vigne, vignaioli e terroir) ha racchiuso, per la prima volta nella ultra quarantennale storia della kermesse, le produzioni che rispettano i parametri di biologico e biodinamico. «Ma il vino dev’essere buono e pulito – spiega Roberto Moretti, dell’azienda agricola Moretti Podere Casaccia di Scandicci, in provincia di Firenze – Se un vino puzza e non è buono, allora è giusto buttarlo».

Biologico sì, ma per fare vini buoni e non bottiglie dedicate a pseudo-cultori che si inchinano di fronte ai grandi nomi. Sbagliano anche i migliori, d’altronde. La filosofia di Moretti, per esempio, è quella che accomuna vari produttori che hanno sottoscritto e sposato il manifesto dell’Agricoltura Biodinamica Moderna, che restringe ancora di più i paletti che cerchiano l’area del bio. Parametri ancora più restrittivi, per una viticoltura vera e, al contempo, buona, nel senso della qualità oggettiva dei prodotti.

Sono decisamente apprezzabili, i vini di Moretti. Sorprendono gli Igt Toscana Rosso, in cui l’eleganza e la pulizia al naso fanno da anteprima a un gusto deciso ma mai squilibrato. Sconvolgente per bontà il Sine Felle passito rosso, uno splendido connubio tra Sangiovese e Canaiolo che lo porta a livelli dei più grandi vini passiti d’Italia. Chapeau.

Roberto Moretti dell’azienda agricola bio Podere Casaccia di Scandicci, Firenze: «Se un vino puzza e non è buono, è giusto buttarlo»

Roberto Moretti dell’azienda agricola bio Podere Casaccia di Scandicci, Firenze: «Se un vino puzza e non è buono, è giusto buttarlo»

In Sicilia, l’Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono, in provincia di Palermo, ha la fortuna di non avere concorrenza nell’arco di quasi 100 chilometri. Senza vicini scomodi, ovvero vignaioli confinanti che possano utilizzare agenti chimici, è stato più rapido l’accesso alla certificazione bio. «La nostra – spiega Barbara Fiore – è una lavorazione esclusivamente a mano, per cercare di ottenere un vino il più possibile puro». E anche qui, nessuna puzza. Sono piaciuti i vini bianchi, ottenuti con Grillo, Sauvignon e Chardonnay. Impressiona per complessità e pulizia il Sensoinverso (vino biodinamico) Nero d’Avola 2007.

In Piemonte, nello specifico nel Monferrato, Barbera e Grignolino sono due vitigni che spesso danno problemi perché difficili da vinificare senza cadere in difetti. L’azienda vitivinicola Auriel riesce a fare uscire la vera essenza di questi due vitigni, riuscendo a domare l’acidità della Barbera e la ruvidezza del Grignolino. Il Grignolino 2011 rimane estremamente tannico, ma non ha assolutamente un finale amaro come tanti altri. I profumi non sono “selvaggi” e un po’ troppo invadenti, ma puliti ed eleganti.

Ampeleia, infine, è azienda di Roccatederighi, in provincia di Grosseto: «Siamo nell’alta Maremma – conferma Simona Spinelli – nella piccola area delle colline metallifere. Qui coltiviamo il Cabernet Franc e alcune varietà mediterranee». Il risultato è indiscutibilmente interessante, come dimostra il Kepos 2010, che racchiude le caratteristiche dei vitigni mediterranei e degli internazionali in un’unica bottiglia che, per il momento, sembra ancora troppo giovane per essere gustata in tutta la sua pienezza. Basta saper aspettare. D’altronde, la filosofia bio impone di saper attendere il momento giusto. Per fare il vino. Ma anche come per gustarlo.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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