Giuseppe Amato
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Un simbolo per proporsi uniti sui mercati mondiali, dando un marchio che garantisca un alto livello di qualità. Per uscire dall’errato pregiudizio che il Pinot Grigio sia un vino da poco conto.
Il primo Convegno Nazionale del Consorzio Vini Doc delle Venezie, che si è tenuto proprio a Venezia, ha permesso di fare il punto della situazione su una denominazione che, dopo il recente passaggio epocale dall’Igt alla Doc, sta cercando di rilanciarsi, sia all’estero che in Italia, dando dimostrazione che si possono realizzare vini di alto livello e dalla grande duttilità nell’ambito dell’abbinamento con il cibo.
Il presidente del Consorzio Doc Delle Venezie, Albino Armani
«La Doc delle Venezie – ha spiegato introducendo il convegno, moderato da Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere, la rivista che ha organizzato l'appuntamento – accorpa tre regioni differenti, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino, per una superficie complessiva di 26.400 ettari vitati, con un milione e 700mila di ettolitri, circa 200 milioni di bottiglie certificate, rappresentando l’85% della produzione del Pinot Grigio italiano che, a sua volta, copre il 43% del Pinot Grigio mondiale. Ci sono oltre 50 commissioni di degustazione che quotidianamente controllano i prodotti».
Il territorio della Doc
Ecco, il simbolo: il Consorzio delle Venezie ha come marchio il riconoscibilissimo ferro di prua di una gondola, che anche al più disattento consumatore, in Italia e nel Mondo, riporta a Venezia. Un brand immediato che, nell’intenzione del Consorzio, vuole essere un marchio di qualità assoluta: chi compra una bottiglia di Doc delle Venezie può essere tranquillo di aver preso un prodotto di valore.
Il simbolo è chiaro e riconoscibile: il pensiero va subito a Venezia
Emma Dawson ha spiegato come il mercato del Pinot Grigio nel Regno Unito sia arrivato a un picco di vendite, nonostante il vino italiano abbia segnato una perdita del 5%. «C’è una ricerca di stile ben preciso – spiega – di un vino che sia vivace, espressivo, da aperitivo, ma anche con gusto, valido per pasteggiare. Il consumatore è disponibile ora a passare a prodotti di fascia più alta? A Londra sì, nel nord del Regno Unito no. Al momento, poi, non c’è ancora un riconoscimento della Doc delle Venezie, ma si parla più in generale di Pinot Grigio. Di certo la Doc delle Venezie potrà aiutare a entrare nel marcato “premium” dei vini, aumentando la notorietà dello stile, evitando di venderlo solo come prodotto tra i più economici».
L'andamento dei mercati: l'Italia rappresenta solo il 4%
Grappoli di Pinot Grigio
Sandro Sartor di Ruffino ha le idee ben chiare: «Dobbiamo comunicare, tramite il marchio Delle Venezie, il nostro valore, per far comprendere con il nostro Pinot Grigio sia diverso dagli altri. La comunicazione deve puntare proprio sui temi che identificano il territorio del Triveneto».
I vigneti nel Triveneto
E proprio il presidente Armani, durante il convegno, lo ha ripetuto: «Dobbiamo riuscire a comunicare questo nostro valore. I segnali da Stati Uniti e Regno Unito sono certamente confortanti, ma dobbiamo lavorare per far capire anche qui a casa nostra, in Italia, il valore e l’unicità del nostro Pinot Grigio, della nostra Doc delle Venezie. Dobbiamo pensare che il 96% del nostro vino va all’estero: abbiamo il dovere di farci valere anche a casa nostra».
La degustazione dei vini a conclusione del convegno
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo