Sono fermamente convinto che in ogni bicchiere ci sia una storia da raccontare. E sono altrettanto convinto che, quando si conoscono queste storie, fatte di uomini e di donne caparbi, testardi, ostinati, forti, si riesca ad apprezzare ancora di più il vino.
In questo caso il vino, Brunello di Montalcino 2013, l’avevo apprezzato ancora prima di conoscere chi lo aveva fatto, in quanto l’ho considerato come la migliore espressione del territorio al Benvenuto Brunello (qui l’articolo). Dopo aver conosciuto il produttore, o meglio, la produttrice, l’ho apprezzato – se possibile – ancora di più.

L'ingresso della cantina a Torrenieri
Come detto siamo a Montalcino, per la precisione a Torrenieri. La cantina
Col di Lamo, moderna ed elegante, si vede chiaramente sulla sinistra per chi percorre la Strada Regionale 2 da San Quirico verso Buonconvento. L’accoglienza di
Giovanna Neri, o meglio
Gianna, è lo specchio della sua anima: calorosa, entusiasta, dirompente.
Chi è Giovanna Neri? Prima di tutto è una donna forte, che ha saputo risalire la corrente, che si è fatta le ossa vinificando anche in un garage in centro paese, pur di riuscire a realizzare il suo sogno. Eppure quel cognome, a Montalcino, è noto. E importante. Sì, perché Gianna Neri è figlia di Giovanni Neri e sorella di Giacomo Neri, cioè Casanova di Neri.

Un'altra bella immagine di Gianna Neri e della figlia Diletta
«Mi sono laureata in giurisprudenza, con 110 e lode. Ma poi, per varie vicissitudini, sono ripartita dalla terra. Ho iniziato con tre ettari per il
Brunello e un ettaro e mezzo per il
Rosso di Montalcino». Il distacco dalla famiglia e dell’azienda
Casanova di Neri non è stato facile, soprattutto per lei che aveva una bambina piccola,
Diletta, e che da lì a poco si sarebbe anche lasciata con il marito. Sola, quindi, con una figlia e con un’azienda agricola che, in quel momento, era poco più che un’idea.
«Prima di costruire la cantina, ho iniziato a lavorare in due capannine vicino al vigneto, poi a vinificare in una specie di garage in mezzo a Torrenieri. Il nome Col di Lamo? E’ voluto, non doveva apparire il mio cognome. Non volevo sfruttare la fama di nessuno, ma realizzare il mio sogno. Chapeau ai grandi, ma io faccio i vini che piacciono a me. Cerco uno stile che sia mio. Anche per questo il distacco è voluto». “In direzione ostinata e contraria”, come il titolo dell’album che contiene i migliori brani di Fabrizio De André.
Passo dopo passo, con fatica, adesso
Gianna Neri può sorridere. E tirare un sospiro di sollievo, anche se, con la sua energia che traspare nel suo sincero sorriso, «non ci si deve mai fermare».
L’azienda ora conta di 9,5 ettari complessivi: come anche sottolineato da Maurizio Castelli, enologo e direttore tecnico di Col di Lamo, si tratta di un’azienda a est, in una valle particolarmente fredda di mattino, su un terreno “forte”, argilloso e calcareo, con scheletro grosso, che porta a una più rapida maturazione delle uve.

I sei vini in degustazione
La prima annata di
Brunello di Montalcino Col di Lamo è la 2003 e, ora che si è arrivati alle dieci annate (l’ultima uscita è la 2013, presentata al
Benvenuto Brunello),
Gianna Neri ha proposto un approfondimento, assaggiando in verticale sei di queste dieci annate. Il
Brunello 2012 ha una buona struttura, con un tannino netto, presente, ma non aggressivo: al naso ha un buon frutto, seguito da piacevoli speziatura e balsamicità.
Il 2011 è caldo e avvolgente, ma mantiene sempre l’eleganza che sarà, infine, il filo conduttore di tutti i vini proposti. Il 2010 fa proprio della finezza il suo punto di forza, dove i profumi vengono amplificati da un’aromaticità di erbe officinali.
Il 2007 è un vino ancora scalpitante, con un frutto fresco al quale si affiancano le prime evoluzioni di affinamento, con un tannino vivo e vivace abbinato a una buona sapidità. Il 2006 è un vino maggiormente pronto, dagli spigoli ben smussati ma con un’acidità marcante. Il 2003 è un vino abbastanza caldo e morbido, ma ancora fine, con note di frutta rossa e di sottobosco piuttosto intense. Se si pensa poi che è stato realizzato con “mezzi di fortuna”, è un piccolo capolavoro.
E il 2013, invece, è l’espressione migliore di come l’impegno, la tenacia e la caparbietà di Gianna Neri, affiancata dalla figlia Diletta che, dalla bambina che era, ora è diventata una giovane estremamente legata alla madre, abbiano dato vita a una splendida realtà.
Dietro a un grande vino si cela una grande donna.