Vino Nobile di Montepulciano, alla ricerca dello stile perduto. Potrebbe essere simile al titolo di un film di Indiana Jones, l’ultima Anteprima che si è svolta alla Fortezza di Montepulciano. Ma vogliamo essere chiari da subito: si tratta di una ricerca che sta offrendo i primi piacevoli frutti.
Più che altro si tratta di un segnale significativo, quello che arriva dalle annate 2015 di Vino Nobile di Montepulciano: lasciare la strada del vino con una marcata impronta internazionale, per andare verso a un prodotto che sia molto più legato al territorio, partendo dal Sangiovese e utilizzando i vitigni complementari nel più puro dei significati di questo termine. Che significa: il vitigno autoctono per eccellenza, il Sangiovese appunto, qui nel clone denominato Prugnolo Gentile, che viene fuori alla distanza, che riesce a esprimersi nella sua eleganza e nel suo bouquet di estrema finezza.
Non vini muscolosi, quindi, ma tante buone espressioni di un
Sangiovese che non vuole essere una imitazione dei cugini di Montalcino, dove le complessità e le strutture dei Brunelli sono comunque inarrivabili, ma una chiara volontà di presentare un prodotto che abbia una propria identità.
Qualche dubbio, invece, lo poniamo sulla scelta del Consorzio di voler dare a un’annata difficile, come è stata la vendemmia 2017, le cinque stelle di merito.

Le degustazioni si sono tenute alla Fortezza di Montepulciano
Non si contesta la scelta sulla base della qualità (
a questo link potete trovare le motivazioni del
Consorzio), perché quella la potremo vedere realmente soltanto all’
Anteprima del 2020, ma i dubbi riguardano proprio la difficoltà dei produttori, e da loro stessi sottolineata con forza, a dover interpretare una successione di eventi meteorologici estremi non propriamente favorevoli, dalle gelate di aprile in fase di germogliazione delle piante, fino ai mesi siccitosi estivi seguiti, fortunatamente, da un periodo meteorologico maggiormente favorevole.
Insomma, è un’annata da capire e speriamo, di tutto cuore, che le cinque stelle non vadano a creare delle aspettative troppo alte, trasformandosi in un boomerang per la denominazione.

Alessandro Sartini con la figlia Francesca, azienda Il Molinaccio
Ma il focus dell’ultima
Anteprima riguardava l’annata 2015 e la Riserva 2014. Su quest’ultima il giudizio, probabilmente, viene dato implicitamente dagli stessi produttori: solo tre i campioni presentati, segno concreto che l’annata particolarmente complessa non ha lasciato molti margini ai viticoltori toscani.
L’annata 2015 ha tutto un altro spessore: vini puliti, eleganti, non pesanti, hanno caratterizzato la nostra degustazione. Tra questi, in particolare, segnaliamo Avignonesi, cantina storica e faro guida per molti produttori della zona, Cantine Dei, Gracciano Della Seta, Il Molinaccio con La Spinosa, il Santa Caterina di Tenuta Trerose e Le Bertille.

Jacopo Felici, enologo, e Mario Fedolfi, di Cantine Dei
Valutazioni altissime anche per alcuni vini del 2013 presentati alle
Anteprima, dove si distinguono ancora
Dei, con la
Riserva Bossona, e
Tenuta Trerose, con la selezione
Simposio.
Discorso a parte lo merita certamente Carpineto, che esce solo ora con la Selezione Poggio Sant’Enrico dell’annata 2010, per una precisa scelta aziendale. Un vino del quale avremo modo di fare alcuni approfondimenti nelle prossime settimane.